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QT n. 5, maggio 2019 Servizi

La sconfitta della montagna

Grandi eventi in quota: quanto si è fatto finora per regolamentarli rischia, grazie alla Giunta Fugatti, di vanificarsi

Raduno di quad a Falcade (2017)

Da tempo le montagne, specie quelle famose come le Dolomiti, sono oggetto di attenzione da parte di ditte di automobili, appassionati di golf, (Marmolada 1997) o diventano passerella per sfilate di moda (organizzate dai gestori dei rifugi). Nei pressi dei grandi impianti di arroccamento si organizzano concerti con artisti di fama mondiale (Plan de Corones 1998, Zucchero).

Ultimamente questi appuntamenti, assieme agli eventi motoristici, si sono intensificati e suscitano dibattito e conflitti. Pensiamo al raduno dei quad di Falcade (dal 2016 al 2019) per arrivare alle auto elettriche portate con gli elicotteri in Tofana, fino ai concerti di Moroder sull’Alpe Tognola (Primiero), Noemi e Piero Pelù sul ghiacciaio della Presena, in attesa del grande concerto di Jovanotti ancora a Plan de Corones, sostenuto perfino dal WWF.

Va riconosciuto, come sottolinea nel tentativo di giustificarsi un artista di grande sensibilità come Luca Barbarossa, che questi concerti si tengono in aree ormai devastate dalle infrastrutture (cabinovie, ristoranti, viabilità sempre più aggressiva), zone dove giornalmente risuona musica sparata a incontrollati decibel, luoghi che non presentano più elementi di naturalità da salvaguardare.

Guarda caso, dai piccoli Bastard trentini fino a questi grandi nomi le dichiarazioni a sostegno del loro consenso sono identiche. Nessuno di questi artisti ha saputo sfiorare un percorso culturale dei valori e dei significati delle alte quote. O indicare un limite a tanti eccessi: del resto, la diffusione di simili eventi è ormai normalità, il che ha portato all’accettazione su larga scala di qualunque proposta. Non è responsabilità degli artisti quanto avviene sulle montagne italiane (e trentine in modo particolare): le responsabilità vanno ricercate nella classe politica, in quasi tutte le sue componenti, ormai asservita ai desiderata degli impiantisti e alle Aziende di promozione turistica, Trentino Marketing compresa.

Eppure, in Trentino sul finire della legislatura, grazie alle sollecitazioni della allora consigliera provinciale Donata Borgonovo Re (una sua mozione fu approvata all’unanimità dal Consiglio Provinciale), si tentò di rispondere a questo proliferare di iniziative e alla conclamata inadeguatezza della normativa e delle leggi. L’obiettivo era ritrovare buon senso e portare all’attenzione politica delle linee guida che aiutassero il legislatore a mettere dei paletti, il più oggettivi possibile.

Si è deciso così di affidare il compito alla Cabina di regia delle aree protette, un organismo che vede la presenza degli ambientalisti, ma anche delle istituzioni (Comuni e ASUC) e dell’economia turistica: Trentino Marketing, agricoltori, ordini professionali, e ovviamente i responsabili delle aree protette.

Un serrato impegno durato tre mesi ha portato il gruppo a terminare il lavoro, lasciandolo nelle mani dei nuovi amministratori provinciali; il percorso infatti si è svolto a cavallo delle due legislature. Si sono approfondite le normative europee in materia, le leggi provinciali, i piani parco. Si è poi passati ad elencare una scala dei valori che differenziano la montagna dagli ambiti urbani, facendo riferimento ad approfondimenti etici, culturali e storici propri del Trentino.

Il concero di Moroder sull’Alpe Tognola

Alla fine, sentite le esigenze emerse dalle aree protette e dalle associazioni, si sono indicati dei parametri all’interno dei quali inserire eventi in alta quota: gare di bicicletta, scialpinismo, corsa in montagna, esibizioni musicali, attenzioni alla gastronomia, i temi degli affollamenti, della mobilità, degli accessi, dell’inquinamento acustico e luminoso.

Si dirà: si tratta di linee guida, non di norme vincolanti. La direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO Marcella Morandini ha più volte affermato che in montagna non si va a cercare quanto già offre il contesto urbano. Ha sostenuto che dovrebbero essere le amministrazioni pubbliche, comuni compresi, ad adottare una propria etica. Ma secondo lei questa azione non si vince con ulteriori norme, ma coltivando la percezione che si vive in territori fragili e che deve nascere e svilupparsi una coscienza personale su questi temi. L’ambientalismo unito la pensa diversamente. Senza norme chiare si rimane vittime degli arroganti.

Non spettava comunque alla Cabina di regia emanare leggi: il compito su come valutare e raccogliere gli stimoli presentati è un compito politico, delle istituzioni. Infatti la giunta uscente, tramite l’assessore Mauro Gilmozzi, aveva intenzione di aprire, in tempi brevi, dei confronti con le categorie economiche e quindi, costruito il necessario consenso, arrivare anche alla modifica delle norme esistenti, o al loro completamento dove vi si riscontravano evidenti lacune (ad esempio sull’uso della bicicletta in montagna).

Ma la nuova giunta provinciale non sembra interessata a continuare questo percorso e fino ad oggi non è ancora stata rinnovata la Cabina di regia delle aree protette; l’assessore all’Ambiente Mario Tonina ha promesso che se ne discuterà, ma il suo collega al Turismo Roberto Failoni, imprenditore turistico e albergatore, ha affermato di non sentire il bisogno di affrontare simili temi: l’economia è economia e deve girare, poche chiacchiere.

La Fondazione Dolomiti UNESCO a che serve?

Piero Pelù sulla Presena

Sul tema si discuteva comunque da più di un anno all’interno della Fondazione Dolomiti UNESCO. Un po’ ovunque si assisteva infatti al proliferare di iniziative promosse dalle aziende di soggiorno, dai voli in elicottero a sconsiderati raduni di quad, gare motoristiche portate fino in quota e ad un uso sempre più aggressivo della bicicletta nei sentieri dei boschi e di alta montagna.

Mountain Wilderness era stata messa a capo di un gruppo di lavoro che comprendeva i CAI regionali (Veneto, Friuli, Alto Adige e SAT) e l’Alpenverein. Anche in questo caso il lavoro più impegnativo è stato quello di riassumere le diverse normative presenti sul territorio delle Dolomiti: fatto questo, si è offerto al Consiglio di amministrazione della Fondazione un documento che invitava l’ente a intervenire e a proporre ai soci (Regioni e Province) una uniformità di comportamenti, evitando sul territorio delle Dolomiti gli eventi più aggressivi.

Ma da gennaio 2019 dalla Fondazione non arriva più un alito. Un po’ ovunque si stanno celebrando i dieci anni della conquista del patrocinio UNESCO (Siviglia 26 giugno 2009). Ma questo silenzio, come troppi altri su temi concreti, a detta di tutto l’ambientalismo alpino segna la sconfitta del progetto.

La Fondazione viene ormai intesa solo come un veicolo di marketing turistico: il tema della conservazione è relegato ai convegni o a perdite di tempo nella convocazione di tavoli sui quali condividere percorsi tesi alla valorizzazione del paesaggio o della biodiversità. Le uniche tracce che rimangono bene impresse sul territorio delle Dolomiti sono le sgommature dei quad e i voli in elicottero sulle vette bellunesi, o le proposte, sempre più arroganti, di nuovi collegamenti sciistici che vanno a incidere proprio nel cuore del patrimonio da tutelare: l’area del Comelico, Cortina-val Badia, Coronelle in Catinaccio, Cortina-Civetta e Campiglio-Serodoli. Ma di questo parleremo nei prossimi numeri.

Mancava il timbro pesante per chiudere queste riflessioni. Ci è stato offerto proprio in questi giorni. A luglio, San Martino di Castrozza, il paesino delle seconde case posto ai piedi del Cimon della Pala, patrimonio naturale UNESCO, ospiterà il megaraduno di 600 jeep organizzato dalla FIAT Chrysler Auto. Nelle strade forestali e sulle piste di sci della Tognola e di Malga Ces (zone con divieto di transito ai mezzi a motore) sfrecceranno rombanti queste auto e nei pressi del laghetto per l’innevamento artificiale si innalzerà una enorme ruota panoramica.

L’evento ancora una volta è richiamato dalle società sciistiche, affamate di pubblicità, un evento sostenuto anche economicamente dai comuni del Primiero e dalla Provincia, sostenuto da Trentino Marketing. Si assisterà così alla definitiva umiliazione della montagna e al decretato fallimento, specialmente culturale, delle Dolomiti patrimonio naturale dell’umanità.

Uno strano modo di celebrare il decennale del successo di Siviglia.