NOT: il presidente fa il furbo
In Consiglio Provinciale, respinta la Commissione d’Inchiesta sul Not, si tenta di nascondere la spazzatura sotto il tappeto. Ma non ci riusciranno
È stato surreale il Consiglio Provinciale chiamato a discutere del caso NOT. Da una parte le minoranze che, con maggiore o minore incisività, alcune citando la nostra inchiesta, chiedevano conto al presidente Fugatti di un appalto gestito malamente (o meglio, aggiungiamo noi, scandalosamente), dall’altra il presidente che si disponeva in modalità muro di gomma: anche la fisionomia, le posture indicavano distacco, le parole poi, pochissime, rafforzavano il concetto: “Il Not lo abbiamo ereditato, a voi nulla io dico, aspetto i pronunciamenti della magistratura”.
Brevi frasi basate su due errori, grossolani e volontari.
Il primo, sull’eredità del Not. E’ vero, i predecessori gli hanno lasciato in eredità disastrosi pasticci. Lorenzo Dellai, nella sua bulimia costruttiva si era impuntato a liquidare il “vecchio” (di trent’anni, allora!) ospedale, per costruirne uno nuovo, senza averne i soldi, ed era quindi ricorso al project financing (i denari ce li mette il privato, che poi si rivarrà gestendo la struttura per 25-30 anni e ricavandone gli introiti), modalità molto di moda in quell’era neo-liberista, ma rivelatasi disastrosa, soprattutto in campo sanitario.
Il suo assessore e poi presidente, Ugo Rossi, aveva fatto di peggio: aveva gestito (naturalmente in nome dell’Autonomia!) l’appalto a modo suo, impuntandosi a inserire nella Commissione Valutatrice uomini che non potevano entrarci per incompatibilità, oltre ad un ingegnere fino a pochi mesi prima sul libro paga della principale impresa partecipante. E così l’appalto fu bloccato dalla giustizia amministrativa, generando successivi pasticci e impedimenti. E’ a valle di tutto questo che si inserisce Fugatti: con le sue responsabilità. Perché è stato lui a nominare la nuova Commissione Valutatrice che ha approvato il progetto Guerrato, di cui ben 12 società di ingegneria hanno rilevato inadempienze clamorose, e che non corrisponde né al bando di gara, né alle normative. E di quanto fa la “sua” commissione, Fugatti è tenuto a rispondere, non può nascondersi dietro alle precedenti disinvolture di Rossi o agli svarioni di Dellai.
Secondo errore: l’attesa del verdetto della Cassazione. Anche qui Fugatti fa il furbo. La Cassazione, come peraltro precisiamo in premessa alle nostre domande, si pronuncerà sull’affidabilità finanziaria della Guerrato, non sulle magagne tecniche del suo progetto. Quindi il presidente era liberissimo di rispondere ai consiglieri. Anzi, per correttezza istituzionale avrebbe dovuto farlo. Non lo ha fatto, nascondendosi dietro la Cassazione.
In questi giochetti il presidente è stato, come ovvio, assecondato dai consiglieri di maggioranza. E’ stato incalzato dalle opposizioni, ma fino ad un certo punto, sono “opposizioni responsabili”. E’ stato convintamente supportato dall’ex-presidente Rossi, che sarebbe all’opposizione (e su certi argomenti sa essere tagliente) ma in questo caso ha fatto il peggior intervento della giornata, avallando la vulgata che se l’ospedale non si fa, la responsabilità non è dei politici come lui, che sugli appalti pasticciano, ma della giustizia amministrativa che questi pasticci non li lascia passare.
Non basta: in ben due diversi interventi, ha sostenuto che è inevitabile che in un progetto vi siano errori ed è quindi inutile preoccuparsi: quando sarà il momento, ci sarà tempo per sistemarli, è sempre stato così. Insomma, far vincere il progetto peggiore per sistemarlo poi attraverso varianti, secondo l’ex-presidente non è una colpevole violazione delle gare d’appalto, per cui si potrebbe rispondere in varie sedi, per lui è la norma.
Risultato: la mozione presentata dalle opposizioni per istituire una Commissione d’inchiesta sulla triste e grave vicenda, è stata respinta, e così altre, che via via riducevano il raggio d’azione e l’incisività dell’indagine. Insomma, muro compatto della maggioranza (più Rossi) a difesa dell’indifendibile, maggioranza intimorita dalla sola idea che sulla questione qualcuno possa scavare.
Naturalmente il bubbone è troppo grosso e purulento. E’ molto probabile che si aprano contenziosi giudiziari. A Fugatti (vedi le domande nella pagina precedente) noi abbiamo chiesto di prendere provvedimenti. Se le società di ingegneri hanno detto il falso, presentando 200 pagine di calunnie sull’operato della Commissione Valutatrice e della Provincia, questa deve agire a propria tutela. Non è un’opzione, è un obbligo. Gli ingegneri, con le loro norme e numerini, in buona sostanza hanno detto che la Provincia è fatta di cialtroni e incompetenti, che sperperano il pubblico denaro e attentano alla salute. L’ente pubblico non può farsi impunemente sbeffeggiare in questa maniera.
Ma se viceversa gli ingegneri hanno ragione, Fugatti deve fare pulizia in casa sua. Come è possibile che i tecnici da lui nominati abbiano fallito così clamorosamente il proprio compito? E come è possibile che su di loro non abbia vigilato la struttura provinciale, a iniziare dal Presidente della Commissione Valutatrice ing. Paolo Simonetti e dal Responsabile Unico ing. Raffaele De Col, entrambi dirigenti provinciali? Oppure, c’è di peggio?
Fugatti, sveglia!
Il presidente si sbaglia, e di grosso, se pensa di poter nascondere la spazzatura sotto il tappeto, bocciando le commissioni d’inchiesta e illegittimamente negando l’accesso al progetto Guerrato, che forse giudica anche lui impresentabile, e che quindi deve rimanere a tutti i costi invisibile. Sono furbizie dal fiato cortissimo.
Non è pensabile infatti dichiarare vincitore un progetto che poi si deve gettare nel cestino e farne fare uno nuovo, alla stessa ditta. A questo punto l’impresa concorrente avrebbe molto di cui lamentarsi. Forse Fugatti pensa che la Pizzarotti se ne starebbe buona e tranquilla a leccarsi le ferite? Ricordiamogli allora che a Bari, la stessa Pizzarotti, per un’analoga storia ha recentemente chiesto un risarcimento di 93 milioni.
E facciamo anche presente che, a questo punto, potrebbe essere la Procura della Repubblica a prendere l’iniziativa in prima persona.