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53 ritardatario: come ti istupidisco i cittadini

La secolare "tassa sugli stupidi": come lo Stato non solo specula sulle arretratezze culturali dei cittadini, ma addirittura le coltiva.

Lo confessiamo: tragedie a parte, non riusciamo a provare grande compassione per le vicende dei disgraziati che si rovinano giocando al Lotto il 53 ritardatario.

L’antica massima che definiva il Lotto "la tassa sugli stupidi" ci sembra sempre valida; e una tale tassazione non ci sembra iniqua, tanto più perché risulta assolutamente volontaria.

Anzi, vogliamo ricordare, per quanto bruciante nel suo cinismo, l’asserzione di un economista americano, che definiva socialmente utili i giochi d’azzardo: "Hanno una funzione economica fondamentale: separare i soldi dagli stupidi".

Certo, può sembrare riduttivo e anche disumano ridurre ad una questione di ignoranza, di mancato controllo dei propri circuiti celebrali, delle autentiche tragedie, che investono singoli e famiglie. E c’è chi, più benignamente, parla di "tassa sull’illusione". Ma è una questione terminologica, la sostanza è la stessa.

Cittadini sprovveduti, per alimentare un’illusione di facile arricchimento, si lasciano irretire da credenze magiche (i numeri rivelati in sogno) o bubbole pseudoscientifiche (le maggiori probabilità di un ritardatario, al lotto o alla roulette) e investono i denari in un "gioco" che ha come presupposto un’operazione accentratrice della ricchezza (prendere ai poveracci per creare un nuovo ricco) e come scontato esito l’arricchimento dei gestori alle spalle degli illusi. Come si vede, un percorso perverso dall’inizio alla fine.

Ora, di fronte a questo fenomeno come deve comportarsi lo Stato? Deve impedire il gioco? O almeno, non deve farsi esso stesso biscazziere, cioè spogliatore dei propri cittadini più sprovveduti?

Su questo non siamo d’accordo con quanti (lo stesso Codacons su questo giornale nell'articolo Lotto: basta col 53 a Venezia!) propongono di abolire l’uscita del 53 sulla ruota di Venezia; o più in generale, mettono in discussione la gestione in prima persona, da parte dello Stato, del Lotto (e magari di lotterie, Totocalcio, ecc.).

Non siamo d’accordo perché non è così che si risolve il problema: chi è disposto a credere nel 53 ha già barattato la ragione con l’illusione; ed è pronto a cedere a chissà quali altre lusinghe. Realisticamente: meglio che quei soldi, invece dei biscazzieri, li incameri lo Stato (che con le Lotterie infatti si fa una Finanziaria, e con il Totocalcio mantiene il baraccone dello sport): almeno potrà sovvenzionare assistenti sociali e gruppi di Auto mutuo aiuto.

Quello che invece riteniamo inaccettabile è il comportamento del pubblico sul piano culturale. Ci si aspetterebbe un’azione educatrice, tesa ad accrescere le conoscenze, le autodifese, la razionalità della popolazione. Invece assistiamo giornalmente ad un’opposta, indegna campagna mediatica: si esalta il successo facile, la fortuna improvvisa ed immeritata; si propagandano e quindi si avallano gli imbonimenti dei cialtroni che parlano di "ritardi" "combinazioni" e quant’altro; si allestiscono feste mediatiche nell’attesa dei risultati delle estrazioni, o per festeggiare questo o quel vincitore.

Un’autentica vergogna. Quello che passa trionfante è il messaggio per cui nella vita a contare non è l’impegno, ma la fortuna, che bisogna sapere ghermire.

Il tutto molto probabilmente non in base ad un lucido, seppur cinico, calcolo di propaganda di un business. Ma perché quella pare la cultura più appropriata all’intrattenimento di massa.

Insomma, una forse inconsapevole, sicuramente squallida, operazione di rincretinimento della popolazione.

E i cretini, poi giocano.