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QT n. 15, 15 settembre 2001 Servizi

Le autostrade delle Dolomiti

Alemagna e PiRuBi all’attacco: e i sostenitori guadagnano nuovi, sorprendenti alleati.

E’ trascorsa un’estate calda per la viabilità nelle Dolomiti: su queste straordinarie montagne che ovunque ci vengono invidiate stanno per addensarsi nubi difficilmente dissolvibili.

In Alto Adige si discute su come penalizzare il traffico privato sui quattro passi. In Francia, a Chamonix, duecentomila firme di residenti e ospiti chiedono di fermare il transito dei TIR sul traforo del Bianco; nel referendum consultivo del 20 agosto ben il 97% dei votanti non vuole camions nella vallata. In Svizzera non si lasciano transitare sui passi camions che superino le 28 tonnellate e il pedaggio autostradale è estremamente punitivo, Tirolo e Carinzia ci dicono di tenerci il traffico su gomma e di investire sulla ferrovia.

Nel Triveneto e in tutta Italia le cose procedono in modo opposto.

Entro due anni sarà ultimata la pedemontana che collegherà il Friuli alla pianura milanese, passando per il Veneto. Il WWF ha appena perso la richiesta di sospensiva dell’opera al Consiglio di Stato. Sarà una strada ad alta velocità che costruirà una cintura soffocante attorno alle Dolomiti venete e trentine, una cintura che richiamerà traffico dai porti dell’Adriatico e dai paesi dell’Est, con un aumento di traffico che premerà in modo ancora più deciso per avere sbocchi veloci verso le pianure del Nord.

Perfettamente consci di questo, la Giunta regionale veneta, di centro-destra, con toni solenni ha sottoscritto un documento di impegno con il governo, presente Berlusconi, per dare il via al completamento di due autostrade incompiute, l’A27, Alemagna e l’A28, la cosiddetta PiRuBi.

Se per quest’ultima l’iter amministrativo da compiere è lungo in quanto non sono stati ancora trovati investimenti certi e l’opera non è prevista nel Piano Urbanistico provinciale, l’altra autostrada, per lo meno fino al confine con la provincia di Bolzano, sta trovando alleati importanti, alcuni impensabili solo fino a pochi mesi fa.

Scontate le adesioni entusiastiche della Confindustria e dei governi di centro-destra regionale, delle province di Treviso e di Vicenza, era lecito attendersi almeno delle perplessità nella giunta provinciale di centro-sinistra di Belluno o del comune di Belluno. Ed invece nulla: anche in queste realtà si leva al cielo un sospiro di sollievo: finalmente si decide, finalmente si prosegue.

Solo alcuni comuni del Centro Cadore, Pieve in primo luogo, si sono dichiarati fermamente contrari all’avanzare della strada, anche qualora venisse realizzata in galleria.

Timorosi delle reazioni in provincia, in un primo tempo il senatore Walter de Rigo, gli assessori regionali Floriano Prà (il Grisenti bellunese, esponente di Forza Italia) e quelli provinciali avevano giustificato la firma sul protocollo con questa bizzarra motivazione: "Non credeteci troppo, è una forzatura che facciamo contro Durnwalder; il quale, intimorito dall’autostrada che sboccherebbe a Dobbiaco, darà subito il via libera al prolungamento ferroviario Calalzo-Dobbiaco-Austria. Premendo sulle strade otterremo le ferrovie".

Subito dopo Prà e Di Bona, presidente della Provincia di Belluno, iniziano una serie di contatti con i sindaci delle due sponde della valle del Biois, o meglio solo con quelli riconosciuti favorevoli o disposti a discutere della nuova pesante viabilità, del Centro Cadore, Belluno, Ponte nelle Alpi.

Riescono a trovare grandi quanto inattesi consensi: a Belluno e Ponte nelle Alpi regalano una nuova circonvallazione che dall’autostrada condurrà direttamente in città. Belluno sprecherebbe così l’ultimo lembo di territorio ancora libero da cemento e asfalto presente lungo il Piave. La strada verso Ponte delle Alpi in due decenni è stata disseminata da decine e decine di orrendi capannoni e centri commerciali, si è imposto il disordine urbanistico che si trova ovunque nel Veneto, si è imposta la dissipazione del territorio e del paesaggio; ma non soddisfatti del livello di degrado raggiunto, si va ad investire nella nuova circonvallazione che aprirebbe alla speculazione aree oggi ritenute marginali.

Prà trova la facile adesione dei comuni della destra Biois, e - sorpresa - del Centro Cadore.

Qui il sindaco di Auronzo, Antoniol, vuole strafare e gli propone di non fermare l’autostrada a Rivalgo (causerebbe l’intasamento alle porte dei comuni lungo la valle di Cortina), ma di portarla nella sua valle e poi in Carinzia, un ottimo modo per superare la monocultura economica dell’occhialeria e di ridare fiato al turismo - afferma.

Nelle valli dolomitiche si fa quindi a gara per strappare quanto più traffico possibile, per avere nella propria vallata più inquinamento e rumore, per avere il paesaggio distrutto e perdere il turismo della riflessione, della qualità, dei tempi lenti.

Tutti sono convinti dell’esattezza di alcune equazioni, di certe conseguenze scontate: traffico veloce significa meno inquinamento e più turismo. L’aumento del passaggio di camion comporta un arricchimento per le valli attraversate. E’ ormai inutile sperare nel potenziamento e prolungamento delle linee ferroviarie.

Solo Reinhold Messner ribadisce la necessità di una tratta ferroviaria tutta nuova, più efficiente che colleghi la pianura veneta alle Dolomiti, per passare in Alto Adige e poi in Austria. Ma i tempi per progettare questa ferrovia e per realizzarla sono lunghi e non offrono risposte credibili alle emergenze presenti sul territorio - ribattono i sindaci.

Le associazioni ambientaliste rimangono isolate nel contrastare questi progetti, non riescono a farsi comprendere dalle popolazioni locali, ormai asservite alla cultura della velocità, alla speranza di guadagni che ricadano su tutti in rivoli più o meno consistenti. Avendo quasi ovunque perso anche il sostegno del centro-sinistra, ogni loro azione, per quanto ben motivata e sensata, diventa velleitaria.

Ed allora gli errori del passato, in questo caso l’autostrada che da Vittorio Veneto è salita fino a Pian di Vedova, si pensa di risolverli con nuovi, irrimediabili errori: ancora asfalto, gallerie, velocità. Alla fine balleranno solo le imprese che hanno bisogno di tempi di percorrenza brevi, gli impiantisti, i proprietari di seconde case. Albergatori, commercianti, artigiani e agricoltori si troveranno costretti a ripensare i tempi perduti, in modo irrimediabile.

Quanto avvenuto in Veneto durante questa estate è simile, in modo impressionante, al confronto che si sta sviluppando nella nostra provincia. Con un’unica, importante differenza: gran parte della sinistra sembra mantenere vivi i contenuti del programma elettorale del novembre 1998 che riguardano la mobilità, dove l’associazionismo ambientalista è più organizzato, convinto e, soprattutto, unito.