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QT n. 2, febbraio 2021 Cover story

La voce del padrone

Michl Ebner: ritratto ragionato dell'uomo che domina l'informazione cartacea, e non solo, nella nostra Regione.

Michl Ebner

Chi è Michl Ebner? Questa domanda i Trentini hanno cominciato a porsela davvero solo il 15 gennaio scorso quando, come un fulmine a ciel sereno, il potente editore ed ex parlamentare SVP ha comunicato via mail ai redattori del Trentino che gli chiudeva il giornale in faccia.

La mail diceva più o meno: gentili signori, oggi sarà l’ultimo giorno in cui farete il vostro giornale che da dopodomani non sarà più nelle edicole. Un colpo secco e via, a chiudere una storia lunga 75 anni.

Questa domanda però i Trentini avrebbero dovuto cominciare a porsela qualche anno fa. A partire dal 2016, quando Ebner, padrone incontrastato dell’informazione sudtirolese - in primis il giornale di famiglia, il Dolomiten, ma anche radio e tv importanti in Sudtirolo - aveva comprato con un’offerta paghi uno prendi due sia l’Alto Adige che il Trentino, allora proprietà dei De Benedetti, che dovevano liberarsi dei giornali locali per un loro problemino di eccessiva concentrazione di proprietà editoriali.

E ancor di più i Trentini avrebbero dovuto farsi delle domande nel 2018 quando Athesia, la capogruppo della famiglia Ebner, si era comprata anche l’Adige.

Tra un quotidiano e l’altro Ebner però aveva già fatto un giro di shopping in Trentino. Aveva acquisito l’editore Curcu&Genovese - Bazar e Trentino Mese - e aveva avanzato proposte a Vita Trentina. Con l’Adige poi sono entrate nella galassia Athesia anche Radio Dolomiti nonché la concessionaria di pubblicità dello stesso Adige, Media Alpi.

Quindi già da tempo sia la politica che i mondi economici trentini avrebbero dovuto informarsi meglio su questo ex parlamentare della SVP (tre volte a Roma, tre volte a Bruxelles), ma anche uomo d’affari con interessi variegati: l’attività tipografica con Athesia Druck, l’energia solare, le funivie (Val Senales), il turismo (l’Hotel Terme di Merano) e le telecomunicazioni (ha messo in piedi e fatto crescere Brennercom, poi venduta l’anno scorso per, pare, 52 milioni). Per non dire della presidenza della Camera di commercio di Bolzano e della vicepresidenza di Eurochambres, l’associazione delle camere di commercio europee. E questo solo per dire le cose più importanti. Quindi chi è caduto dal pero il 15 gennaio può dare la colpa solo a se stesso.

Bastava fare qualche domanda a Bolzano per sapere che Ebner segue la regola dantesca: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole. E se si mettono troppo in discussione le sue decisioni, padron Ebner si irrita.

L'ultimo numero di "Trentino"

Il problema vero ora per il Trentino (nel senso di territorio) è: cos’è che “si vuole”? Cosa ha spinto un accorto uomo d’affari a spendere circa 25 milioni - all’incirca 5 per Alto Adige-Trentino, 20 per l’Adige - per espandersi in un mercato, quello della carta stampata, che - lo ha detto lui stesso in più occasioni - è in crisi ormai strutturale? (Fatto salvo il Dolomiten che continua a vendere quasi 40mila copie al giorno e riceve corposi contributi statali: solo lo scorso anno circa 6 milioni).

Chi fa i conti della serva dice semplicemente che essere padrone di tutti i quotidiani cartacei della regione, con l’eccezione dell’edizione locale del Corriere, gli consente di avere economie di scala e di aumentare le tariffe pubblicitarie. Vero. Ma quanta pubblicità bisogna vendere per rendere sensato un investimento di 25 milioni?

Facciamo però un inciso. Il prezzo pagato per l’Adige comprende non solo il giornale, la rotativa - che Ebner ha prontamente chiuso per accentrare la stampa a Bolzano - Radio Dolomiti e la concessionaria di pubblicità. Comprende anche il grande stabile di via Missioni Africane, sede del giornale. Alcune migliaia di metri quadrati in una delle posizioni più belle della città, circondate da una porzione della costa sotto l’edificio, a scendere dalla collina. Non a caso Arnold Tribus, storico direttore del Tageszeitung, che con Ebner ha avuto a che fare molte volte anche in tribunale, ci ha detto che il vero affare di Ebner in Trentino è stato proprio l’ex convento dei comboniani.

Però tra un’inserzione pubblicitaria e un affare immobiliare, Ebner ha messo insieme anche un’altra cosa: potere.

Abbiamo chiesto ad Orfeo Donatini, da qualche anno vicepresidente di Athesia, ed ex caporedattore del Trentino, qual è il progetto che guida questa espansione del gruppo. La risposta è ecumenica: “Non c’è nessun progetto politico. I nostri obiettivi sono tutelare la convivenza pacifica nella regione e favorire la collaborazione tra Trento e Bolzano in modo strategico”. Amen.

Che Michl Ebner non voglia la sedia di Fugatti non lo mettiamo in dubbio. Ma che i suoi affari, prima o poi, possano entrare in conflitto con decisioni che la Provincia dovrà prendere, è quasi una profezia.

I giornalisti, sia dell’ormai defunto Trentino che dell’Adige, ci assicurano che finora Ebner non ha mai interferito con l’attività giornalistica. Ma Arnold Tribus ci dice che a Bolzano le cose vanno diversamente: tra Ebner e Kompatscher, ad esempio, non c’è feeling. Il dinamico presidente della giunta sudtirolese non segue i consigli che Ebner gli elargisce dal suo scranno di presidente della Camera di commercio. E questo fa sì che il Dolomiten - diretto dal fratello di Ebner, Toni - cannoneggi Kompatscher un giorno sì e uno anche.

A Trento, come è stato appena dimostrato dalla chiusura fulminante del Trentino, le cose sono solo apparse, finora, diverse. Ma andando a vedere nelle pieghe di come l’editore Ebner si è mosso anche prima di questa entrata in scena esplosiva, si trovano alcuni segnali che fanno pensare.

Parliamo ad esempio dell’approccio avuto con Vita Trentina.

Alla nostra domanda se fosse vera la voce che c’è stata un’offerta di Athesia per comprare Vita Trentina, Donatini ci ha detto che non c’è mai stata un’offerta di acquisto. Però, per altre vie, abbiamo scoperto che Michl Ebner una qualche offerta a Vita Trentina l’ha fatta. Non voleva comprare il giornale. Ha solo proposto di farsi carico della distribuzione allegandolo al Trentino e si sarebbe anche incaricato di raccogliere la pubblicità per il settimanale della curia.

Ma… aspettate un attimo. Se i lettori di Vita Trentina se la fossero trovata allegata al Trentino ogni settimana gratis, perché avrebbero dovuto pagarla? O abbonarsi? E il valore informativo del settimanale, che tra l’altro è un esempio pressoché unico tra i mezzi di informazione delle diocesi? Una simile scelta avrebbe ridotto di molto sia il valore strettamente economico che quello giornalistico. Il Trentino (giornale) ne avrebbe invece sicuramente ricavato una aumento di vendite, almeno nei giorni in cui avesse avuto l’allegato. Gli è stato risposto, ovviamente, “No, grazie”.

Ma quel che ci interessa di questa vicenda è che il valore informativo intrinseco per l’editore Ebner sembra non avere peso (e saremmo felici di scoprire che ci siamo sbagliati). Oppure che in Athesia non hanno fatto i compiti e usano il metro sudtirolese per tutto. In effetti un’operazione simile è stata fatta con il mensile della diocesi di Bolzano, Il Segno, che viene distribuito con l’Alto Adige.

Con una non piccola differenza: Il Segno fa 16 pagine mensili di buona informazione diocesana, ma non si pone su un piano informativo generale. Vita Trentina è invece un organo di informazione generale di tutto rispetto.

Ecco, quanto è bravo come editore Michl Ebner? Ce l’ha nel sangue, verrebbe da dire, perchè la sua famiglia possiede il Dolomiten praticamente da quando è stato fondato e, soprattutto, gli Ebner sono nel campo tipografico dal 1888.

Ma alcune scelte fatte sui giornali trentini disegnano un quadro a chiaroscuri.

Vero è che, appena comprato il Trentino, Michl Ebner aveva fatto un tentativo di rilancio del giornale, lasciato in condizioni pietose dai De Benedetti. Erano state riaperte due redazioni periferiche e fatte alcune campagne di gadget librari regalati col giornale. In questo i redattori del Trentino avevano visto concretizzarsi le promesse fatte quando era stato comprato il giornale. Forse troppo tardi. Forse troppo poco. O forse semplicemente poi si è materializzato l’acquisto dell’Adige (a cui peraltro Ebner faceva la corte fin dal 2016) e la dura legge dei numeri ha avuto il sopravvento: non avrebbe avuto nessun senso avere due giornali, di cui uno, il Trentino, in pesante perdita - 1.650.000 l’anno, ci informa Orfeo Donatini.

Ma è a luglio 2018, quando Athesia acquista l’Adige, che i Trentini avrebbero dovuto capire cosa stava succedendo: un editore/politico/imprenditore era a quel punto proprietario di tutti i quotidiani cartacei basati in regione.

Un monopolio che, sebbene non più sanzionato dalla legge com’era fino a qualche anno prima, aveva attirato l’attenzione dell’Autorità per le comunicazioni. Un bel rapporto sull’informazione locale preparato dal servizio economico-statistico dell’ente nel 2018 evidenziava come in Trentino Alto Adige il 68% dell’offerta di informazione passasse attraverso media di proprietà di Athesia. Non più sanzionabile, ma non per questo politicamente neutro. E infatti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che ha anche competenze per l’editoria, aveva promesso-minacciato di rifare la norma sulle concentrazioni dell’editoria locale. Situazione estremamente irritante per padron Ebner, ci dicono. Anche se va detto che l’editore aveva cercato un confronto con Fraccaro che però non ha mai risposto.

La carta conta ancora

La sede del quotidiano Trentino

Questo del quasi monopolio è un cruccio per Michl Ebner. Perché una revisione della legge manderebbe a quel paese il suo progetto di controllo dell’informazione regionale.

Il problema della concentrazione editoriale viene perfino citato nel comunicato aziendale che elenca le motivazioni della chiusura del Trentino, seppur non come la principale. Come se la chiusura del Trentino risolvesse il problema della concentrazione proprietaria.

Abbiamo sentito l’ufficio dell’Agcom che ha redatto lo studio e ci hanno confermato che, nella situazione data, la vendita del Trentino a un altro editore avrebbe certamente diminuito la concentrazione editoriale. Ma la sua chiusura non dà nessuna garanzia, perché bisogna vedere dove vanno a finire i lettori del giornale chiuso.

Ora, visto che Ebner quasi sicuramente conta di recuperali come lettori dell’Adige, il problema rimane tale e quale.

Un inciso, che forse serve anche a chi prende le decisioni in Athesia: la scelta di “trasferire d’ufficio” tutti gli abbonati del Trentino all’Adige non è stata gradita dai lettori. E meno che mai da coloro che erano abbonati ad entrambi i giornali e che attualmente ricevono ogni giorno due copie dello stesso giornale.

In ogni caso in Athesia non hanno mai pensato di vendere il Trentino. Ce lo dice, a domanda esplicita, il vicepresidente Donatini: “Non siamo intenzionati a vendere la testata”. E poi ci racconta di un progetto per espandere le attività del gruppo online, ma “ancora senza tempistiche, né numero di giornalisti ripescati”.

Ma in Trentino, molto più che in altre zone d’Italia, carta canta. È ancora il giornale di carta che determina veri movimenti nell’opinione pubblica e nel mondo politico.

Volete una prova?

Per oltre due mesi, tra dicembre e gennaio, il quotidiano online Il Dolomiti ha battuto giorno dopo giorno - ed è stato l’unico tra i media quotidiani della provincia - sul fatto che ci fossero enormi incongruenze nei numeri del contagio epidemico forniti dalla giunta. Ma solo il giorno che l’Adige si è deciso a fare il suo lavoro e ne ha scritto senza reticenze è diventato un problema per Fugatti.

Adesso è chiaro a tutti che cosa abbiamo davanti?

Piccola nota per i non addetti ai lavori: un editore non ha bisogno di telefonare alla redazione per decidere cosa si scrive sul giornale. Gli basta il potere di nominare il direttore.

Fidarsi è bene…

Lo stupore e il senso di tradimento che ha vissuto la redazione del Trentino il giorno in cui ha ricevuto la notizia che il giornale sarebbe stato chiuso potrebbe per certi versi sembrare un peccato di ingenuità. Perché in effetti bisognava essere ciechi per non vedere che due quotidiani che coprono lo stesso identico mercato in mano allo stesso proprietario non potevano durare. Soprattutto se uno dei due è in consistente perdita economica da tempo. Questo ci ha detto in sostanza anche il vicepresidente di Athesia, Orfeo Donatini.

Ma i giornalisti del Trentino non sono ciechi. Semplicemente si sono fidati. Si sono fidati delle ripetute garanzie della proprietà che, anche andando incontro a cambiamenti strutturali come la fusione tra le società proprietarie di Adige e Trentino/Alto Adige compiutasi il primo dicembre scorso, i livelli occupazionali non sarebbero stati toccati. Invece i giornalisti senza preavviso alcuno, sono stati informati che sarebbero stati messi in cassa integrazione per due anni. Cassa integrazione che va concordata con sindacato e federazione degli editori. Cosa non ancora avvenuta. Per intanto tutti a casa. Nel frattempo è partita una trattativa sindacale che, se il buongiorno si vede dal mattino, non sarà una passeggiata.