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Inceneritore: perchè non sia una seconda Jumela

Avanza il "modello Brescia": stretti dagli uomini di Dellai ulteriori rapporti con l'ASM bresciana, per la costruzione del mega-inceneritore. I cittadini dovranno pagare di più, per essere più inquinati; a meno che...

Va avanti di soppiatto la questione inceneritore. Nel numero scorso avevamo illustrato la performance dell’illusionista Dellai, che a coronamento di una giornata per lui in teoria micidiale – la conferenza provinciale d’informazione, in cui una schiera di tecnici aveva confermato l’esistenza di alternative più economiche e sicure all’incenerimento – aveva ribaltato tutti i dati.

L’inceneritore, che dovrebbe essere ridotto a una parte residuale dei rifiuti, già precedentemente selezionati e trattati, e quindi essere dimensionato al massimo per 70.000 tonnellate annue, rimane il mostro da 280.000 tonnellate, tutt’al più di qualcosa riducibili (bontà sua); delle modalità di smaltimento integrative/alternative – la bioessicazione e il conferimento in Germania delle rotoballe (l’accumulo di rifiuti che pericolosamente viene ora ammassato a Ischia Podetti) – non si parli più. E a sorpresa la stampa si acquieta.

Contemporaneamente procede il connubio economico-societario con l’ASM di Brescia. Trentino Servizi (di cui già ASM è proprietaria con il 20% del capitale) ha comperato a sua volta azioni della Municipalizzata bresciana. L’operazione non è neutra.

"Modello Brescia" viene infatti chiamato dagli esperti in Italia, il modello di smaltimento rifiuti incentrato su un grande impianto d’incenerimento: una stessa società provvede a raccogliere i rifiuti e a bruciarli. Il business risiede nell’incenerimento, la società – caso evidente di conflitto d’interessi - orienta la raccolta verso le esigenze dell’impianto. Risultato: poca raccolta differenziata, niente bioessicazione che diventa una parola impronunciabile, tanti tanti miliardi (pubblici) nelle casse della società, che ne reinveste una quota attorno al 2-3% in "pubbliche relazioni", (leggi campagne elettorali) per oliare il sistema. In quanto alla salute - oltre al portafoglio - dei cittadini, quello è un optional.

E con l’intreccio societario messo a punto dagli uomini di Dellai alla testa di Trentino Servizi, il "modello Brescia" è destinato a riprodursi a Trento.

A meno che i cittadini…

Appunto i cittadini: dai post-fascisti ai no-global, di inceneritore non ne vogliono proprio sentire parlare. Il che porta effetti sui partiti, che già sentono avvicinarsi le elezioni.

Per ora segnaliamo due iniziative, da versanti opposti.

La prima è un esposto-denuncia alla magistratura dei consiglieri provinciali di An Plotegher e Taverna sulla raccolta differenziata: "da informazioni assunte risulterebbe che quanto raccolto nelle ‘isole ecologiche’ va in discarica senza alcuna vagliatura e pretrattamento, costituendo un imbroglio nei confronti dei cittadini che a casa separano i rifiuti". L’iniziativa ha suscitato una levata di scudi, in particolare dell’assessore provinciale competente Iva Berasi, la quale, mentre con enfasi ribadisce gli obiettivi della Giunta (tra cui ancora una volta non c’è lo stadio della bioessicazione, sempre nell’ottica di massimizzare la quota da avviare all’inceneritore tanto caro al presidente Dellai) stigmatizza "l’irresponsabilità delle affermazioni di Plotegher e Taverna" i quali "se non fossero come consiglieri provinciali non perseguibili per le affermazioni espresse in aula, anziché essere autori di esposti alla magistratura ne sarebbero destinatari".

Noi non capiamo questa virulenza. Episodi di conferimento in discarica di carichi di raccolta differenziata ce ne sono stati in passato, e documentati. Che si voglia accertare che questa prassi non prosegua, ci sembra non solo ammissibile, ma doveroso. Proprio per incentivare lo spirito civico dei cittadini, disponibili ad assumersi l’onere della differenziazione, solo se non ci sono sospetti sul successivo utilizzo.

Detto questo, e dato atto ai post-fascisti di avere nel proprio bagaglio genetico una cultura ambientalista (fra i tanti mali del fascismo non c’è stato il disprezzo dell’ambiente, anzi; diverso il discorso invece per alcuni degli ultimi arrivati in An, sull’onda del rampantismo forzitaliota) il problema, in prospettiva, non ci sembra strategico. Sempre più in futuro, il riciclaggio sarà un business: operata (dal cittadino) la differenziazione, diventa un non-senso gettare in discarica o nell’inceneritore la carta o la plastica o il vetro, che vengono invece pagati se riciclati. Soprattutto se la società che opera la raccolta non è la stessa che gestisce l’inceneritore (e qui ritorniamo al "modello Brescia" che si sta allegramente importando).

Viene infine da sinistra la seconda iniziativa sul tema: un dibattito intitolato "Al posto dell’inceneritore" programmato da Costruire Comunità lunedì 15 (ore 17:30, Palazzo Trentini). Nell’ottica di influire sulla decisione che in proposito dovrebbe prendere la Giunta provinciale a fine mese. E che non si vorrebbe fosse un’altra Jumela.