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Lo sfinimento

Da piazza della Vittoria a piazza della Pace: e poi non parliamone più.

Birra e Nutella ha chiesto (e ottenuto) il giovane bolzanino che dopo quattro anni si è risvegliato dal coma. Medici e genitori premiati per la loro fede e il loro amore. In tempi bui di guerra, questa notizia ha riempito di gioia le cronache cittadine. I miglioramenti vengono seguiti con partecipazione, e una ventata di speranza spazza l’aria e i cuori della città che naturalmente, come ogni inizio di novembre, è ammorbata dalle ormai insopportabili diatribe sui nomi delle vie e piazze cittadine.

I conoscenti di chi scrive non sfuggono a scatti di indignazione: ma non avete niente di più importanti di cui occuparvi, voi politici, che seccarci fingendo conflitti che non esistono? Sono d’accordo con loro, e mi chiedo per quanti decenni ancora dovremo sentire l’annuncio del cambiamento di nome di piazza Vittoria, senza che alle polemiche infuocate connesse faccia seguito un atto concreto. Se si deve cambiare, si cambi, la polemica seguirà e poi finirà. Ma è esasperante che passino gli anni e si offenda fino all’esasperazione il buon senso.

In realtà, dopo che l’intelligente e allora coraggiosa decisione dell’esercito e delle autorità civili ha spostato le commemorazioni via dal piazzale antistante il monumento alla Vittoria, anche gli Schützen hanno abbassato i toni e una compagnia partecipa regolarmente alla cerimonia di piazza Municipio. Al monumento depongono corone gli incorreggibili, AN e Unitalia, che non sembrano avere capito che il tempo passa e che esistono ben altri modi di segnalare la presenza della comunità italiana in questa terra. Magari rendendola efficace e costruttiva, anziché sterilizzandola nella polemica storica. Invece la discussione sul nome di piazza Vittoria è ripresa puntualmente, ma ci sono passi avanti: quest’anno ci è voluta un’assurda decisione del Consiglio comunale, che impone alla nostra città il legame tentato in passato con Trieste (a Roma molti pensano che il capoluogo del Friuli sia vicino a noi, ingannati dalla conoscenza sommaria della geografia e influenzati dalla retorica della storia dell’irredentismo che voleva liberare "Trento e Trieste"). E ci è voluto un articolo del Dolomiten, che propone che le vie e le piazze abbiano nomi italiani o tedeschi in misura relativa alla proporzionale etnica, per animare una polemica che la gente non sopporta più da un pezzo.

Il mondo è in guerra, e la maggior parte delle persone sente il bisogno di fare uno sforzo per ridurre i contrasti, per capire le ragioni degli altri. Non così i nostri mestatori locali, sempre di meno, ma sempre più sorprendenti (nel senso che ci sorprendono perché stiamo pensando ad altre cose più importanti) e accaniti, benché ci si chieda se davvero siano così convinti delle loro fissazioni. Non racconto niente di nuovo, ma ecco che il Consiglio comunale decide che una via di Bolzano verrà intitolata ai "martiri delle foibe". Ho amici a Trieste, italiani e sloveni, ma mi hanno sempre parlato di "vittime" delle foibe, - poveretti che per varie ragioni, politiche e nazionalistiche, sono stati ammazzati in modo orribile nelle formazioni carsiche situate nelle montagne alle spalle di Trieste, - mai di "martiri".

Ma noi bolzanini che cosa c’entriamo? Per parte mia, mi opporrò fermamente ad abitare in una via con un nome così necrofilo, mentre i signori consiglieri comunali abitano in vie dai nomi belli e positivi. E così spero facciano molti dei miei concittadini e delle mie concittadine. E infine, in una farsa di crisi di Giunta comunale, il sindaco ha promesso per l’ennesima volta che il nome di piazza Vittoria diventerà piazza della Pace.

Qualcuno mi ha chiesto se il nome mi piace. Non oso neppure lontanamente esprimermi. Non si tratta infatti di scegliere un nome gradito ai più, ma di cambiare quello di oggi. Che oggi non significa più nulla per chi ci abita e per chi non ci abita, come d’altronde deve essere, perché non è giusto che agli abitanti di una via o di una piazza sia affidato l’esclusivo compito di ricordare storia e geografia, quando la nostra scuola e la nostra società rinunciano a farlo. Tuttavia, credo che sia davvero ora di fare un gesto di pacificazione. Piazza della Pace o della Concordia, quello che volete. Ma fatelo per carità e poi lasciateci in pace, occupatevi invece della mancanza di infermieri negli ospedali e della vergognosa regolamentazione del contributo spese richieste alle famiglie dei disabili.

Di cui parleremo in una prossima lettera.