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L’Alto Adige all’Athesia: un’operazione preoccupante

Intanto, nell’incredibile concentrazione mass-mediatica, il Tageszeitung ha compiuto vent’anni: una speranza ancora viva e vivace per il Sudtirolo

L’argomento del mese era il 20° compleanno del Neue Südtiroler Tageszeitung. Durante i festeggiamenti, il TAZ ha messo a segno un ulteriore colpo, dando in anticipo la notizia dell’avvenuto acquisto del quotidiano Alto Adige da parte dell’editore del suo avversario storico, il Dolomiten, con cui ha condiviso il ruolo di rappresentante etnico nel conflitto che entrambi i giornali hanno fomentato per settant’anni. Allora il tema è cambiato, perché non si continui a fingere che questo è un semplice avvenimento editoriale e non un disastro per la democrazia sudtirolese.

Da anni si aspetta che finalmente ci sia un giornale bilingue per i cittadini sudtirolesi che hanno preso sul serio l’autonomia e vogliono vivere in pace, facendo della differenza un elemento di sviluppo e di arricchimento della propria vita. Invece sembra di precipitare negli anni Sessanta, quando chi non era allineato su uno dei due fronti etnici veniva attaccato ferocemente sui giornali oggi fratelli-in-Athesia.

Athesia possiede fra l’80 e il 90 per cento dei mass-media in Sudtirolo, e le sue partecipazioni vanno dall’editoria ai tre portali online (e un quarto sta per arrivare), all’industria turistica (Funivie Val Senales, Aveo Tours, Alpina Tourdolomit), informatica (Brennercom), banche (Raiffeisen Bolzano, Cassa di risparmio della Provincia di Bolzano, Banca popolare).

Il presidente Michl Ebner è stato a lungo politico (gode di una pensione netta mensile di 10.000 euro), è presidente della Camera di Commercio (80.000 euro netti all’anno). Più della metà delle inserzioni pubblicitarie della Provincia e degli assessorati vanno nelle casse di Athesia - 50 % di 826.000 euro nel 2014 (quelli del 2015 devono essere ancora pubblicati) - oltre ai contributi provinciali e statali per diverse radio private, portali online (che vengono finanziati separatamente e non per editore). Ai concorrenti vanno le briciole, tanto che il rappresentante in Consiglio provinciale del Movimento 5 Stelle ha dovuto convincere il suo partito, contrario al finanziamento pubblico dell’editoria, che in questo caso di tratta di una necessità della democrazia. Ora il “Golia” (come l’ha definito un lettore del Taz, invitando il direttore a far proprio il motto di Merkel “Ce la faremo”) ha comprato l’Alto Adige, che il gruppo Espresso-Caracciolo-Repubblica ha dovuto mettere in vendita per non superare il limite di legge nazionale del 20% del mercato editoriale. Limite che non esiste nell’ambito regionale, nel quale nessuna normativa impedisce ad un solo soggetto di possedere anche tutte le fonti dell’informazione. Perfino per la pubblicità privata “Golia” cerca di scoraggiare con pressioni dirette gli imprenditori che vorrebbero fare inserzioni nei mass media di altre proprietà.

Lo scoop

Il 13 ottobre sul Neue Südtiroler Tageszeitung diretto da Arnold Tribus è apparsa la notizia del’acquisto da parte dell’editrice Athesia. Il piccolo combattivo giornale, che proprio in quei giorni ha compiuto vent’anni, costellati da attacchi diretti e anche sottobanco per impedirne l’esistenza, ha titolato in prima pagina: “Die Übernahme”, “La presa”. Michl Ebner ha subito smentito a Rai Südtirol e i giornalisti della Rai hanno parlato di una cantonata del Tageszeitung. La farsa è durata poche ore. E la Rai e tutti gli altri hanno dovuto rimangiarsi il dileggio e fare la loro brutta figura. Salvo il Corriere dell’Alto Adige.

Il giorno dopo, nella conferenza stampa, il presidente di Athesia dando comunicazione dell’avvenuto acquisto, ha tenuto un profilo bassissimo, ben consapevole del significato dell’operazione, non certo editoriale, ma tutta politica. Rimarranno il direttore e i redattori (“per il momento”), il giornale verrà stampato a Bolzano in omaggio al principio del “chilometro zero”, i due giornali, (la cui storia e attualità è stata contrassegnata da nazionalismo e dalla propensione a rappresentare solo la propria parte etnica), - sarebbero “nati entrambi dalla Resistenza”. Queste alcune delle affermazioni del compratore, che sono state accolte da un silenzio impressionante della politica e della società.

Un silenzio rumoroso, che dimostra quanto grave sia la situazione della rappresentanza politica italiana e quanto colpevole la classe politica che non ha saputo introdurre regole adeguate a garantire la democrazia in Sudtirolo.

I politici di ogni colore hanno fatto considerazioni preliminari per il grande successo imprenditoriale. Come se fosse stato comprato un caseificio o un impianto di risalita.

Nessun politico che voglia rimanere al suo posto si può premettere di essere ignorato da (quasi) tutta la stampa per anni, come la potente casa editrice usa fare anche con gli esponenti del proprio partito. Qualcuno ha espresso cautamente preoccupazione per la riduzione del pluralismo. Altri hanno detto che si vedrà in futuro. Solo Oswald Schiefer, vice-capogruppo della Svp in Consiglio provinciale, ha detto ciò che non pochi pensano: che il maggiore giornale italiano è in mano tedesca e che questo per la popolazione tedesca è un grande successo. Schiefer è della Bassa Atesina, zona mistilingue, e concepisce la convivenza come scontro, la vittoria degli uni è la sconfitta degli altri.

Per ciò che riguarda gli italiani, che vengono privati del sia pure squallido giornale di riferimento, sempre pronto a rappresentare la voce dei potenti dell’economia e a stroncare sprezzantemente quelle fuori dal coro, il silenzio è ancora più imbarazzante. Il vicepresidente della giunta Tommasini non ha considerato la notizia degna di un suo commento, il direttore dell’Alto Adige è stato addirittura zitto per quattro giorni (mentre infuriava la polemica) e poi se ne è uscito con quella che Christoph Franceschini sul portale salto.bz ha definito “una delle più penose prediche domenicali che sia mai stata stampata su un giornale in questa provincia”, consistente in una rassicurazione ai lettori (che però negli ultimi anni sono letteralmente fuggiti dal giornale, crollato nelle vendite) che tutto rimarrà come prima.

Michl Ebner, presidente del gruppo Athesia

Ben poco di rassicurante per un giornale che vende meno di 10.000 copie, la cui redazione è stata ridotta drasticamente, che sta sempre dalla parte dei potenti e delle grandi opere spesso inutili (da Benko all’aeroporto) e che condivide la tecnica di ignorare – come fa il suo omologo – ogni persona o avvenimento che disturbi i manovratori, scagliandosi invece contro i “disturbatori”.

Gli italiani vivono quasi esclusivamente nelle città e hanno bisogno dei mass-media per comunicare. La mancanza di punti di riferimento mediatici li rende disinformati, incapaci di progettare la politica. La Rai ha rinunciato al suo ruolo di servizio pubblico: alla crescita degli spazi in lingua tedesca e ladina non si è affiancato un aumento anche per gli spazi in lingua italiana. La classe dirigente italiana locale non ha capito l’importanza per le persone di essere informate sui contenuti delle leggi che regolano la loro vita. “Siamo arrivati al punto che non ci sono tre imprenditori italiani capaci di comprare il giornale” ha detto Arnold Tribus. Non c’è progetto né alcuna idea, né tantomeno una visione del futuro in chi ci rappresenta.

La speranza

Cercando fra le carte e i ritagli del Tageszeitung, ho trovato una prima pagina del 30 dicembre 2006, con il titolo “Wir wollen heiraten” (“Vogliamo sposarci”). Nella foto due uomini vicini e sorridenti. “Vogliamo sposarci, dicono, senza vie traverse o impedimenti e con tutti i diritti e i doveri. Si tratta solo di amore”.

La legge che oggi glielo permette, e per cui si sono sposati già in molti, compreso un sindaco della Val Gardena e il direttore di ripartizione del presidente Kompatscher, non è perfetta, ma segna un cambiamento grande nella società. In questi anni anche il Tageszeitung è cambiato, non sempre in meglio, ma sempre conservando la leggerezza di chi non ha padroni, l’attenzione ai diritti civili e la mancanza di astio che caratterizza in genere l’informazione locale maggiore. Quindi, nonostante tutto, ripetiamo con Merkel: “Ce la faremo”. Abbiamo attraversato tempi più difficili, questi sono solo un po’ più meschini.