Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 14, 14 luglio 2001 Scheda

Sette obiettivi per una nuova economia

Riportiamo, come sintetizzati da Antonella Valer di Unimondo, i punti chiave su cui viene richiesta un’inversione di rotta a livello di economia mondiale.

Innanzitutto le spese militari, e qui non occorrono commenti.

L’annullamento del debito dei paesi poveri, ripetutamente promesso dai vari G7 e G8 e mai praticato; anzi, si dovrebbe considerare e pagare il debito ambientale e sociale dei paesi del Nord, che hanno prosperato sulle riserve ecologiche e di materie prime del sud del mondo (e qui è chiamato in causa anche il nostro Trentino, che uno studio effettuato dal Dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’Università di Trento - vedi "La pesante impronta ecologica del Trentino", QT n° 7 dell’aprile scorso - aveva rivelato consumare risorse ambientali doppie rispetto a quelle prodotte, insomma vivere sulle risorse di altre parti del pianeta, cosa scandalosa, che provocò le ire del presidente Dellai, (lo stesso che "andrebbe a Genova"), e gli fece richiudere lo studio in un cassetto pressoché ermetico.

Uno stop al WTO (vedi scheda Le sigle), in particolare alla sua tendenza, che dovrebbe diventare operativa nella prossima riunione in Qatar, di trattare temi come la salute dei cittadini e i diritti dei lavoratori, che così vengono ridotti, attraverso stringenti vincoli internazionali, anch’essi a merci, variabile subordinata agli interessi e ondeggiamenti del mercato.

La tassazione dei profitti da speculazione finanziaria (Tobin tax); anzitutto per destinarne gli introiti alle economie dei paesi poveri; ma soprattutto come primo passo di un ripensamento dell’economia finanziaria globale, che con i suoi incontrollati spostamenti di mostruose masse di denaro porta effimeri sviluppi quando investe, e determina distruzioni di ricchezza, crolli, povertà, quando disinveste.

Regole perché le multinazionali siano obbligate a rispettare ovunque l’ambiente, i diritti dei lavoratori, la salute dei consumatori.

La più generale questione ambientale, con il rispetto dei protocolli internazionali (a iniziare da quello di Kyoto e dalla convenzione sulla biodiversità), cui devono essere costretti sia gli stati che le imprese, e - aggiungiamo noi - le Province Autonome (vedi Val Jumela e il Botrychium simplex).

Ultimo punto, che in realtà ci sembra sotteso a tutti gli altri, avviare una nuova logica internazionale, in cui gli interessi e i diritti degli esseri umani siano anteposti a quelli dell’economia e non viceversa. In proposito viene ricordato la condanna del WTO all’Europa perché impedisce l’importazione dagli Stati Uniti di carne agli ormoni; o la direttiva europea che impedisce di distinguere, nelle etichette, il cacao naturale da quello ricavato con procedimenti sintetici.