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QT n. 14, 14 luglio 2001 Servizi

PiRuBi: rieccola!

Come e perchè fare l'assurda autostrada significa optare per un modello di sviluppo incompatibile e superato. La verità sul traffico nella Valsugana, le soluzioni fasulle, quelle vere.

L’archiviazione dell’idea di completare la PiRuBi è durata, come prevedibile, mezza giornata e l’argomento è tornato ad essere materia di scontro politico. Stavolta, più che in passato, si è posto l’accento sulla necessità di liberare la statale della Valsugana dal traffico. A Pergine son comparsi striscioni a favore del completamento della Valdastico e le Genziane, che in Valsugana hanno il loro piccolo bacino di voti, ne han fatto una questione dirimente per la loro permanenza nell’alleanza di centrosinistra.

Ma sarà poi vero che la PiRuBi risolverebbe i problemi di traffico della Valsugana? Attualmente il traffico giornaliero medio registrato a Grigno (inizio della parte trentina della Valsugana) è di 4.986 veicoli diretti verso Trento; a San Donà è di 17.464 veicoli: quasi tutto il traffico è quindi generato in Valsugana. Se poi consideriamo che parte di quei 4900 veicoli è traffico locale, consegue che se fosse tolto il traffico di transito dirottato sulla PiRuBi, il "sollievo" per la Valsugana sarebbe impercettibile. In realtà, il problema è il pendolarismo. L’alta Valsugana è diventata una zona d’espansione di Trento: ogni mattina, un fiume di lavoratori parte con l’auto e s’infila nell’imbuto della galleria dei Crozi. Se l’obiettivo fosse davvero quello di dar sollievo alla Valsugana, ci si dovrebbe quindi impegnare nel potenziamento dei mezzi pubblici, a cominciare dalla trasformazione della vecchia ferrovia della Valsugana in una moderna metropolitana di superficie.

Perché allora i sostenitori della PiRuBi insistono? Il problema vero si porrà quando il Veneto avrà completato la Pedemontana, una via di scorrimento veloce parallela ma più a nord dell’attuale Serenissima e che passerà per Bassano. Per ora la Pedemontana è ancora poco più che un’idea, ma se fosse realizzata i problemi per la Valsugana ci sarebbero davvero: il traffico di transito proveniente dal sud-est europeo e diretto nel nord Europa sceglierebbe infatti la via più breve ed economica. Con la PiRuBi, dicono i suoi sostenitori, si eviterebbe il rischio che quel traffico passi per la Valsugana. Inoltre, tagliando fuori Verona, si potrebbero far arrivare tutte quelle merci all’Interporto di Trento, attualmente un po’ in crisi, e lì caricarle sui treni (anziché al Quadrante Europa di Verona), facendo di Trento il principale snodo intermodale del nordest. Non a caso, Verona è contrarissima al completamento della PiRuBi, perché ci vede il pericolo che Trento diventi un concorrente del Quadrante Europa. L’idea di accrescere il ruolo dell’Interporto di Trento attraverso la PiRuBi ha una sua concretezza economica.

Ma non ha una plausibilità ambientale. Questa ipotesi significa ampliare l’Autobrennero fino a Trento (la famosa terza corsia); e assorbire due surplus d’inquinamento: quello degli autotreni che non si imbarcano su ferrovia a Verona; e quello generato dall’Interporto (un Tir che manovra e parcheggia, inquina molto di più di uno che transita). Trento diverrebbe la cloaca delle Alpi.

Non solo. La piana Rotaliana, dicono i sostenitori di questa tesi, sarebbe il luogo ideale per impiantare industrie di trasformazione che vivrebbero dell’indotto dell’Interporto. E siccome a Bolzano e a Innsbruck non vogliono sentir parlare di Tir, all’Interporto di Trento, situato poco a sud del confine con l’Alto Adige, i Tir sarebbero tutti caricati sui treni.

E’ interessante notare come i sostenitori di questo progetto siano in gran parte gli stessi che, quando si discute di riforma della Regione, sventolano lo spauracchio che il Trentino diventi una provincia veneta. Perché, di sicuro, trasformare la Rotaliana in una cloaca di asfalto, capannoni, gru e Tir altro non significa che fare del Trentino una propaggine della pianura veneta e decretare che le Alpi iniziano a Salorno. D’altronde, anche la Convenzione delle Alpi, recentemente ratificata dal Parlamento, vieta la costruzione di nuove autostrade nell’arco alpino: realizzare la PiRuBi significherebbe appunto, per il Trentino, auto-escludersi dalle Alpi.

Sono interessanti e talvolta esilaranti altre contraddizioni. La PAT ha appena deciso di aumentare enormemente i costi per realizzare la bretella della Rotaliana, per salvare il Teroldego doc, dopodiché, con la PiRuBi, condannerebbe l’intera piana a fare la fine dell’orribile zona industriale di Gardolo. Il tipo di sviluppo legato all’Interporto creerebbe occupazione, ma si tratterebbe per lo più di posti di lavoro poco qualificati, appetibili ormai solo per gli immigrati. Vi sarebbe pertanto un forte flusso di nuovi immigrati, che finirebbe per avere ripercussioni sulla struttura sociale dei comuni rotaliani: proprio i sindaci di quei comuni, con accenti talvolta razzisti, sono stati i portabandiera della necessità di una più dura lotta alla criminalità, legata, a loro dire, agli immigrati.

Un’ultima annotazione riguarda la ripercussione che la PiRuBi avrebbe sul turismo: molti albergatori chiedono nuovi impianti di risalita, per aumentare l’offerta di piste da sci, e il completamento della Valdastico per consentire agli ospiti di raggiungere più comodamente le località turistiche. Se non che proprio il continuo investimento sullo sci, col conseguente degrado ambientale, riduce la tipicità dell’offerta turistica trentina, rendendola meno appetibile all’estero e costringendo gli operatori a rivolgersi sempre più al vicino mercato della pianura padana, l’unico per il quale una giornata sulla neve, anche in un ambiente degradato, può essere appetibile, in quanto sotto casa. Ma fare la Valdastico significa mettere ai veneti ed ai lombardi la pista da sci ancor più sotto casa: partiranno la mattina e la sera saranno già sul divano di casa davanti alla tv e magari si porteranno anche la colazione al sacco. Che questo vada bene agli impiantisti è comprensibile, che vada bene agli albergatori è indice di scarsa lungimiranza.

Se questi sono i pericoli che stanno dietro alla realizzazione della PiRuBi, che si può fare per evitare che la Pedemontana comporti un aumento inaccettabile del traffico in Valsugana? Semplice: .fare in modo che le merci in transito attraversino il Trentino a bordo dei treni (la scelta già fatta da Bolzano e dal Tirolo). Ma come si fa? Non solo non si deve completare la Valdastico, ma la si deve smettere di rendere più scorrevole la statale, che invece sta diventando di fatto un’autostrada senza pedaggio, dove si ammazzano i ragazzi che vanno a 200 all’ora e si ritirano le patenti agli autisti della PAT). La statale va invece riconvertita in strada di valle, anche perché attraversa pericolosamente i paesi. Si devono quindi stringere le carreggiate, piantare alberi ai lati, mettere semafori e rotonde, fare marciapiedi e piste ciclabili: trasformare insomma la Valsugana in un boulevard. Solo così si può evitare che i Tir turchi diretti nella Ruhr trovino conveniente tagliare per la Valsugana, anziché passare per Verona.

Poi bisogna fare grossi investimenti sulla ferrovia, affinché il trasporto su rotaia divenga conveniente, sia economicamente sia in termini di tempi, per tratte sempre più brevi. Questa è la scelta fatta dall’A22, che ha ottenuto di poter investire i propri utili sul trasporto ferroviario, una strategia voluta soprattutto dalla SVP. Obiettivo principale è la realizzazione della ferrovia ad alta capacità Monaco-Verona, mentre un potenziamento della ferrovia della Valsugana ai fini del trasporto di grandi quantità di merci, finirebbe per essere un doppione e quindi economicamente insostenibile.

Infine, è necessario agire affinché le merci siano caricate sui treni non solo all’imbocco delle Alpi, ma sempre più vicino a dove sono originate: i container turchi salgano sui treni in Turchia, o quantomeno all’ingresso in Italia. Allo scopo, vanno sviluppati capillarmente snodi intermodali, che servirebbero ciascuno solo la propria zona.

Quando, attraverso queste scelte, si sarà scongiurato il pericolo che il Trentino diventi luogo di transito delle merci sui Tir e, dato il blocco a Salorno, che l’Interporto di Trento diventi lo snodo intermodale di tutto il nordest, allora - ma solo allora - si potrà anche decidere se completare la Valdastico. Molti fra i suoi sostenitori dicono che essa è compatibile con l’obiettivo di spostare il traffico merci dalla gomma alla rotaia e che la PiRuBi servirebbe soltanto per collegare più velocemente Trentino e Veneto. Il fatto è che, con gli attuali dati sui flussi di traffico, una PiRuBi ad uso soltanto del Trentino e del Veneto non starebbe in piedi economicamente: i pedaggi non riuscirebbero neppure a pagare le spese di manutenzione, figuriamoci quelle, enormi, di investimento. Se la Serenissima, che è una società privata e ai profitti ci tiene, vuol fare la PiRuBi, è proprio per farci passare i camion.

La nostra APT dice che il Trentino è "la tua ricarica naturale": di benzina?