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La storia infinita

PiRuBi: quarant’anni fra sì e no

“Era da poche settimane iniziato l’anno del Signore 1974 ed io ero ancora deputato alla Camera. Annunciato da un conoscente milanese, venne a trovarmi, nel mio studio in Riva, l’editore di un diffuso settimanale, il primo in Italia inondato di fotografie di donne nude. Non sapevo di cosa intendesse parlarmi. Attaccò senza preamboli l’argomento, offrendo per il mio partito, il PSI, e per i sindacati, la somma di 300 milioni in cambio di una attenuazione della campagna che andavamo sviluppando contro la PiRuBi. Rimasi impietrito: sopraffatto dall’imbarazzo, riuscii a balbettare che evidentemente gli avevano fornito informazioni sbagliate sul mio conto”.

Così scriveva, una ventina d’anni fa, il “nostro” Renato Ballardini. Quando Questotrentino nacque nel 1980, il tratto sud della Valdastico era già stato realizzato da tempo e da altrettanto tempo si litigava a proposito della prosecuzione dell’autostrada verso nord. Nel 1983, esprimendo la nostra contrarietà nei riguardi dell’opera, già facevamo marcia indietro rispetto a un nostro precedente ottimismo: “La PiRuBi sembrava morta e sepolta quando, qualche mese fa, come un vampiro bagnato dal sangue di una vergine, ha ripreso forza e vigore”.

Da allora è stata una ininterrotta doccia scozzese: ritocchi del progetto, mutamento del quadro politico, inattese dichiarazioni di qualche personalità pubblica ed ecco che ottimismo e pessimismo si alternavano di anno in anno. Nell’87, pur con qualche prudenza, eravamo fiduciosi che non se ne facesse niente: “Che il progetto PiRuBi sia bell’e spacciato sarebbe ingenuo crederlo. No, la bestia non è morta, ma ferita sì, che quasi fa pena udirne i rantoli”. Ma tre anni dopo (e saltiamo diversi passaggi intermedi) la situazione è ancora in bilico: “Per anni, con la periodica puntualità delle mestruazioni, qualcuno tornava a sostenere che la PiRuBi fosse necessaria allo sviluppo del Trentino. Ma ormai si sperava che, sommersi dalle ottime ragioni degli avversari, i sostenitori della Valdastico si fossero rassegnati. Insomma, che fosse sopraggiunta la menopausa. Ma no: il consigliere democristiano Giordani torna a insistere, e per farlo in maniera presentabile la piglia alla lontana, con argomenti arzigogolati che evidenziano un certo pudore nel sostenere di nuovo una proposta che sostenibile non è: - Fin dalle prime scelte del PUP - scrive - è venuta evidenziandosi una concezione trentocentrica dello sviluppo che ha finito per relegare Rovereto e il suo comprensorio in una condizione subordinata. Se è infatti Rovereto a segnare la demarcazione fra cultura latina e cultura mitteleuropea… dev’essere ancora Rovereto a mantenere la sua funzione di ponte fra due civiltà, in una sorta di contrappeso ideale con Trento più marcatamente segnata dalla cultura mitteleuropea e conseguentemente più esposta al rischio della chiusura verso l’esterno, della diffidenza, dell’obbedienza acritica -”. Seguivano le dure repliche di Sandro Boato e di Franco De Battaglia, che definivamo “la più appropriata pietra tombale per la PiRuBi, o anche, se vogliamo tornare alla metafora delle mestruazioni, un ineccepibile certificato medico di sopraggiunta menopausa”.

Altri cinque anni di su e giù ci consigliarono, nel ‘96, maggiore prudenza nel fare previsioni: “Questa ennesima fiammata di fervore autostradale comincia ad affievolirsi, ma abbiamo imparato la lezione: non diremo più che lo sciagurato progetto è ormai decotto per sempre”. Ma tutto sommato, speravamo che bastasse “sgombrare il campo dalle ultime velleità dell’inutile autostrada”.

Altre speranze, altri allarmi e nel 2001 siamo ancora sullo zero a zero: “L’archiviazione dell’idea di completare la PiRuBi è durata, come prevedibile, mezza giornata e l’argomento è tornato ad essere materia di scontro politico”.

Ancora quattro anni e finalmente ci rassegniamo al terremoto perpetuo: “Da decenni siamo perseguitati da questo finto emblema della modernità. I suoi padrini politici (Piccoli, Rumor e Bisaglia) sono da tempo deceduti, ma i loro allievi, gli amanti dell’asfalto a prescindere, non sono mai venuti a mancare. Una peculiarità della vicenda è che infinite volte, nel corso del tempo, è sembrato che la PiRuBi fosse spacciata, schiacciata dall’evidenza della sua inutilità. A quel punto, sul progetto calava il silenzio, si lasciava attenuare la memoria sperando in un abbassamento delle altrui difese, per poi tornare all’attacco, con gli stessi argomenti fasulli malamente riverniciati di attualità. Insomma, uno sfiancante stop-and-go”.

Nel 2013 un ultimo sprazzo di ottimismo: “Ora anche in Veneto sono tanti ad esserne convinti. La nuova autostrada non servirà a nessuno”.

Segue ulteriore ping pong fino ai giorni nostri, quando, soprattutto con l’avvento di Fugatti, il tempo volge decisamente al peggio. Ma forse non tutto è perduto. Dall’Adige del 28 marzo scorso: “Valdastico: Fraccaro ferma la Provincia: ‘Niente di deciso’”.

* * *

Le citazioni sono tratte da articoli di Renato Ballardini, Luigi Casanova, Mario Cossali, Carlo Dogheria, Michele Guarda, Ettore Paris, Giorgio Rigo.

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