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Difendiamo il Lagorai!

La notizia della prossima costruzione di un complesso turistico da 1600 posti nel Lagorai, con conseguente colata di cemento e carico antropico tale da produrre effetti devastanti in quella che è forse l’ultima zona vergine del Trentino, non giunge del tutto inattesa.

Poco più di un anno fa, in occasione delle consultazioni elettorali comunali, organizzammo un incontro a Cinte Tesino per dibattere sulla questione dello sviluppo del Tesino e per contrastare l’idea già avviata di asfaltare e cementificare le nostre montagne spacciando l’operazione per opera di sviluppo economico con ricadute positive per la popolazione.

Allora ricevemmo il significativo sostegno del vicepresidente della Giunta provinciale Roberto Pinter, che parlò di sviluppo sostenibile ed espresse un’opinione contraria a scempi naturalistici di questo genere.

Ma vediamo di ripercorrere brevemente i punti a mio avviso più significativi di questa vicenda che mi auguro non venga avallata.

La costruzione di un complesso residenziale nella zona del passo Brocon è inserita nel cosiddetto Patto Territoriale del Tesino. Più che un programma di sviluppo con i necessari elementi di sostenibilità, pare la cornice per una speculazione edilizia di vecchio stampo che ha già portato negli anni passati a mostruose realizzazioni come quelle di Marilleva.

Il sindaco di Cinte Tesino, Ceccato, sostiene che tutto ciò porterà posti di lavoro utili per risollevare le sorti di una zona altrimenti depressa.

Non siamo dello stesso avviso. E’ certo che a guadagnarci saranno vari speculatori per i quali il Tesino e il Lagorai non sono altro che un lucroso affare da mettere in saccoccia per poi passare alla successiva devastazione. Ci guadagneranno i consulenti, le società immobiliari provenienti da Veneto e Lombardia e forse pensano di guadagnarci certi politicanti locali attratti dall’odore dei soldi e dal rumore delle ruspe.

A perderci invece sarà l’intera comunità, sarà la gente di montagna, sarà il nostro povero ambiente messo a sacco ancora una volta.

Vale la pena di ricordare che la zona del passo del Brocon è situata ad un’altitudine che non consente una copertura nevosa per tutto l’inverno. Il complesso turistico, a conti fatti, verrebbe abitato per due mesi all’anno o poco più. I costi per le infrastrutture necessarie, tutti a carico dei comuni, non verrebbero certo coperti dalle imposte sulla proprietà immobiliare.

Inoltre è facile prevedere che, una volta aperta l’urbanizzazione della zona, nulla più osterà a successivi collegamenti con il resto del Lagorai e così anche questo ultimo angolo di Trentino autenticamente naturale verrà omologato a quello dei caroselli impiantistici e delle strade in quota.

Per uno sviluppo economico armonico e rispettoso dell’ambiente vogliamo proporre invece il recupero delle malghe, l’agriturismo e la creazione di percorsi naturalistici, attività - queste - non impattanti e coerenti con la vocazione del territorio alpino e dei suoi abitanti.

Siamo all’inizio della stagione turistica estiva e sui più diffusi settimanali nazionali vengono pubblicati patinati inserti sul Trentino. Sono foto bellissime che sembrano tratte dalle sterminate foreste canadesi, ma che sempre meno trovano corrispondenza con la realtà di un Trentino che per la miopia di una certa classe politica va verso l’inesorabile consumazione del suo prezioso territorio.

Per questo chiediamo con fermezza che un simile progetto non abbia corso. Siamo certi che non saremo soli, che le associazioni di difesa della natura e quella parte di classe politica autenticamente ambientalista vorranno opporsi all’ennesimo scempio e ribadire la volontà di andare verso un modello di sviluppo sostenibile.