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Fassa: la politica del lamento

Ancora sul caso Jumela: e sull'economia e la cultura di una valle.

A seguito della sentenza del TAR che ha bocciato il progetto e la delibera della giunta provinciale che riguardava il collegamento Buffaure-Ciampac, dopo l’approssimativo intervento del sindaco di Moena troviamo un ragionamento più sereno del deputato ladino Giuseppe Detomas.

La Val Jumela.

Il Parlamentare è stupito della indignata risposta della collettività trentina alla minaccia del Los von Trient e ripercorre la storia delle rivendicazioni della gente di Fassa. Nessuno può togliere nobiltà e valore alle lotte dei ladini trentini nel rivendicare rispetto e garanzie esigibili da una realtà politica che si basa sull’autonomia e la valorizzazione delle diversità. Queste lotte sono state sostenute e vengono tuttora difese anche e specialmente da chi, con determinazione, si batte perché val Jumela, e non solo quell’ambito, rimangano liberi da insediamenti e infrastrutture. Il Los von Trient ultimo invece ha ripercussioni culturali e sociali traumatiche: perché?

Perché ha abbandonato la nobilità e la correttezza della richiesta, perché è divenuto figlio del mercanteggiamento, è figlio di un patto segreto fra UAL, sindaci e Dellai, un patto che chiedeva, anche contro i dettati delle norme della Provincia, che si facesse l’impianto in Val Jumela.

E’ un Los von Trient che trova humus nell’egoismo, nel baratto, che umilia i valori più alti della politica.

Scrive ancora il parlamentare che oggi si è pronti a presentare un progetto più soft. Così facendo si ammette che il precedente progetto era devastante, improponibile, che gli sbancamenti modificavano irreversibilmente l’alta valle e quindi indirettamente il deputato consolida il percorso positivo avviato dagli ambientalisti nel bocciare il progetto.

Scrive Detomas che l’area sciabile è prevista nel PUP. Ma una previsione urbanistica non viene scritta per lasciare spazio alla devastazione, una previsione urbanistica dopo pochi anni si può anche dimostrare errata.

Si è affermata una strana cultura in Fassa come in Fiemme: gli errori si correggono sommando nuovi errori. La storia del Buffaure è l’esempio di questi percorsi suicidi. Sul finire degli anni ’80 la società era alle soglie del fallimento; con forzature legislative e pareri tecnici superficiali si è rifatto l’impianto e si è allargata la pista. Non era sufficiente e ci si è spostati ancora più a monte, altri impianti, altri ampliamenti. Ma i deficit perduravano, anzi, aumentavano ed allora ecco la forzatura legislativa del ‘97: la giunta provinciale scrive in delibera che non serve la VIA, si arrivi pure fino a Col Valvacin sbancando il versante intero, ma questo aiuto viene vincolato al fatto che non sarà concesso più un altro metro di area sciabile, si dimentichi Val Jumela. Ma nonostante questo vergognoso inchino della Giunta provinciale a Pozza non si è soddisfatti e giù in Val Jumela con forzature di regolamenti, norme e leggi inverosimili. Il TAR blocca un simile metodo amministrativo da Far West. Qual è la risposta? Los von Trient!

Perché a Bolzano si è irrisa la proposta e a Trento la si è banalizzata? Non per disprezzo verso Fassa o la gente che vi abita, ci mancherebbe. Ma perché la ragione non può ridurre la politica a linguaggio e metodo da mercato.

Perché la minoranza di Fassa e dei fassani ha perso su Val Jumela? Non solo perché il progetto era impresentabile, ma perché le motivazioni che lo reggevano erano insostenibili: non davano risposte alla mobilità di fondovalle, non davano risposte credibili ed esplicite in termini di ripresa economica, non davano risposte ad una razionalizzazione del sistema sciistico e turistico.

Alcuni sindaci si offendono per il diniego? Ma questi sindaci non crederanno che i trentini debbano bere le fandonie della fame e del sottosviluppo. In Fassa i problemi dello sviluppo non si risolvono oggi con due piste in più. Sono altri e complessi i problemi sui quali confrontarsi, sui quali anche litigare: problemi di socialità, di incontro, di potenziamento dei servizi pubblici (sanità, formazione scolastica, sostegno alla famiglia con asili nido, sostegni alle maternità), servizi postali che chiudono.

Fassa, valle che importa 4.000 lavoratori a stagione, ha problemi gravi di lavoro. Certo, albergatori e impiantisti non si pongono il problema: ma il lavoratore dipendente in valle di Fassa, anche il residente, subisce umiliazioni che è difficile trovare in altre valli. Non si rispettano i contratti di lavoro, si lavora in nero, si crea una forbice sempre più ampia fra benestanti e chi deve arrangiarsi, non si costruisce un tessuto lavorativo stabile, di alta professionalità del turismo.

Tutto è precario, improvvisato: i lavoratori sono precari, si cambiano come pezzi di una macchina. Le pubbliche amministrazioni non si preoccupano di costruire lavori qualificati, di offrire spazio e prospettive ai giovani che si laureano. In breve, Fassa, come del resto altre zone a turismo maturo, soffre di squilibri sociali. Consapevoli di questa situazione, tanti trentini e anche tanti fassani quando hanno letto il Los von Trient hanno sorriso, delusi, direi mortificati dal mondo politico che li rappresenta.

Si colpevolizza poi Trento di tutto: arrivare a dire, come afferma anche il sindaco di Moena, forse perché giovane privo di memoria e di storia, che la speculazione dei fondovalle e la distruzione paesaggistica di Fassa e dell’Avisio si chiama solo Provincia di Trento, è enorme. Proprio Moena, anche negli ultimi anni, non ha posto freno al degrado del paese (Navalge e area prativa) e degli ambienti in alta quota: si pensi a quanto è accaduto, sta accadendo sull’Alpe di Lusia o a Passo San Pellegrino, alla decennale azione devastante degli amministratori del Comune contro il parco di Paneveggio. Se in val di Fassa il territorio è stato tanto umiliato, se a Vigo si persegue l’illogica circonvallazione e distruzione dei prati di Ciampian è perché sindaci e amministratori locali continuano a sostenere tali iniziative. Forse l’ultimo personaggio che avrebbe dovuto prendere la parola contro Trento è proprio il presidente della SITC di Canazei, Fiorenzo Perathoner, per anni importante amministratore in Comune e ancora oggi abile regista: anche lui è responsabile diretto del degrado urbanistico del suo paese. Alla sua società, la Superski Dolomiti, Val Jumela serve. Non certo per ripianare i debiti della società Buffaure, che ben poco gli preme. Ma per costruire il trampolino di lancio, a tempi brevi, fra Ciampac e Belvedere, con un nuovo impianto che parta da Alba, per urbanizzare con residence e centri commerciali anche gli ultimi spazi liberi del fondovalle.

Se poi la stagione invernale soffre, in Fassa arriva subito l’intervento di Trento: dopo aver ottenuto importanti contributi per la ristrutturazione di alberghi, oggi si chiedono soldi perché non c’è neve e l’innevamento artificiale costa, soldi pubblici nei pacchetti azionari delle società private, soldi per gli skibus, soldi per gli arredi urbani. Denaro pubblico, di tutti. E’ giusto sostenere le economie in sofferenza, ma è comodo in Fassa e in tutto il Trentino dimenticare il rischio d’impresa. Non si dimentichi che questi sono soldi di tutti i cittadini, e se questo denaro finisce nella cubettatura di una piazza è stato tolto all’asilo nido che infatti non c’è, è stato tolto all’istruzione, alle famiglie, e per ottenerlo, in tutta Fassa, i Comuni portano le tassazioni agli indici più alti presenti in Trentino.

Non è vero che la cultura ambientalista rifiuta il confronto. Tanti sindaci, compreso quello di Moena, come pure il deputato ladino, pur sollecitati, non hanno mai risposto ai nostri inviti al confronto o ad altre sollecitazioni. Mentre, a quanto si legge, sono sempre ben disposti verso gli impiantisti.

Il Los von Trient sentito in Fassa è stato vissuto come un insopportabile lamento, il lamento di una realtà che nel corso di pochi hanno ha perso identità, una realtà sbiadita, egoistica, che riesce solo a costruire confronto attorno ad una calcolatrice.

Chi conosce bene Fassa sa come sia ingiusto e scorretto banalizzare in modo tanto drastico: la valle dispone di energie e sensibilità di alto profilo, quelle che hanno portato al riconoscimento pieno delle peculiarità della minoranza linguistica: è bene per tutti non vengano ulteriormente umiliate e soffocate.