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Sinistra: una penosa sopravvivenza?

Centro-sinistra allo sbando, i Ds al bivio: o un radicale rinnovamento dei dirigenti, frutto di una rivolta del popolo della sinistra, oppure una penosa sopravvivenza marginale.

Tra picchi di trascendenza e di saggezza politica, quando arrivano ospiti illustri, e burroni di squallida realtà quotidiana: così passano le settimane, i mesi, gli anni nel nostro Trentino. Con grande battage mediatico, passa Chiara Lubich e arriva il Dalai Lama, godiamo la visita del presidente Ciampi e per qualche giorno le cronache delle polemiche invereconde sulle vicepresidenze all’Autobrennero, sulle visibilità mancate e sugli accordi allargati, sono rimosse per dare spazio a riflessioni d’altissima idealità, d’obiettivi universali, di compiti europei, d’esperienze utili per tutta la nazione (il famoso "laboratorio" cui i nostri gentili visitatori fingono di credere).

Congedati gli ospiti, il brusco risveglio. Consiglio paralizzato, maggioranza senza bussola, con una disperata voglia di tirare a campare fino al 2003, il nuovo appuntamento elettorale. Non c’è più voglia, energia, passione per abbozzare un’idea che serva a ben usare gli ultimi mesi di una legislatura sbagliata.

Lo sbando ci offre aspetti quotidiani grotteschi. Il Trentino non vive giornate nere perché non riesce a esprimere uno straccio di politica di governo, ma perché (a detta di chi non è riuscito a piazzare i suoi uomini) è ridotto a sopravvivere con una sola vicepresidenza nel CdA dell’Autobrennero! Non ha importanza quanto i candidati in pectore avrebbero fatto rispetto alle politiche dei trasporti, della terza corsia dell’A22, del potenziamento della ferrovia, del rapporto tra tutto questo e la Valdastico. Importante è esserci: se non si è lì, nella plancia del sottogoverno, non si è nessuno. Considerazione che si avvicina al vero, avendo i nostri eroi rinunciato preventivamente a svolgere qualsiasi azione di governo, a dire qualcosa sul programma, a proporre un qualche progetto che non sia quello delle sopravvivenze personali.

La conferma di tutto ciò giunge in tempo reale: dopo i giorni delle nomine, subito seguono i giorni della PiRuBi. Per un attimo, con disperato ottimismo, ci siamo rallegrati della decisione della giunta di cancellare dall’atto d’indirizzo sulla mobilità in Trentino, l’ipotesi del completamento autostradale della PiRuBi in Trentino. Convinti che questo fosse l’atto, meditato e collegiale, di una giunta che aveva deciso una riflessione non episodica su un tema che tormenta la politica locale da trent’anni. Ci si aspetta, ovviamente, dopo tanto tergiversare, una motivazione argomentata della scelta compiuta, che eviti le reazioni e gli stati d’animo eccitati che contrappongono, con false soluzioni, i problemi di una valle (in questo caso la Valsugana) con quelli del resto del Trentino (e in particolare della Valle dell’Adige). Ci si attende, fatta finalmente una scelta, che la giunta dimostri di voler governare il Trentino e sappia dimostrare la ragionevolezza della propria soluzione. Nossignori. Nessuno si muove, nessuno dice niente, al centro, ma nemmeno a sinistra. Anzi dopo due settimane c’è il nuovo giro di valzer. A Roncegno, convocati i sindaci valsuganotti, Dellai e Grisenti, assicurano che l’autostrada si farà, è solo questione di tempo e di pazienza.

Il TAR blocca l’illegittima delibera della giunta che dava il via agli impianti in val Jumela. L’occasione è importante per meditare sul tutto, per riflettere sugli errori fatti, sui risultati devastanti delle forzature compiute. Ma a parte l’inane "noi l’avevamo detto" di chi in giunta si era opposto alla delibera, prevale il "tiremm innanz" di chi quella delibera l’aveva voluta. Anziché occasione per riallacciare i fili con una porzione maggioritaria della società trentina, si continua sul terreno dello sviluppo incompatibile a favore di pochi, che appunto si sono rimessi a strillare. Per questo mondo sordo e impermeabile, anche le "tonche" di Andrea Castelli non lasciano il segno oltre i tempi delle feste vigiliane.

A sostegno della grande palude si progettano i piani del "grande centro", il presidente ha parlato di verifiche a 360 gradi. Le disavventure giudiziarie di un assessore, in ogni caso antagonista, sembrano in proposito provvidenziali a spianare la strada dei nuovi cabotaggi, per giungere al 2003 e passare oltre. La casa comune dell’Ulivo trentino, i gruppi interparlamentari che richiamino la coalizione vincente di appena due mesi fa, le riforme piccole e grandi della Regione, dei Comuni, la scommessa dell’innovazione per far marciare il Trentino senza deturparne le risorse ambientali? Ferri vecchi, roba dimenticata.

E la sinistra che dice, soprattutto che fa? Perfino Giuliano Amato, da molti proposto come leader del rinnovamento della sinistra dopo la batosta del 13 maggio, ha titolato il suo ultimo intervento con l’interrogativo esistenziale: "Serve ancora la Sinistra?"; non c’è da stupirsi se qui tutto tace e nulla si muove.

Le poche energie si consumano in dispute che interessano solo chi le produce. Ci si affida al destino pensando che lo spirito di resistenza che pure ha bloccato l’onda lunga berlusconiana, continuerà all’infinito e così all’infinito potrà protrarsi il ruolo di piccole oligarchie che hanno perso ogni forza propulsiva.

Da uomo di studio dei fenomeni sociali, non da militante, dopo le elezioni di maggio, il sociologo Ilvo Diamanti, esprimeva la convinzione che per la sinistra e il suo partito cardine, i DS, la strada era segnata: o il rinnovamento dei gruppi dirigenti, risultato di una rivolta del popolo della sinistra che non vuol soccombere; oppure una penosa sopravvivenza marginale, senza ruolo e senza futuro. A settembre avremo chiaro quello che ci offrirà il convento.