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QT n. 5, 10 marzo 2001 Servizi

Il voto dei sindaci di Fiemme

Prevale un generico orientamento per il centrosinistra. Ma invocano il partito del territorio e l’onorevole uscente Beppe Detomas.

Il mensile delle valli dell’Avisio, l’Avisio appunto, ha pubblicato una significativa iniziativa riguardante le intenzioni di voto dei sindaci delle valli di Fiemme e Fassa. Due le domande: l’intenzione di voto e chi vede favorito fra i due schieramenti. Al di là della scelta di campo espressa, le diciotto brevi interviste ci aiutano a comprendere come questi amministratori leggano il territorio, cosa pensino degli amministrati e cosa intendano per politica.

Il dato più eclatante riguarda i nove sindaci che ritengono di non dover indicare la loro area di riferimento politico. Lo stesso mensile, in un editoriale della direttrice ("Il diritto di sapere"), esprime la propria delusione. Dai sindaci ci si aspettava il dovere della risposta e non solo la cortesia. Si rileva la curiosa giustificazione di alcuni: il segreto del voto, un segreto reclamato proprio da chi ogni cinque anni passa casa per casa, bar per bar ad elemosinare la preferenza. Altri ritengono di non dover influenzare i compaesani (Mazzin, Soraga), o perché ancora indecisi, o perché in attesa di un "centro-centro", per arrivare al capolavoro della dichiarazione del sindaco di Ziano, Fabrizio Vanzetta: "Non ho nessuna fede politica e quindi non ho un orientamento preciso".

Un solo sindaco si schiera apertamente con il centrodestra, quello di Predazzo. E’ un sindaco del PATT e non può sfuggire le contraddizioni del suo segretario, un piede in maggioranza in Regione e uno con la destra alle nazionali. Anche Tonet voterà centrodestra, anche se governa sostenuto da una lista di centro sinistra. Questo sindaco vanta anche poteri paranormali, da veggente: è l’unico che sia riuscito a leggere un programma dei due schieramenti nazionali; o, più correttamente, è riuscito a leggere il programma di governo del centrodestra. Tutti gli altri, anche laddove governano con l’area della destra più o meno mascherata, come avviene a Cavalese, si schierano con il centro-sinistra.

Alcuni - pochi per la verità -fanno questa scelta di campo perché convinti. Il fattore determinante dello schierarsi sembra invece si chiami Beppe Detomas, l’onorevole ladino che accanto ad un interessante lavoro istituzionale teso al riconoscimento della nostra autonomia e alla valorizzazione delle minoranze linguistiche, si è distinto nell’appoggio incondizionato alle vecchie logiche dello sviluppo intensivo: impianti e strade. Mauro Gilmozzi, ad esempio, afferma che Detomas "ha avvicinato come non mai le nostre valli alla politica romana".

Fra i sindaci è anche diffusa una forte diffidenza verso il personaggio Berlusconi, ritenuto troppo coinvolto in un aperto conflitto d’interessi e non tanto affidabile politicamente. Citiamo ancora un’esplicita affermazione di Gilmozzi a riguardo: "Deve essere la politica a governare l’economia e non l’esatto contrario".

Un altro dato che uniforma il pensiero dei sindaci, anche di quelli che hanno ritenuto utile ed intelligente nascondersi nella non indicazione di voto, è la questione della territorialità. Tradotto in parole reali, chi amministra nei paesi non fa riferimento ad aree politiche precise: le scelte amministrative sono ritenute neutre, si deve mantenere la barra al centro pronti, secondo le convenienze, a scivolare un attimo verso destra o verso sinistra, ma sempre rimanendo moderati. Anche perché - si dice - con il maggioritario le differenze fra la destra e la sinistra sono sempre più sfumate, o addirittura sono già svanite. Evidentemente la vecchia logica dorotea della Democrazia Cristiana ha invaso come una metastasi anche la cultura laica.

Queste semplificazioni vanno lette per quello che sono: schierarsi a destra o a sinistra è controproducente. Per mantenere il potere nei nostri comuni si devono trovare le alleanze con i poteri economici del territorio: edilizia, albergatori, impiantisti. Rendersi disponibili verso questi poteri significa rafforzare le possibilità di venire eletti, in quanto la campagna elettorale sarà guidata dai rappresentanti dell’economia. L’intuizione dei sindaci delle valli rappresenta quindi la sintesi perfetta della Margherita come intesa da Dellai e che vediamo governare la Provincia.

Nelle due valli nessuno si è preoccupato della presenza di una diffusa area astensionista, un’area che era stata determinante nel produrre la vittoria di Detomas nel 1996. Non è casuale che in due pagine di intervista non un sindaco abbia toccato il tema della sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo, non una parola sugli argomenti cardine di un programma di governo, quali sanità, istruzione, qualità del vivere e del lavorare.

Questi ormai sono argomenti marginali, destinati a cogliere l’emotività di un’area sempre più ristretta che ritroviamo nel volontariato ambientalista e terzomondiale, o presso singoli soggetti; un’area destinata a divenire residuale. Niente programmi quindi: ci si confronta con i due grandi volti dei manifesti elettorali, con la simpatia di un sorriso o il peso di una ruga in meno.

Vince la cultura dell’amministrare, vince il valore del territorio inteso come area da asservire ai voleri dei potentati economici, vince il centro, anche se non più democristiano.