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QT n. 18, 26 ottobre 2002 Servizi

Basta caterpillar in val di Fassa

Soraga: i residenti bocciano il nuovo centro polifunzionale.

Ogni sindaco vuol lasciare un segno forte del suo passaggio amministrativo. E’ tradizione nel Trentino. Vent’anni fa si lasciava via libera alle seconde case, poi ogni amministrazione ha voluto il suo campo di calcio, il suo palazzetto, nonostante che a due chilometri di distanza, nel comune vicino, il campo appena realizzato non venisse sfruttato pienamente. Da qualche anno si investe nei centri polifunzionali, luoghi di riunioni e congressi, spazi per associazioni, sede delle aziende di soggiorno e capaci di ospitare qualche negozio. Così si è pensato anche a Soraga, il piccolo comune che introduce nella valle di Fassa.

Soraga.

Qui l’opera avrebbe dovuto ospitare il museo della tessitura, una sala pluriuso, una sezione staccata del museo ladino. Il tutto sarebbe sorto su un vasto prato libero adiacente la chiesa. Altri - le minoranze consiliari - chiedevano di utilizzare allo scopo edifici esistenti, carichi di valori simbolici, di caratterizzazione e storia ladina, come la vicina canonica.

Il voto referendario ha bocciato la proposta del nuovo centro ed i numeri sono importanti: il 64% dei residenti (281 voti) si è espresso contro il progetto dell’arch. Claudio Lucchin, solo in 152 hanno votato a favore.

Per il coraggioso sindaco, che ha lavorato in piena trasparenza, che ha aperto tutte le porte possibili alla partecipazione e alla ricerca della condivisione del progetto, è una sconfitta amara. Parla di occasione persa perché, partendo da quella realizzazione, nel disegno della sua amministrazione, si aprivano le porte al recupero integrale della fascia sud del paese, quella rivolta a Moena, lungo il lago.

Non c’è dubbio: il metodo Brunel va difeso e pubblicizzato: è l’unico sindaco della vallata che ha avuto il coraggio di mettere in discussione il suo operato amministrativo, che ha accettato la protesta e poi l’esito del voto con rispetto e grande dignità. E’ l’unico sindaco che apre la progettazione del paese e del recupero ambientale a concorsi fra tecnici.

Ma anche lui è caduto nella trappola dei sui predecessori: voler lasciare una impronta forte sul territorio, un segno del suo passaggio. Dimenticando che a Moena c’è una amministrazione comunale che non è nemmeno capace di portare a termine la realizzazione del mostro "Navalge", un grande palazzo congressuale ingestibile in questi piccoli comuni (vedi Moena, un paese disastrato). Dimenticando come appena a monte del suo paese, a Vigo di Fassa, un comitato che sta trovando ovunque consensi sempre più ampi, si opponga alla realizzazione della circonvallazione. In pratica, come sta accadendo ai suoi colleghi, non è riuscito a leggere la stanchezza presente nei fassani.

La loro valle è ormai urbanizzata con una sequenza impressionante, non ci sono spazi liberi, si è abbandonata la cultura e la cura del territorio anche nel fondovalle, dall’Avisio fino ai prati che circondano i paesi, le amministrazioni si sono rese schiave dei voleri e delle imposizioni degli impiantisti e della miopia degli albergatori.

In valle di Fassa oggi si sta cercando aria nuova, un nuovo protagonismo, una nuova capacità di intervento nell’accogliere le reali esigenze della popolazione.

Da quanto si è letto nel risultato di quel referendum, ma anche nel precedente della ASUC di Pozza a proposito degli impianti di val Jumela, nelle azioni dei comitati per una diversa ristrutturazione della scuola a Moena e quelli contrari alla circonvallazione di Vigo di Fassa, la popolazione non vuole parcheggi, strade, palazzi nuovi.

Ricerca altri valori, ha altre esigenze da soddisfare, e nessun sindaco le sta affrontando: incentivare la scolarizzazione, offrire lavoro di qualità e sicuro, mantenere in valle le intelligenze, offrire servizi reali, asili nido, ludoteche, spazi ai giovani, offrire cultura e curiosità, recuperare il paesaggio svenduto.

Con buone probabilità i fassani stanno cercando sindaci che non lascino altri segni, che abbiano capacità di confronto, che lavorino nel sociale.

Dispiace della sconfitta di Brunel perché, lo ripetiamo, è l’unico sindaco che abbia tenute aperte le porte del suo municipio.

Ma il segnale del voto è importante; un segnale che deve suonare chiaro anche fuori valle, fino a Trento: forse nella nostra provincia sta veramente terminando la stagione della politica legata alla voce tonante e alla forza distruttrice dei caterpillar.