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Turismo di carta

Il manifesto con le tette: uno splendido pretesto per parlar d’altro.

"Abbiamo scelto il corpo come format per dare un valore aggiunto alle riproduzioni dei paesaggi naturali trentini. Il corpo è un elemento di distinzione. C’è continuità con la campagna precedente, ma c’è pure un’evoluzione rispetto al messaggio della pila. Abbiamo scelto di lavorare di più sul coinvolgimento fisico ed emozionale del consumatore... Questa è una proposta migliorativa, che raggiunge lo scopo di incidere di più su una capacità media di ricordo dell’utente, che continua a diminuire a causa del sovraffollamento nel mercato pubblicitario" Così, con una buffa complicazione di concetti semplicissimi, Andrea Lomolino, account supervisor (?) della "Ogilvy & Mather" illustra la "filosofia" che sta dietro la contestata campagna pubblicitaria dell’APT del Trentino, quella coi corpi nudi che fungono da schermi su cui s’imprimono le immagini dei paesaggi.

Contestata perché, questa campagna? Alcune voci, soprattutto femminili, lamentano l’ennesima mercificazione del corpo della donna: un rilievo che, in questo caso, non ci convince del tutto. Perché i corpi usati sono tanto maschili quanto femminili e soprattutto perché il loro impiego è sostanzialmente di tipo "grafico", con un appeal sessuale molto relativo. Niente di paragonabile, per capirci, con la pubblicità di Omnitel, quella con Megan Gale.

Restando sul piano "ideologico", molto più convincente il rilievo di Paolo Rosà: "Sono corpi perfetti, levigati da esercizi costanti e tonificati da integratori alimentari: sono corpi solitari e forse non a caso senza testa... Una malcelata celebrazione dell’autoerotismo salutista, per cui il benessere coincide con il bell’essere, e una diuresi ben stimolata può condurre alla passerella di Miss Italia".

Il grosso delle critiche, però, verte sull’efficacia, sull’originalità, sulla congruenza dell’immagine rispetto al prodotto che si vuol promuovere: "Affidarsi alle tette per promuovere una terra non è immorale, è miseria d’argomenti"; "E’ un’immagine che non mi dice nulla, che mi fa solo venir voglia di girare pagina"; "Il nudo femminile è utilizzato ormai per pubblicizzare di tutto. E non serve più a distinguersi". Con queste ed altre argomentazioni analoghe si esprimono giornalisti, direttori di APT, sacerdoti, pubblicitari. Fino a una lettrice dell’Alto Adige che, nel vedere quei bei corpi senza veli, dice che le vien voglia di andare al mare, non certo in montagna.

A questi rilievi, l’assessore Benedetti, il direttore dell’APT del Trentino e i responsabili dell’agenzia pubblicitaria reagiscono in maniera curiosa, inventandosi degli inesistenti nemici di comodo facili da contrastare: i bacchettoni. In realtà, a quanto abbiamo letto, le tette in quanto tali (neppure strepitose - ci faceva notare un amico maschilista) han dato fastidio solo ad alcuni parroci, che avrebbero protestato presso Famiglia Cristiana colpevole di aver accettato quella pubblicità, e poi a Carlo Andreotti, il quale, dopo aver rilevato che "il nerbo del turismo trentino è rappresentato dalle famiglie e questo messaggio sicuramente non le rappresenta", prima precisa: "Sia ben chiaro che a noi le donne piacciono...", e poi finge maliziosamente di preoccuparsi: "Mi chiedo se di questo passo, in futuro, verrà pubblicizzato il Campanil Basso con altre immagini maschili".

La replica dei sostenitori della campagna pubblicitaria è però indirizzata solo a queste sporadiche proteste: "Non avevo mai visto tanto moralismo" - dice il fotografo. L’assessore Benedetti, dopo un attimo di smarrimento ("Credevo, vedendo i provini delle foto, che si sarebbe visto meno il capezzolo"), accusa "una mentalità trentina ancora un po’ bacchettona". E di "sofismi da esteti bacchettoni" parla pure Ernesto Rigoni, direttore dell’APT. Significativo, infine, il giudizio del capo dell’APT di Levico, che con la sua ingenua difesa manda a rotoli le fumose argomentazioni dell’agenzia pubblicitaria citate all’inizio: "La scelta di mostrare un seno di donna è certamente coraggiosa, ma è così che devono essere le immagini pubblicitarie".

Nel dibattito s’inserisce fra gli altri l’on. Rolando Fontan, che anche in questa occasione ci fa apprezzare lo spessore culturale e l’innato buon gusto del suo partito, la Lega: "Le proteste imbastite dalle donne della sinistra sono solo frutto della loro invidia per un corpo statutario (errore di stampa, o novità semantica del vocabolario padano? n.d.r.) per loro impossibile da imitare".

Un gran parlar di tette, insomma. Molto meno di presente e futuro del turismo trentino. Una recente ricerca della Cirm parlava di cali vertiginosi delle presenze, al che l’APT ha reagito chiedendo i danni in sede legale per il danno d’immagine patito e annunciando i dati reali che avrebbero smentito quella ricerca. I dati, però, non sono arrivati, solo delle stime non si sa quanto attendibili. Il tutto, dicono, per colpa del Millennium Bug.

Ve lo ricordate? Quello che quattro mesi fa - ci dissero - abbaiò ma non morse...