Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 22, 21 dicembre 2002 Monitor

“Ristorante immortale”: l’arte della pantomima

Gran bello spettacolo di nuovo teatro di una compagnia di mimi-ballerini-attori tedeschi, in scena all'Auditorium di Trento.

Alessandro Contino

Bravi e ancora bravi è il giudizio degli spettatori alla fine dello spettacolo inscenato all’Auditorium S.Chiara di Trento, ideato da questo eterogeneo gruppo di artisti stranieri, accomunati da una eccellente padronanza dell’arte mimica, assimilata nelle invidiabili scuole tedesche di teatro danza e musica. Scuole che danno ottimi frutti, come abbiamo visto, ovvero categorie di attori-artisti detentori di diverse tecniche attoriali, ma anche musicisti e ballerini, figure difficilmente esistenti in Italia, vuoi per una tradizione drammaturgica e "prosastica" che predilige l’uso del mero apparato vocale, vuoi per l’inesistenza di indirizzi "alternativi".

Quello che abbiamo visto è invece un piccolo ludo scenico, un gioco, così come è stato molte volte il teatro nell’antichità, senza complicanze ideologiche o concettuali. Ma qui l’abilità rimane comunque al servizio di un immagine dell’esistenza umana, quella del non senso di certe nostre azioni, di certe nostre attese.

Prima ci viene mostrato un incessante dinamismo apparentemente senza senso, (gli attori che si rincorrono fuggendo l’uno gli scherzi dell’altro) all’interno di una scena che diviene scatola magica, che inghiotte da una parte l’attore per poi vederlo sbucare dalla parte opposta. Un vorticosa abilità, che accenna a passi di danza, capace pure di mostrare atteggiamenti e sentimenti propri della fragilità umana, di una esistenza precaria: quella del cameriere-narciso che si riflette continuamente nel vassoio-specchio, aspettando di essere ammirato da un cliente che non arriverà mai; quella del più giovane cameriere-apprendista che ricerca il riconoscimento della propria bravura che non avrà mai luogo; la rassegnazione di un vecchio cameriere (di sapore antico, questa maschera), alla ciclicità del mestiere, ridotto ad apparecchiare una tavola vuota; la fragilità stessa del luogo, un ristorante dove il cliente non entra perchè non è previsto.

Quel ristorante è infatti un luogo della mente, (così come il titolo scaturito semplicemente dalla memoria del gruppo), un luogo dove giocare a rincorrersi, ad invertire carnevalescamente i ruoli: le botte alla fine le prende anche il serioso proprietario. Infine un luogo che mostra una strana malinconia, tutta umana direi, quella dell’irrealizzabile, del sogno. Quattro sogni per quattro camerieri, ovvero quattro quadri scenici assurdi: il sogno del cameriere-narciso di rilevare un giorno il ristorante, mostrandosi nei panni del suo datore di lavoro, il sogno dell’apprendista di divenire vittima dell’amore di una passionale cliente, il sogno dell’anziano di andare finalmente in pensione. Ma per andare dove? Fuori non c’è che il nulla per l’appunto.

Insomma, auguriamoci che questa compagnia solchi ancora le tavole dei palcoscenici trentini, magari con un nuovo e altrettando soddisfacente lavoro. Con l’arte del gesto silenzioso, infatti, la comunicabilità non ne soffre. Anzi, crediamo ci guadagni, e ci guadagnano anche le nostre orecchie a non sentire parole d’autore vomitate da certi insulsi "dicitori". Arresi al fatto che molta della prosa da noi subita non merita quel plauso, che il più delle volte, per educazione, concediamo.

Parole chiave:

Articoli attinenti

In altri numeri:
Metateatro Delusio

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.