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QT n. 3, marzo 2018 Trentagiorni

Andreatta il procrastinatore

Alessandro Andreatta

L’approccio fisico del sindaco di Trento Alessandro Andreatta è piuttosto significativo: ecumenico e sornione, deferente quanto basta e un po’ presbiterale. E la sensazione, nel corso di questa amministrazione dal carattere pacioso, è che il tempo scorra quieto, senza che vengano prese decisioni sconvolgenti. Senza che vengano prese decisioni.

A livello di urbanistica, la cosa è lampante. Non è chiaro quale sia la linea generale del Comune sul Piano Regolatore: negli ultimi anni abbiamo solo assistito a interventi puntuali, spesso richiamati da interessi di altri (vedi biblioteca universitaria).

Nel frattempo sono spuntati nuovi quartieri abitativi (le Albere, certo, ma anche – ad esempio – le Corti fiorite di Dalle Nogare), poco abitati anche a distanza di anni dalla costruzione; mentre, per contro, una lunga serie di edifici privati e pubblici rimane abbandonata a se stessa.

In quattro occasioni (via Manzoni, Santa Maria Maggiore, via Mattioli e via San Pio X) stabili vuoti sono stati occupati dagli anarchici e conseguentemente sgomberati. Come se l’input anarchico dovesse essere condizione essenziale per far muovere (peraltro in modo discutibile) l’amministrazione.

A proposito di edifici occupati: poche settimane fa l’ex asilo di via Manzoni, già scoperchiato e murato per evitare che potesse essere occupato nuovamente, è stato abbattuto. Proprio di fronte ad esso langue da anni l’ex ostello comunale. A poche centinaia di metri, in piazza Mostra, cade a pezzi l’ex questura, ospitata dalle antiche scuderie del Castello del Buonconsiglio: sarà coinvolta dal progetto di ripristino della piazza appena approvato, o rimarrà rudere di fianco al boulevard?

La domanda è legittima, maturata la sensazione che in molte occasioni si sia guardato al singolo elemento anziché allo scenario generale.

Lo stesso ragionamento applicato ai beni pubblici vale, con le dovute differenze, per terreni ed edifici privati. Per ciascuno di essi c’è un motivo, una giustificazione che ha rimandato i lavori di decenni. Perché Andreatta il procrastinatore dovrebbe sottrarsi alla tradizione?