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Rinaldo in campo

Don Rinaldo Bombardelli e il suo cristianesimo: no al cimitero islamico, sì alla pena di morte.

Questa storia poco natalizia ce la introduce l’onorevole leghista Rolando Fontan, sempre presente nelle polemiche all’insegna dell’intolleranza : "Dopo la nostra battaglia contro il cimitero islamico…, è arrivata la telefonata di questo parroco che ci dava la sua solidarietà… Gli abbiamo offerto la possibilità di dire ciò che pensaAva sul nostro giornale. Dopo due giorni ci ha richiamato per dirci che accettava la sfida".

35 anni, appassionato di caccia e di motori, il parroco di Fierozzo don Rinaldo Bombardelli presenta la sua visione del mondo sui giornali del 6 dicembre: "Basta con questa ipocrisia del politically correct che domina nella Chiesa trentina dove si può dire solo cose che vanno dove tira il vento; dove a pensarla come me sono in tanti fra i preti, ma nessuno lo dice pubblicamente… Tutti si riempiono la bocca di multiculturalità e poi gli domandi della loro cultura originaria e non sanno niente, non conoscono la propria storia, la propria religione, la propria tradizione… Ci sono quelli (preti, n.d.r.) scomodi di professione, quelli che trovi sui giornali, che fanno le conferenze, che vedi in televisione. E poi ci sono tanti preti che tirano la carretta, tutti i giorni, in silenzio. E di questi non parla nessuno… Queste idee si censurano in anticipo per paura di fare brutte figure".

Se è vero che tanti preti la pensano come lui, come mai costoro non si esprimono? Vogliamo sperare che a trattenerli sia un residuo di pudore, il sospetto che certe idee non siano un’elaborazione del cervello ma una secrezione viscerale, di cui un po’ si vergognano e assolutamente in contrasto - fra l’altro - con la loro professione di fede. Se così non è, perché lasciano i microfoni nelle mani dei preti "scomodi di professione"? Se non dicono e non fanno nulla oltre che "tirare la carretta", perché si dovrebbe parlare di loro?

La logica del parroco di Fierozzo è la stessa - puerile - di quella destra che lamenta l’egemonia culturale della sinistra: ma se una certa parte politica fatica ad esprimere delle intellettualità, ci sarà pure da chiedersi come mai ciò avviene! Non sarà che "intellettuale leghista" è una contraddizione in termini?

La stessa improntitudine Bombardelli dimostra rispondendo alle domande dei cronisti. Ad esempio, perché ha pubblicato il suo scritto sul giornale della Lega, anziché su Vita Trentina, dove avrebbe potuto più serenamente aprire un dibattito su quegli stessi temi?

"Semplicemente perché me l’hanno chiesto… Io non so cosa vogliono i partiti politici. Non mi interessa".

Ma forse sa che ormai da tempo si è praticamente in campagna elettorale, e d’altronde è lui stesso a riconoscere: "Mi trovo più a mio agio a destra. Sento che difendono di più i valori della vita, della famiglia, della moralità". E ai valori della vita ci tiene tanto che "una delle sue ultime omelie - racconta un suo parrocchiano - riguardava la pena di morte. Don Bombardelli si schierava a favore della pena capitale".

Che Bombardelli non sia solo è comunque vero. Un altro campione della presunta maggioranza silenziosa clericale è don Cornelio Branz, già decano a Cles, che paventa, più che una colonizzazione islamica, un genocidio: "In Terrasanta non mi sognerei mai di buttare giù un minareto e quando entro in moschea mi levo le scarpe. Ma loro? Sono impenetrabili. E chissà, se magari non ti converti ti tagliano le canne della gola. E’ successo ieri, legga l’Avvenire: hanno massacrato dieci cristiani nelle Molucche. Dove arriveranno?"

Poi c’è un altro prete della val dei Mocheni che "non vuole apparire", mache dà il suo appoggio a Bombardelli allegando questa analisi alquanto rudimentale: "I musulmani sono radicalissimi, sono pieni di se stessi e ci ritengono infedeli. Adesso non ci fanno niente perché hanno bisogno di noi, ma un domani? Chi non dice che potranno eliminarci?". A giudizio di costui, che pure non scherza, il parroco leghista è comunque "troppo radicale".

Di fronte alle enormità sparate dai alcuni suoi preti, forse il vescovo dovrebbe preoccuparsi e rivedere qualcosa nella formazione dei sacerdoti; per cominciare si dovrebbe spiegare loro che la stessa articolazione di posizioni che questa vicenda ha evidenziato dentro la Chiesa cattolica, la si ritrova anche nell’Islam, che non è una compatta falange di intolleranti (o addirittura assassini, secondo qualcuno). Altrimenti dovremmo dar ragione al musulmano che ritenesse tutti i cristiani intolleranti e assassini perché per decenni si sono scannati in Ulster per qualche - per lui trascurabile - differenza teologica.

Quanto a intervenire direttamente nella vicenda, mons. Bressan non vuol saperne: "Lasciamo perdere, per il momento non commentiamo" sono le sue parole secondo l’Alto Adige.

Già: sulla questione del cimitero islamico il vescovo ha già detto la sua, e poi fra poco ci sono le elezioni e non è il caso di turbare i fedeli...