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QT n. 2, febbraio 2014 Servizi

Barriere, ma non per tutti

Il nuovo quartiere delle Albere sarà protetto dal frastuono dei treni, mentre Cristo Re, che da 10 anni si lamenta, ha dovuto ricorrere al tribunale

L’inquinamento acustico è uno dei più subdoli tipi di inquinamento, causa di forti effetti negativi sulla salute. Quello derivante dal traffico ferroviario, specialmente in prossimità di insediamenti abitativi, ha come unica soluzione la realizzazione di barriere antirumore. È quanto chiedono i cittadini residenti nella zona di Cristo Re di Trento, che hanno presentato alla Procura un esposto, denominato “Ridateci il silenzio”, dove denunciano un’insostenibile situazione che dura oramai da un decennio, rimasta fin qui trascurata da Provincia e Comune. Nello specifico, l’esposto, denuncia “il deterioramento qualitativo della propria vita privata, familiare e collettiva conseguente all’annoso, pesante e inaccettabile inquinamento acustico determinato dall’infrastruttura ferroviaria che attraversa il centro cittadino in questione”.

Il fatto è che, nonostante siano passati più di dieci anni da quando i residenti hanno iniziato a porre la questione all’attenzione delle autorità competenti, a tutt’oggi non hanno ricevuto risposta. Per questo hanno scelto di muoversi penalmente, per avere garanzia dei “pieni diritti dell’individuo, nel rispetto del riposo, della quiete, del domicilio e della vita privata”.

Per questo motivo si sono appellati alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nonché al codice penale, che sancisce la tutela delle occupazioni manuali ed intellettuali ed il diritto al riposo.

Ma c’è di più. Ad oggi non risultano nemmeno predisposte le mappature acustiche e i piani d’azione degli assi ferroviari nella zona. Volontà politiche, queste degli amministratori locali, che non si sono mossi per risolvere il problema, fingendo di non vederlo.

Una delle tante inadempienze delle autorità, si potrebbe dire rassegnati. Ma la rassegnazione cede il posto alla rabbia, quando si vede come questa inadempienza riguardi la zona di Cristo Re, ma non altre. Perché poi si scopre che, da via Monte Baldo verso nord, ossia dove è ubicato il neonato quartiere delle Albere, gli enti preposti si sono rapidissimamente attivati, rilevando una “necessità concordata con la Provincia di prolungare le barriere antirumore”, in un accordo tra Pat e ferrovie.

Insomma, quello che a Cristo Re non si riesce ad ipotizzare in oltre dieci anni, alle Albere invece, dove ancora non c’è residente alcuno, si agisce con rara prontezza, addirittura si anticipa il sorgere del problema. Non si riesce a trovare, tuttavia, alcuna delibera relativa a questo intervento. Sembra esserci solamente la determina, un atto amministrativo in cui si dice che si richiede un prolungamento dei lavori di via Monte Baldo.

La richiesta, inoltre, deriva da una “necessità”, curioso termine. Che significa? Forse che la zona di Cristo Re, che da un decennio ormai chiede che vengano poste le prime barriere antirumore, non ne ha necessità?

O forse invece la “necessità” è quella di Isa e delle altre finanziarie, che gli edifici alle Albere non riescono proprio a venderli, e le barriere potrebbero rappresentare un aiutino a una speculazione in grave difficoltà? Mentre invece in Cristo Re, dove non ci sono speculazioni in corso, bensì solo cittadini esasperati dai rumori, ma evidentemente senza santi in paradiso, le regole e il buon senso possono venire tranquillamente ignorati. È questa la democrazia partecipata di cui tanto si parla? E - qui parliamo dal punto di vista della società Le Albere - è questa la maniera di rapportarsi con la città? Poi non ci si stupisca se la cittadinanza, il nuovo (e bel) quartiere di Renzo Piano, lo rifiuta vi trova tutti i difetti possibili, ci vede non un nuovo brano di città, ma il frutto dell’arroganza dei potenti.

E così i locali chiudono perché la gente si lamenta del troppo rumore, e a Cristo Re, dove il rumore è di casa, ed è quello persistente dei treni, non quello di un gruppo che vuole suonare oltre le dieci di sera del sabato, non si fa nulla.

E alle Albere, dove invece questo si fa, gli appartamenti rimangano invenduti.