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Sudtirolo suggestivo, Trentino anonimo

Francesco Borzaga
S. Michele all’Adige

Una breve escursione, conclusa nello spazio di un pomeriggio, mi ha permesso di rivedere Mezzocorona, Roverè della Luna, Magrè e Cortaccia, per poi ridiscendere per Salorno e S. Michele in direzione di Trento. Un giro molto breve, ma di grande interesse. Credo che in nessun luogo sia possibile un simile confronto fra territori così vicini eppure così diversi.

Non mancano certo i tratti comuni. Sia nella Piana Rotaliana che nell’Oltradige la vita regna sovrana e di qua come di là da Salorno non mancano dimore nobiliari e castelli. Salta però immediatamente all’occhio il contrasto, che appare come un vero e proprio confine: cura dell’ambiente e del paesaggio e caratterizzazione del territorio non potrebbero essere più diversi.

Nella parte sudtirolese la cura del paesaggio assume – direi – quasi vertici di perfezione. I centri storici sono lindi e perfettamente curati, le nuove costruzioni, mai in numero eccessivo, si integrano perfettamente nell’antico contesto, il rapporto fra la campagna e i centri abitati assolutamente armonioso. Colpisce la cura dedicata dagli abitanti, da tutta la popolazione, all’ornamento floreale e al verde privato. Il risultato è straordinario, l’insieme trasmette un senso di gioia e di tranquillità, e certo non stupisce che questa zona sia prediletta soprattutto dai turisti arrivati dalla Germania.

Il ritorno in Trentino mi ha dato invece una grande malinconia. Nessuna particolarità, nessun tratto storico o di paesaggio caratterizza i nostri luoghi. I centri storici, pur ricchi di antiche dimore e palazzi, si perdono e si involgariscono in una marea di anonime e insipide nuove case. Cave in funzione o abbandonate contrassegnano il paesaggio.

Al primo ingresso, in località Cadino, il viaggiatore è accolto dalla gialla e volgare insegna di una anonima pizzeria, che imbruttisce un antico edificio. Continua poi la discesa e a S. Michele la fila di anonime costruzioni e di mercatoni vari blocca senza rimedio ogni idea di fermarsi. E la serie continua inesorabile giù giù fino a Trento.

Di per sé S. Michele, pur compromesso da una impossibile viabilità, non difetta di attrattive. È dominato da una splendida chiesa monumentale, a monte sta il castello di Monreale. L’Istituto provinciale agrario merita da solo una visita e il Museo degli usi e costumi è elemento di grande pregio. Peccato, però, che la sua presenza sia indicata solo da un triste e anonimo cartello con la modesta scritta “Museo” destinata ai soli iniziati. Niente di paragonabile alla pubblicità riservata al non troppo distante Castel Thun.

La Piana Rotaliana e S. Michele costituiscono la carta da visita del Trentino, la prima impressione per chi ci arrivi da nord. Non si tratta certamente di una zona economicamente depressa, e anche qui come nell’Oltradige atesino la viticoltura domina il paesaggio. L’impressione data al visitatore è però opposta.

Il segreto della bellezza del territorio a nord di Salorno, del quale la parte trentina dovrebbe costituire la logica continuazione, sta in una cura e in una attenzione prolungata negli anni. In Trentino manca vistosamente l’amore per il proprio territorio come quadro nel quale vivere, la ricerca di una precisa individualità che caratterizzi con i luoghi le persone, che ritrovi nella storia le proprie radici. Riaffiora il verso manzoniano “... un volgo disperso che nome non ha”. La Provincia, le Comunità di valle, i Comuni, le Pro loco, gli abitanti, non vedono nulla? Cerchiamo tutti assieme di fare un poco meglio...

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