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Alleanza Nazionale, tra Fini e Malossini

I conflitti interni e le prospettive di Alleanza Nazionale, prima e dopo l’ultima abiura di Fini del fascismo: l'eredità storica, i personalismi, il rapporto con Forza Italia.

L’ultimo strappo di Gianfranco Fini (il fascismo e la Repubblica Sociale "male assoluto") sono planati su una An trentina già bastonata alle elezioni, in crisi di identità, frammentata, e in rivolta contro il segretario locale Marco Zenatti. Nei nostri servizi sul dopo-elezioni, avevamo annunciato di voler trattare separatamente, e più approfonditamente, il caso An; che ora ha assunto anche nuovi significati.

Il segretario di An trentina Marco Zenatti.

An trentina ha visto negli ultimi mesi una sorda lotta interna, con la progressiva emarginazione del consigliere uscente Claudio Taverna, da sempre leader del partito, che non ha accettato di farsi da parte, fino a costituire una propria lista "Per Taverna". Ma il segretario Zenatti non si è fermato a tale brusco "rinnovamento": si è ritagliato una lista in cui l’unica personalità doveva essere lui, estromettendo chi poteva fargli ombra, a cominciare da Tullio Buffa, consigliere comunale a Trento ed anima dell’opposizione all’inceneritore, e il destro-doc Cristiano De Eccher, consigliere comunale a Riva. Si sa come è andata a finire: da Roma Fini e Alemanno hanno imposto la candidatura di De Eccher, Buffa senza santi in paradiso, è rimasto fuori, l’apertura delle urne ha registrato il crollo di An, passata da due a un solo consigliere, che però non è risultato Zenatti, bensì De Eccher.

Si è trattato di un insuccesso, è vero - ammette Zenatti - In un quadro generale di vistosa affermazione del centro-sinistra, per il Polo il risultato diventava problematico; e ancor più per noi, che abbiamo scontato la concorrenza della lista di Taverna. Però si vede che, sommando i voti nostri e quelli di Taverna, abbiamo quasi i voti del ’98".

Il ragionamento non convince: dalle elezioni del 2001, in soli due anni, An si è più che dimezzata, passando dall’8,72% al 4,07%. Il fatto che gli avversari prendano più voti, o che siano stati cacciati esponenti che hanno un seguito, non sono attenuanti.

Il punto è forse che Alleanza Nazionale ha un problema di linea: nella Casa delle Libertà, e ancor più in quella trentina, ci sta stretta, su temi che sono storicamente suoi, la subalternità a Forza Italia la deprime. Come il tema dell’onestà e della giustizia, a livello nazionale ridotto alle leggi contro i consumatori di marijhuana, quando si è avallato invece lo strame della giustizia fatto per compiacere Berlusconi; e a livello locale con la guida di fatto assunta nel centro-destra da tal Mario Malossini, passato in giudicato per corruzione e ricettazione (vedi "Mario Malossini" biografia non autorizzata). O come l’ambiente, storicamente tema qualificante del Msi e prima ancora dello stesso regime fascista; e oggi mortificato a livello nazionale dai devastanti condoni edlilizi; e a livello locale da acquiescenze verso PiRuBi o impiantisti. E in fondo, se con una certa generosità vogliamo andare oltre i problemi di seggiola, proprio su questi due temi (Malossini e subalternità a Forza Italia) si era consumata la parte politica della rottura con Taverna, che di giustizialismo e ambientalismo era stato intransigente custode.

Il discorso diventa dirimente proprio perché viene ad investire i rapporti interni alla Casa delle Libertà: soprattutto ora che, con la gestione di Malossini a Forza Italia, sarà più improntata a una forma di collaborazione-consociativismo con vari aspetti della politica del presidente Dellai.

"Io non ho condiviso a livello nazionale come il centro-destra si è mosso sulla giustizia - ci risponde il consigliere De Eccher - A livello locale ricordo come da consigliere comunale a Riva presentai una mozione di censura contro l’affidamento da parte della Palacongressi di una consulenza a Malossini. La mozione fu bloccata proprio dalla Margherita. E non a caso: la contrapposizione Malossini-Dellai è qualcosa di giornalistico, in realtà è fittizia. E io in Consiglio provinciale intendo muovermi in maniera libera e autonoma".

Sulla stessa linea Tullio Buffa ("In Consiglio De Eccher sarà probabilmente l’unica componente del centro-destra che non si omologherà a Malossini"), che rimarca comunque come sull’ambiente "non abbiamo difficoltà a rimarcare i nostri distinguo, come abbiamo già fatto sulla PiRuBi e sull’aeroporto". Anche se, a proposito dell’inceneritore, si sono visti i limiti del centro-destra e le miserie dell’attuale An: Forza Italia che supporta controvoglia il referendum (più che altro per riflesso condizionato contro la maggioranza di centro-sinistra, l’ambiente non è certo nel suo Dna); An di Trento, che quando vede che il Comitato anti-inceneritore è effettivamente autonomo (realtà di quartiere, ambientalisti, ecc) e che al suo interno la leadership ce l’ha Buffa, per rivalità di partito si defila.

Molto diversa la posizione di Zenatti. "Sull’ambiente An deve interpretare un ruolo che non è quello della macchietta, con stivaloni neri e saluti folkloristici, ma secondo una linea equa, equilibrata, di sviluppo del Trentino."

Strana questa equiparazione fra il saluto romano e la lotta contro la PiRuBi... E ancora: "Il centro-destra deve porre un’alternativa al centro-sinistra: ma per lo sviluppo. Perché la classe imprenditoriale ha il cuore a destra, ma il portafoglio a sinistra. Finché sei sulla politica del no, resti nel ghetto di un’opposizione inascoltata e ininfluente."

Per noi questa è la concorrenza a Dellai sul suo terreno. Nella scorsa legislatura era questa, dietro un’opposizione tanto urlata quanto di facciata, la linea di fondo del centro-destra; ora, con la gestione Malossini, sarà una linea perseguita più coerentemente, anche nei comportamenti e nei toni. E ad essa aderisce in pieno l’An di Zenatti.

E’ in questo contesto che è arrivato lo strappo di Fini. Qui gli schieramenti sono diversi. Per Zenatti "c’è stato un deficit di comunicazione. Il ‘male assoluto’ non era riferito all’insieme del fascismo come esperienza storica, ma all’antisemitismo e alle leggi razziali. Ma la condanna di quella tragedia è già nel dna del partito; questa è una ulteriore precisazione del percorso di Fiuggi. E infatti, a parte la Mussolini, non ci saranno spaccature".

Se Zenatti minimizza, c’è chi, come Buffa, è invece entusiasta. "E’ vero, è una tappa coerente del percorso iniziato a Fiuggi, e che si concluderà, al momento opportuno, con la ‘liberazione’ di An da un simbolo ingombrante come la fiamma. Questa è la destra di cui oggi c’è bisogno: democratica ed europea. E’ chiaro che ci si andrà a scontrare con i Tremaglia e gli Storace, oltre alla Mussolini; ed è nella logica la possibile nascita di una Rifondazione Fascista. Ma per alcuni elettori che si perderanno, ci sono spazi amplissimi che si aprono: vediamo in Francia, lo spazio ristrettissimo di Le Pen; e nel contempo quello dei gollisti".

Tullio Buffa.

Insomma, per Buffa se da una parte si perde il gruppetto dei nostalgici, dall’altra si apre il grande bacino di Forza Italia, che sarà terra di conquista al momento, forse vicino, del tramonto di Silvio Berlusconi. Ma questo deve essere un percorso da seguire con coerenza; qualità che non dimostra chi (l’allusione è a Zenatti) opportunisticamente pensa "di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, tenere assieme i post-fascisti e la destra moderna. E così abbiamo visto le polemiche sul 25 aprile, o l’affissione a Rovereto di un manifesto con il logo della Repubblica Sociale. Il tutto per equilibrismi e alleanze spicciole dentro il partito...".

Cristano De Eccher, in gioventù picchiatore di Avanguardia Nazionale, ha opinioni e sensibilità ben diverse.

"Sono in dissenso con Fini: del fascismo va dato un giudizio più misurato, vanno valutati anche gli aspetti positivi; non ci sono state solo le leggi razziali, che peraltro già con Almirante erano state condannate in maniera inequivocabile. In quanto al moderno partito conservatore, mi sembra che siano termini che possono avere mille significati".

Per De Eccher, più che la vaga modernità "contano i valori di riferimento, che un partito deve avere forti e costanti nel tempo. E per me sono i valori della trascendenza (intesa come rivalutazione della dimensione spirituale), dello Stato etico (come inteso da Gentile), di correttezza, onestà, responsabilità; e di quelli dell’appartenenza a livello di famiglia, corpo sociale, comunità locale, e Patria. Quest’ultimo è fondamentale, va inteso come terra dei padri, e aiuta una società a reggere le temperie della storia. Per questo vedo con assoluta preoccupazione il fenomeno dell’immigrazione, soprattutto quando Dellai dà con leggerezza una valutazione positiva della società multietnica: un fenomeno che di solito si degrada o nella ghettizzazione, o nella integrazione, con perdita di identità e memoria storica".

Queste tre visioni convivono, per ora, in An. Buffa si è alleato con De Eccher (e con De Bertoldi) per far fuori Zenatti, responsabile del patratac elettorale. Zenatti tiene duro, e quindi si arriverà a un congresso.

Da cui dovrebbe uscire una nuova An. Con quali equilibri tra le modernizzazioni alla Fini e i richiami all’antico di De Eccher?