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QT n. 5, maggio 2023 Servizi

Fiemme, l’ospedale che non si farà

Per rabberciare il consenso alla proposta di ospedale della Mak Costruzioni, Fugatti coinvolge i sindaci di Fiemme e Fassa. ?L’esito non è edificante.

Abbiamo già lungamente scritto del progetto del nuovo ospedale di Fiemme e delle sconcertanti, contraddittorie superficialità con cui il presidente Fugatti ha gestito la partita. Nel2017-2018 aveva percorso le valli di Fiemme e Fassa promettendo il pieno rilancio della struttura sanitaria di Cavalese e attaccando duramente l’allora giunta provinciale di centro-sinistra.

Dopo i suoi cinque anni di governo il risultato è una catastrofe. Nessuno nelle valli dell’Avisio è in grado di dire quando ci sarà il nuovo ospedale, né dove. Quanto ereditato dalla precedente giunta avrebbe regalato a Fiemme e Fassa il nuovo ospedale prima del 2026, la scadenza dell’evento olimpico. Non solo: questo evidente fallimento viene aggravato dalla contemporanea umiliazione dell’insieme dell’offerta sanitaria pubblica. Non si trovano né infermieri né medici, le nuove macchine portate nell’attuale ospedale di Cavalese sono ferme, sono saltati servizi essenziali, le liste di accettazione hanno tempi di attesa inconcepibili, la sanità territoriale è scomparsa a vantaggio degli ambulatori privati. Una sanità pubblica portata allo sfascio, in modo consapevole, non solo dal Presidente Fugatti, ma in collaborazione con l’assessora Stefania Segnana e gli apici dirigenziali dell’Azienda sanitaria provinciale.

Questa è la cornice all’interno della quale si svolge la deplorevole commedia dell’ospedale di Fiemme e della proposta di Mak Costruzioni di imporre sull’area dell’ex orto forestale ai Masi un nuovo ospedale. Una struttura nuova in project financing, individuata su un’area agricola di alto pregio, un ambiente oggi non urbanizzato di alto valore paesaggistico, ad elevato rischio idrogeologico, non prevista da alcuno strumento di programmazione, né comunale, né della Comunità di valle e nemmeno dal Piano urbanistico provinciale. Questa aggressione al territorio è stata avallata degnandola della dichiarazione di interesse generale pubblico dalla giunta provinciale il 28 novembre 2022 in assenza del pronunciamento dei territori, giunta ben consapevole della contrarietà assoluta del Comune di Cavalese, chiamato a gestire questo territorio tanto fragile, e della Magnifica Comunità di Fiemme proprietaria dell’80% del terreno interessato.

Il progetto di Mak Costruzioni è stato depositato in Provincia solo il 17 marzo del 2021. Ma già dall’autunno 2019 giravano voci che si sono poi rivelate fondate. Non era stato casuale l’assestamento del bilancio provinciale del luglio 2019 che azzerava ogni cifra di spesa prevista per il nuovo ospedale in località Dossi, progetto di Roberto Ravegnani Morosini.

L’attuale ospedale di Cavalese.

Dal gennaio 2020 la vicenda assumeva contorni istituzionali preoccupanti e definitivi. In quel mese Fugatti saliva a Cavalese per illustrare il progetto all’allora sindaco Silvano Welponer e al Presidente della Comunità territoriale di valle Giovanni Zanon. Ai quali raccomandava la massima riservatezza. Contemporaneamente l’allora Scario della Magnifica Comunità Giacomo Boninsegna con fare sprezzante cercava di imporre ai contadini proprietari dei terreni di Masi di vendere a Mak Costruzioni, presentandosi loro munito di documenti di prevendita. Come non bastasse, Silvano Grisenti, presidente di Progetto Trentino (gruppo politico che esprime il vicepresidente e assessore all’urbanistica della Giunta Provinciale, Mario Tonina, quello del consumo zero di territorio), privo di qualunque mandato istituzionale, convocava d’imperio il debole sindaco di Cavalese e il fidato Presidente della Comunità di Valle magnificando le qualità del progetto privato, confermando loro il vincolo del silenzio assoluto. Un racconto inquietante, un obbrobrio amministrativo l’ha definito l’attuale Scario della Magnifica Comunità Mauro Gilmozzi.

A settembre 2020 a Cavalese cambia l’amministrazione comunale, il voto umilia la lista del sindaco uscente. E per Fugatti iniziano i problemi. Il disegno diventa pubblico, si muovono le opposizioni in Consiglio provinciale e in modo strumentale, da vero combattente (vedremo in seguito con quale coerenza) il Fratello d’Italia Claudio Cia. La valle si spacca. Dal momento del deposito del progetto (mantenuto segreto ai cittadini fino a marzo 2023) in Provincia il tutto passa alla valutazione del NAVIP, il nucleo di valutazione degli investimenti pubblici, costituito da dirigenti dei vari servizi. In questa sede, invece di ottenerne la pronuncia in 90 giorni come previsto dalla legge, passano 500 giorni. Il progetto Mak viene così aggiustato, completato e adeguato grazie ai contributi di diversi servizi, protagonista assoluta l’Azienda sanitaria provinciale. Ci si dovrà ben chiedere a quale titolo il NAVIP abbia agito in questo modo lasciando presumere un dialogo stretto delle istituzioni con la ditta proponente.

Nel gennaio 2023 la Provincia incontra i sindaci cercando di rassicurali e contando sulle amministrazioni amiche (Fassa, alta e bassa valle di Fiemme). Per poi uscire con la retorica pilatesca del “Decidano i territori”. Dapprima si distrugge quanto era pronto e sarebbe stato costruito entro l’evento olimpico del 2026, e quando ci si accorge di averla fatta fuori dal vaso si passa la decisione ai territori. Dopo aver imposto loro per oltre due anni la massima segretezza.

Consumo di suolo e Project Financing non sono problemi.

Purtroppo i fantomatici territori sono guidati da sindaci che hanno dimostrato una profonda impreparazione nel valutare un tema complesso sotto diversi profili, sociale, urbanistico, economico. Ogni singola realtà ha guardato i presunti vantaggi per la propria specifica popolazione. I sindaci di Fassa e il Comun General (che rappresenta l’insieme dei Comuni fassani) sono stati compatti. Hanno chiesto un ospedale nuovo (trascurando il fatto che quello previsto in via Dossi sarebbe stato comunque un ospedale nuovo: il progetto Morosini del 2018 non era una semplice ristrutturazione), accampando una migliore accessibilità nel fondovalle, ma senza dare alcuna indicazione sulla localizzazione. Comunque un messaggio chiaro: dai loro documenti emerge il ricatto, sostenuto a gran voce dal Presidente ladino Giuseppe Detomas: “Senza un nuovo ospedale adeguato ai tempi i fassani andranno a Bolzano”.

L’alta valle di Fiemme, Ziano e Predazzo, reagiscono come Fassa. Ora i sindaci, se avessero indicato una zona idonea sul loro territorio, il giorno dopo sarebbero stati costretti dalla loro popolazione alle dimissioni. Invece pretendono di imporre a Cavalese di abbandonare l’area del vecchio ospedale e di sacrificarne una nuova, naturalmente sul suo territorio. Tesero arriva a individuare, sul Comune di Cavalese ovviamente, una nuova area, sempre in zona agricola di pregio e ad alta valenza paesaggistica. Capriana e Valfloriana, due comuni vassalli di Fugatti, vogliono una nuova localizzazione, come del resto chiedono i sindaci della valle di Cembra (ci vuole un ospedale moderno!). Cavalese, Castello-Molina di Fiemme, Le Ville, Panchià invece si dichiarano per la ricostruzione sul posto dell’esistente.

C’è poi il tema, che esula dall’urbanistica (e quindi dalla stretta competenza dei comuni, ma è centrale), della sanità appaltata ai privati attraverso il project financing. Fra tutti, solo Ville di Fiemme e Panchià si dichiarano contro il project financing; incredibilmente Cavalese, tramite il sindaco, si dichiara possibilista sulla privatizzazione della struttura, come del resto gli altri comuni. Nessuno di loro si è preso la briga di valutare il fallimento della gestione degli ospedali veneti in partenariato pubblico-privato di Galan e Zaia, strutture che annualmente divorano i bilanci della Regione a vantaggio dei privati. Come del resto nessun passo è stato fatto per approfondire lo scandalo della Pedemontana veneta, la superstrada in project financing che da oggi al 2047 porterà la Regione veneto a pesanti deficit grazie a oneri da versare ai costruttori, fino a oltre 200 milioni di euro l’anno (vedansi relazioni del consigliere regionale PD Andrea Zanoni), passata da un costo previsto di 3 miliardi agli attuali 12.

Infine, nessun ente - se si escludono i comuni del centro valle - si è preoccupato del consumo di suolo, nonostante tutti i documenti recenti della PAT sostengano che non si debba più consumare un metro di suolo destinato all’agricoltura.

Sembra che a decidere saranno chiamati i soli sindaci di Fiemme. Spaccati, cinque (il 44% della popolazione) per una nuova localizzazione contro quattro (il 56%) che chiedono di lavorare sull’esistente. Sarà compito loro affrontare la pianificazione urbanistica; ma senza aver prima coinvolto la popolazione e in assenza di un piano socio-economico aggiornato e di una valutazione delle emergenze sanitarie presenti.

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