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Sudtirolo: macchè apartheid!

Gunnar Ceccato

Questotrentino, per bocca di Michele Guarda (Regione, cosa vogliamo: questo è il problema), parla ancora di apartheid nella società bolzanina. Non dubito che voglia paragonare il Sudtirolo al Sudafrica: ma potrebbe far pensare alla presenza di un diffuso razzismo.

Se si trattasse di segregazione razziale, però, Giacomuzzi o Frasnelli non avrebbero fatto carriera nella SVP. E mia figlia non frequenterebbe, senza che alcuno abbia frapposto ostacoli, un asilo nido tedesco - peraltro abbondantemente popolato da italiani, che spesso fan risuonare la loro lingua. Né io potrei trattenermi impunemente nelle sperdute osterie di Plawenn o Trinkstein.

Intendiamoci: che la SVP eserciti il potere con protervia è indubitabile: ma quest’attributo non la distingue dalla DC trentina dei tempi andati. Che alcuni tedeschi si riconoscano una qualche superiorità mi pare altrettanto certo: ma è una tentazione diffusa nei ricchi di turno, dagli imperatori cinesi a Berlusconi. Che altri ritengano leso il loro diritto a una scuola bilingue, e che i liberali dell’ora ne prendano le parti è giustificato: ma a parte il fatto che le scuole con immersione linguistica - liberalmente private - non sono proibite, non si dovrà ugualmente rispettare il diritto a un’istruzione monolingue? Credo che questa rivendicazione sia fondata, per una minoranza che già usa male il tedesco, a volte; e mi risulta che in Québec sia realizzata con metodi più draconiani di qui.

Va detto pure che le delicate opinioni di Atz sugli zingari, in attesa di sottoscrizione da parte di Bossi, non sono saltate fuori grazie alla sinistra SVP, ma a Von Egen e Kofler; che gli extracomunitari, a suo tempo, Durnwalder li trattò meglio di D’Alema; che la destra italiana, così aperta all’integrazione, è riuscita a fare di Pahl un filo-islamico; che a favore di un legame fra diritti elettorali e residenza prolungata parlò Einaudi. E se non sbaglio una certa separazione culturale la voleva Lévi-Strauss, che non è un’icona della destra.

In ogni caso, non solo Dio crea le cose nominandole: lo imita Fo, quando dà del razzista a Israele, immagino dopo un’inchiesta sugli ebrei neri d’origine etiope.

Ma allora non è che la sinistra usi un po’ disinvoltamente le parole, come faceva trent’anni fa con qualche "fascista" (eventualmente in attesa di randellate)?

Non credo che la questione sia formale. Se in politica, come dice qualcuno, l’essenziale è avere un nemico da annullare, le parole e i fatti vanno usati per crearselo: anche sotto l’effigie di San Langer o dei banchieri al potere.