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Andreolli o Cossali? No grazie

I due candidati alla segreteria dei Ds: ottime persone, ma la cui candidatura in un'organizzazione sana sarebbe impensabile. Il fatto è che i Ds sono ormai irrilevanti; e servono solo alla promozione sociale di un gruppetto di persone.

"Non so proprio cosa fare…" ci hanno detto, allargando le braccia, alcuni militanti dei Ds. Si riferivano alla corsa alla segreteria del partito, e al voto da dare ai due candidati segretari. Entrambi, in un’organizzazione sana, semplicemente improponibili. Ma i Democratici di Sinistra trentini, lo stiamo ripetendo dopo il tracollo della Jumela, sono un’organizzazione che a definire ammalata si usa un eufemismo.

L'assessore alla Sanità Remo Andreolli.

Vediamole queste due candidature. La prima, e attualmente più accreditata, è quella dell’assessore alla Sanità Remo Andreolli. Il punto è proprio qui: come può un assessore fare anche il segretario di partito? "E’ un problema personale" taglia corto Andreolli, come se la questione si riducesse al fatto che dovrà ridurre il tempo per gli hobby e la famiglia.

Invece il problema tempo è grande come una casa: gli elettori vorrebbero che l’assessore di un settore tanto delicato come la sanità, vi lavorasse a tempo pieno; e d’altra parte i Ds sono in stato comatoso anche dal punto di vista organizzativo, hanno bisogno come l’aria innanzitutto di più politica, ma anche di più organizzazione. Invece Andreolli tempo non ne potrà avere: negli ultimi due mesi ha evitato due interviste con noi "per i troppi impegni"; ed è vero che forse le ha schivate anche perché avevamo sul taccuino domande scomode; di sicuro comunque da segretario-assessore gli impegni aumenteranno, e pure le domande. Sarebbe tanto meglio per tutti se non volesse sacrificare il tempo per la famiglia, e si accontentasse di tener fede ai suoi – già gravosi – impegni attuali.

Ma l’impedimento più grosso è politico. Un assessore – soprattutto nell’attuale assetto istituzionale – è un collaboratore del presidente della giunta. Che difatti lo può mandare a casa quando vuole. In poche parole Andreolli assessore deve collaborare lealmente e in posizione subordinata, con il presidente Dellai. Ma contemporaneamente l’Andreolli segretario dei Ds deve portare avanti una linea politica autonoma, altrimenti non ha senso l’esistenza di due partiti, Ds e Margherita. Tanto più che il tema dei rapporti tra Dellai e la sinistra è assolutamente centrale in questa fase: in cui l’aggressiva politica neodorotea del presidente ha scardinato uno dopo l’altro tutti i punti programmatici della sinistra sempre più squinternata.

Ora, questo problema esiste o no? E come può pensare di affrontarlo un segretario legato mani e piedi dal vincolo di dipendenza assessorile?

Il fatto è che ad Andreolli, in tutta la scorsa legislatura, le varie forzature dellaiane non facevano né caldo né freddo: i maligni dicevano gli interessassero solo le competenze di assessore al Commercio. E, a riprova, l’Andreolli furioso lo si è visto solo quando, alla formazione della nuova giunta lo scorso autunno, Dellai gli ha tolto il Commercio (per dargli la Sanità, competenza tutt’altro che disprezzabile). Ma allora, l’unica cosa che conta sono le poltrone?

Tutti questi discorsi sarebbero da ritirare, e di fronte ad Andreolli ci si dovrebbe inchinare chiedendogli scusa, se si impegnasse, una volta eletto segretario, a dimettersi da assessore. Allora vorrebbe dire che intende lavorare nel partito per rimetterlo in sesto, per dargli una prospettiva.

Di questo volevamo parlargli chiedendogli un’intervista. Ma, pur non avendo la sua risposta, ci sentiamo di poterla tranquillamente azzardare: "Non se ne parla neanche. Da assessore non mi dimetto."

Lietissimi se smentiti.

Su Mario Cossali abbiamo già detto nei numeri scorsi (La poltrona dei DS). L’ex-redattore di Questotrentino, come segretario dei Ds di Rovereto si è rivelato un’autentica sciagura. Crediamo che raramente un partito sia precitato così rapidamente in basso: da primo partito della città è riuscito a perdere il sindaco, a farsi cacciare a pedate dalla giunta i suoi assessori e personalità più significativi, a perdere consiglieri disintegrandosi in mille frantumi. C’è di peggio: in città si ritiene – a ragione o a torto – la sinistra un partito degli affari, responsabile di tutte le storture urbanistiche.

Il segretario dei Ds di Rovereto, Mario Cossali.

Le ultime novità sono ancora più grottesche: come prossimo candidato, la sinistra doverosamente pone un niet all’attuale sindaco Maffei che, per quanto a suo tempo indicato proprio da Cossali, in questi quattro anni la ha costantemente massacrata e sbeffeggiata. Ma chi viene ora indicato come prossimo candidato? Udite, udite, il senatore Renzo Michelini che di Rovereto sindaco lo è già stato.

E qui siamo al paradosso. I nostri lettori più affezionati sicuramente ricorderanno Michelini: dirigente provinciale, peraltro pessimo, da sindaco si è mostrato una nullità, che ha riempito il vuoto di politica con progetti come la PiRuBi (allora più balordo di oggi, e infatti brutalmente cassato) e con un’astiosa, lamentosa contrapposizione alla città di Trento (politica quest’ultima felicemente ribaltata dai suoi successori). Ha fornito il destro a QT per pagine di meritati sberleffi, alcune delle quali firmate dallo stesso Cossali.

Che ora si è ridotto a riproporlo sindaco! Perché nel giochetto delle alleanze e degli sgambetti, i Ds sono con le spalle al muro, e lo stratega Cossali pensa di uscirne grazie a Michelini! Ma la città non conta niente? Si può proporre impunemente un sindaco che si ritiene un incapace?

Questo il biglietto da visita di Cossali. Che una parte dei Ds ritiene, dopo tale entusiasmante prova roveretana, di promuovere a segretario provinciale.

Il punto è che per l’oligarchia che controlla i Democratici di Sinistra, la politica non conta più niente. Quello che si fa quando si ha una poltrona, è assolutamente secondario; quello che conta è averla la poltrona. E quindi prioritarie sono le alleanze interne; e per converso le ripicche. Le accuse non sono del tipo "tu come assessore hai preso questo e quel provvedimento sbagliato…" bensì "in quell’occasione tu hai votato contro di me".

Il processo degenerativo si è avviato con la sconfitta della Jumela. Allora la sinistra aveva un programma: decidendo (Andreolli e Cossali tra questi) di subire il diktat di Dellai, perché "altrimenti si rompe la coalizione" cioè perché altrimenti si rischiano le poltrone, si è stabilito l’irrilevanza degli obiettivi politici; e il primato assoluto della poltrona, finalità vera del partito.

Ma con questo si è certificata l’irrilevanza dei Ds; non hanno obiettivi, se non la promozione sociale di un pugno di persone, se li hanno non sono in grado di difenderli: a cosa servono?

Se questo è lo stato delle cose, è evidente la futilità dell’alternativa tra Andreolli o Cossali. Abbiamo sentito tra i militanti espressioni tipo "voterò turandomi il naso…" "non so, forse Cossali, almeno lui dice di essere un segretario di transizione…" Della serie: questo congresso sarà una schifezza: speriamo tra tre anni…

Sntanto però la vita politica non si ferma: e va avanti senza la sinistra. Un esempio lo si sta avendo con i provvedimenti sui fondi ai gruppi consiliari: ulteriori immotivati privilegi alla partitocrazia, un magna magna legalizzato, un inciucio vergognoso tra Margherita e Forza Italia, con Malossini che sembra tornato in politica solo per riallungare le mani sui soldi pubblici. Per la sinistra ci sarebbe spazio per una sacrosanta azione moralizzatrice, per di più estremamente popolare; ma… ma non riesce a prenderla, balbetta, i suoi uomini si muovono ognuno per conto proprio: insomma, ancora una volta è inutile.

C’è poi il caso della variante al Prg di Trento. Dove tutto il centro-sinistra, coinvolgendo anche le opposizioni, aveva fatto un buon lavoro preparatorio, finalizzato a contenere l’espansione della città ed aumentarne la vivibilità. Poi è arrivata la carica dei particolarismi, sponsorizzata soprattutto da vari esponenti della Margherita. Ed ecco che volersi arricchire trasformando un terreno verde o agricolo in edificabile e guadagnarci sopra diversi bei miliardi, diventa "costruire la casa per il figlio", permettere gli scempi è "venire incontro alle richieste dei cittadini" e poi, insomma "c’è chi da quindici anni ha avanzato una richiesta, e attende una risposta" nel senso che la risposta negativa non conta, dopo quindici anni si ha diritto ad edificare, comunque e dovunque. Questo lessico stravagante, indice di un arretramento culturale che preannuncia nuovi disastri per la città, lo troviamo ovunque: nelle interviste, nelle cronache dei giornali, financo nelle prese di posizione dell’Ordine degli Architetti.

E la sinistra, che avrebbe come punto fondante del proprio essere in Giunta uno sviluppo contenuto ed equilibrato della città? Che dice? Dice poco, non vuole irritare i partner; si ritiene paga del pur buono lavoro preparatorio: respingere gli assalti degli alleati sbracati sembra un compito che non la riguardi. Non sappiamo come finirà: di sicuro se si arrivasse alla solita variante colabrodo, sarebbe l’ennesima riprova che questa sinistra non serve a nessuno.