Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 10, 15 maggio 2004 Servizi

Più raccolta differenziata = meno rifiuti

Positiva la risposta dei cittadini, meno la dinamicità delle istituzioni; e rimane irrisolto il problema del rifiuto umido.

In due precedenti interventi (vedi I campioni del compostaggio e Cresce l’export trentino: di rifiuti) avevamo cercato di dimostrare che laddove sono state attivate le raccolte differenziate, si riduce anche la produzione totale di rifiuti. E che, quasi sempre, i cittadini rispondono con prontezza alle nuove modalità organizzative con risultati perfino sorprendenti per la loro positività. Avevamo riportato gli esempi di alcuni comuni della Piana Rotaliana, dove Roverè della Luna e San Michele all’Adige hanno superato il 70%; di Trento (dove in alcune zone della città è stata attivata la raccolta porta a porta), della Val di Non che, unica finora, con il suo 50% ha superato abbondantemente gli obiettivi (35% di rifiuti raccolti in forma differenziata) fissati dalle leggi nazionali e dalle norme provinciali.

Ora, gli ultimi dati messi a disposizione dal comprensorio della Bassa Valsugana confermano la tendenza verso l’incremento delle raccolte differenziate collegato alla contemporanea riduzione dei rifiuti. Infatti, seppur con un modesto 27% di raccolta in forma differenziata, nel corso del 2003 il servizio pubblico ha raccolto 9.802 tonnellate di rifiuti contro le 11.382 dell’anno prima. A partire dal 2003, i comuni del comprensorio della Bassa Valsugana fanno pagare ai loro cittadini il servizio rifiuti non più solo (o quasi) in base alla superficie dei locali occupati (tassa), ma anche tenendo conto della quantità di scarti effettivamente consegnata ai mezzi di raccolta (tariffa).

Questa novità, accompagnata da un’apposita campagna informativa, ha modificato alcuni comportamenti. Il calo della Valsugana conferma quello previsto nel 2004 dalla città di Trento (meno un milione di kg.), quello misurato in alcuni comuni della Val d’Adige (-4%), quello consolidatosi negli anni scorsi in valle di Non (-2 milioni di kg.).

Tutto bene quindi? No, a cominciare da una certa staticità della Provincia di Trento, che in questa materia, come in altre, dispone di competenze maggiori rispetto alla generalità delle altre regioni, competenze che però, finora, non ha utilizzato. La Provincia, ad esempio, non ha fin qui risolto il problema della valorizzazione della componente umida del rifiuto (dalla quale si ricava il compost) e, a tutt’oggi, i camion carichi di rifiuto umido macinano centinaia di chilometri per raggiungere la piattaforma di smaltimento di Isola della Scala, nella Bassa Veronese. La Provincia ha speso miliardi per acquistare biocelle (vedremo dopo di che si tratta) che non sono mai state utilizzate e, nonostante i segnali costanti sul calo della quantità complessiva dei rifiuti, ha previsto nei propri piani che l’inversione di tendenza avverrà fra dieci anni. Ma c’è di più: anche gli enti gestori, aziende di ambito sovra-comunale o i comprensori, si sono attivati quasi sempre in ritardo rispetto alle scadenze di legge. Recentemente, ASIA ha organizzato a Mezzolombardo un convegno per rappresentare i propri risultati. Lorenzo Fedrizzi , presidente dell’azienda consorzio che garantisce il servizio di raccolta rifiuti nella Val d’Adige, Valle dei Laghi, Val di Cembra e Altopiano della Paganella, ha colto l’occasione per ricordare la necessità della partecipazione, perché i risultati positivi si sono visti solo in quei paesi dove gli amministratori comunali hanno dimostrato da tempo impegno nell’opera di sensibilizzazione. ASIA ha solo, magari professionalmente, completato l’opera.

Il presidente di ASIA, nel commentare gli ottimi numeri e le buone percentuali segnati dalla sua azienda, ha invitato tutti ad essere prudenti e si è chiesto che senso abbia insistere sulle raccolte differenziate senza la certezza del buon esito finale. Fedrizzi si riferiva in particolare alla filiera della plastica, sulla cui destinazione finale, a detta del presidente, non ci sarebbero sempre le necessarie garanzie di trasparenza.

Interessante anche l’aspetto sociale del nuovo corso di ASIA: dalla relazione del direttore ing. Giorgio Cont, si è rilevato che una parte dei costi passivi del servizio, quelli legati allo smaltimento in discarica diminuiscono con il calare dello stoccaggio a vantaggio di quelli più virtuosi, legati cioè all’aumento della maggior componente lavoro connessa all’organizzazione delle raccolte differenziate.

A conclusione della nostra piccola inchiesta affrontiamo l’argomento anche con Silvia Silvestri, ricercatrice presso l’Unità operativa Dipartimento ambiente dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, ufficio che da anni si occupa, tra l’altro, di studiare il compostaggio della frazione umida dei rifiuti.

"Un po’ di cautela nel parlare di calo della produzione di rifiuti è doverosa - ci dice - anche se indubbiamente è stato verificato in più realtà (ad esempio in Veneto e in Lombardia) che la raccolta differenziata del secco-umido effettuata con il sistema porta-a-porta, contribuisce ad intercettare, oltre all’umido, anche maggiori quantità di frazioni secche. Sull’effettiva riduzione dei rifiuti bisognerebbe avere qualche dato in più per verificare la consistenza di eventuali smaltimenti impropri (sembra che molti sacchetti di rifiuti siano abbandonati in qualche scarpata, oppure nelle campane per la raccolta differenziata, nei cassonetti di altri comuni o di altri comprensori, nelle stufe che, quindi, non bruciano solo legna, ecc…)".

Con Silvia Silvestri abbiamo ripreso la questione delle grandi quantità di rifiuto umido che, invece di trovare una valorizzazione in loco, vengono trasportare fuori provincia (al pari delle balle di rifiuti stoccate ad Ischia Podetti!). Ad ASIA, ad esempio, ogni chilo di rifiuto umido raccolto e trasportato ad Isola della Scala costa circa 30 centesimi di euro. Una collocazione più vicina comporterebbe sicuramente delle economie. Ma le varie ipotesi provinciali sono andate via via sfumando. Da tempo era stato annunciato l’allestimento di una piattaforma specializzata nella zona di Scurelle, in Valsugana , mentre ora si apprende che non se ne farà nulla. Il sito di Rovereto (Pasina), diversamente dalle aspettative, è stato attivato solo per lo stoccaggio delle ramaglie e degli sfalci, componente minore del più generale rifiuto umido e solamente in piccola parte l’impianto tratta anche piccole quantità di frazione umida. Non si parla più nemmeno dell’ipotesi Mezzocorona per l’alzata di scudi di quell’amministrazione comunale. Rimane il sito di Levico, che per ora è nella fase del finanziamento.

"L’iniziativa di Levico - precisa Silvestri - è interamente privata, quindi non c’è un iter di finanziamento in corso, ma semplicemente si attende che il proprietario completi la realizzazione dell’impianto e che questo diventi operativo. Tuttavia nell’autorizzazione rilasciata, della durata di cinque anni, non si fa alcun riferimento ad un limite massimo di tempo entro cui l’impianto deve essere completato e disponibile a trattare i rifiuti organici, quindi, per assurdo, l’impianto potrebbe venir ultimato tra vent’anni. Purtroppo il piano provinciale di smaltimento rifiuti non ha individuato degli impianti di bacino per il trattamento di compostaggio della frazione umida o per la stabilizzazione del rifiuto residuo prima dello smaltimento finale secondo quanto previsto dalla normativa. Riguardo alla realtà della Val di Non, tanto decantata come esempio per gli altri comprensori, forse non tutti sanno che presso la discarica Iscle di Taio sono state installate tre biocelle fornite da due diverse ditte, complete di unità di trattamento dell’aria di processo. I reattori sono stati sottoposti a collaudo funzionale ‘a caldo’ in prove di trattamento di frazione organica dei RSU nei periodi dicembre 1999-luglio 2000 (due biocelle Cesaro) e novembre 2002-maggio 2003 (biocella Herhof). Le prove hanno confermato l’idoneità delle biocelle per la conduzione della prima fase del processo di compostaggio (fase attiva o intensiva).

Attualmente i tre reattori, del costo complessivo pari a circa un miliardo di vecchie lire e con una potenzialità di 2000 tonnellate/anno di rifiuti trattati, sono inutilizzati (nel 2002 la quantità complessiva di organico e verde raccolta ammontava a circa 1800 ton.). Altre tre biocelle, acquistate dal Servizio opere igienico-sanitarie della Provincia in previsione di una loro installazione presso l’impianto di Ischia Podetti (dismesso alla fine del 2002), saranno invece collocate presso l’impianto di compostaggio che il Comprensorio della Val di Sole intende realizzare a Monclassico. Il centro è già stato finanziato dalla PAT ed il Comprensorio prevede di avviare l’appalto delle opere entro l’estate 2004. La potenzialità dell’impianto è di circa 2000 tonnellate/anno".