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QT n. 7, 8 aprile 2006 Servizi

Una valle imbalsamata

Primiero: nuovi progetti per uno sviluppo di vecchio tipo.

Dopo l’elezione dell’allora sindaco di Tonadico Marco Depaoli in Consiglio provinciale, la comunità del Primiero ha avuto difficoltà nel trovare una nuova leadership.

Vecchi personaggi oggi legati al centrodestra (come Marino Simoni) e giovani ambiziosi fortemente legati alle fortune di Depaoli e della Margherita come Cristiano Trotter si sono confrontati e scontrati per mesi, fino a quando le alleanze messe in campo dalla Margherita hanno permesso il prevalere del Trotter portandolo alla presidenza del Comprensorio.

Il parco naturale di Paneveggio-Pale di S. Martino.

In un recente incontro con il presidente della Giunta Provinciale Lorenzo Dellai si è avuta la possibilità di leggere quali siano gli indirizzi dello sviluppo presenti nel Primiero. Si è così dimostrato come lo scontro fra le diverse amministrazioni dei comuni fosse motivato unicamente da un insieme di fratture personali, di rancori di campanile. Nel concreto, nessuno dei contendenti portava contenuti alternativi, proposte per un diverso sviluppo della comunità. Abbiamo assistito ad un parziale rinnovamento di persone, ma non certo di progettualità sociale. Ci si ritrova infatti a leggere i soliti progetti invasivi del territorio, progetti presenti sul tavolo del confronto da vent’anni, i progetti che avevano di fatto banalizzato, immiserito il Piano Parco di Paneveggio- Pale di san Martino e che hanno privato la valle del Cismon di ogni minima originalità.

Ancora si discute del progetto di collegamento Passo Rolle-San Martino di Castrozza. Ovunque si deciderà di far passare questo collegamento si andrà ad invadere delle aree di alto valore paesaggistico o naturalistico. O si andrà ad incidere in modo irreversibile l’area della riserva integrale dei laghi di Colbricon, o si sarà costretti a passare attraverso Cavallazza, l’area di svernamento dei camosci, l’area teatro dei grandi voli dell’aquila reale, l’area costituita dai massi erranti della parte terminale della catena porfirica del Lagorai e che ci porta verso est nel fascino delle torri delle Pale di San Martino, i monti tanto cari a Dino Buzzati...

Anche sulla questione golf si rimane fermi agli anni Ottanta. Resasi impraticabile la realizzazione del campo in Val Canali, proprio all’entrata del cuore del parco naturale, ci si vorrebbe spostare in località Osne, adiacente all’abitato di Fiera di Primiero; un campo di golf che servirebbe una comunità di ottomila residenti e che andrebbe ad incidere in modo determinante sulle aree prative oggi libere e destinate alla coltivazione del foraggio.

Il lago di Calaita.

Ritorna anche un altro progetto impattante, la cosiddetta fondovia San Martino di Castrozza-Calaita. Si tratta di una lunga pista di fondo che da San Martino, attraverso boschi integri e di alta qualità, attraverserebbe tutto il versante del Primiero per arrivare al lago di Calaita, sopra il Vanoi. Seguendo le norme sulla sicurezza oggi in vigore per le piste, non si tratterebbe solo di collegare fra loro parte delle strade forestali esistenti, ma di trasformarle in tracciati larghi fino a sette metri, con movimenti terra notevoli, incisioni di versanti ripidi, rendendo appetibili in tempi brevi investimenti e speculazioni in rifugi, in pesanti trasformazioni di baite per portare lungo il percorso una serie di servizi sempre più richiesti dal turista. Anche in questo caso, vista la pesante antropizzazione portata nel cuore della foresta del Primiero, i danni ambientali risulterebbero molto più invasivi di quanto non sia dato di vedere leggendo in modo superficiale una carta geografica.

Come si vede, le attenzioni portate a Dellai dagli amministrazioni del Primiero interessano solo il turismo e la strategica partita della gestione delle risorse idroelettriche attraverso la società ACSM Spa e Primiero Energia.

Non si è parlato invece dei bisogni essenziali della popolazione locale, cioè dei servizi di base che le famiglie attendono da anni che vengano realizzati: asili nido, trasporti pubblici più efficienti, promozione scolastica e formativa, innovazione nel lavoro e diversificazione dell’offerta. Non si è nemmeno parlato della innovativa proposta avanzata al Primiero dal Parco delle Dolomiti bellunesi. Nino Martino, direttore del parco più efficiente d’Italia, ha proposto ai comuni del Primiero di costituire in territorio trentino delle aree-cuscinetto del parco, quindi di avviare attraverso questo passaggio, un sistema di protezione della natura in rete, un corridoio ecologico significativo, come già avvenuto sul versante friulano, costruendo la contiguità di aree protette più estesa dell’arco alpino. Al di là dell’obiettivo prioritario della conservazione della natura e del paesaggio, si costruirebbero in tal modo delle opportunità di sviluppo significative, l’adesione dei comuni e delle aziende a specifiche carte di qualità dello sviluppo e del prodotto, l’utilizzo di un marchio di un parco prestigioso, la richiesta di maggiori incentivi allo Stato con ricadute importanti sull’agricoltura e la selvicoltura, centri visitatori che costruirebbero laboratori di cultura, conoscenze, di base per avviare e consolidare sui territori dell’area alpina ricerca scientifica.

I comuni del Primiero si sono limitati a prendere atto della proposta, ma dal silenzio tenuto durante l’incontro con Dellai si è capito che al momento non sono disponibili ad offrire alcuno spiraglio di confronto.

E’ peraltro significativo che mentre in Trentino la Giunta provinciale di centrosinistra propone la riforma dei parchi naturali offrendo ai comuni la gestione delle storiche foreste demaniali (cioè aprendole all’attività venatoria), in Piemonte la regione, anch’essa governata dal centrosinistra, si muove in direzione opposta, elaborando una riforma dei parchi e della legislazione ambientale di profilo moderno e flessibile, con l’individuazione di nuove aree dove tutelare la biodiversità, la costruzione di una efficace rete dei parchi naturali e dei biotopi, un collegamento stretto fra i parchi, gli istituti universitari e la ricerca.

Dalla periferia orientale del Trentino continuano dunque ad arrivare segnali di immobilismo. Non si tratta di un’azione conservatrice vera e propria. E’ grave prendere atto che oggi si ritrovi a governare il comprensorio l’assenza di fantasia, la cancellazione dell’innovazione, il silenzio sulle progettualità sociali. Sì è fermi agli anni Settanta. Come poi accaduto durante il confronto sul piano parco degli anni Novanta, si legge lo sviluppo di una collettività legato solo al turismo, un settore economico capace di offrire precarietà, debole propensione all’innovazione, redditi che ricadono solo su una ristretta minoranza della popolazione.