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QT n. 6, 24 marzo 2007 Cover story

Il Trentino dei cervelli

Il nuovo Centro di Ricerca mente-cervello di Mattarello: un esempio del Trentino che si sta attrezzando per il futuro. Con grandi speranze e aspettative, ma anche con incertezze e qualche perplessità.

“Finora il cervello potevamo studiarlo solo esaminando i cervelli ammalati, lesi. Non è un metodo molto produttivo: è come volere studiare una macchina sulla base dei pezzi rotti. E difatti i risultati sono quello che sono, del cervello non possiamo dire di sapere molto". Questo mi diceva il prof. Paolo Legrenzi, ordinario di psicologia alla Iuav, ai margini del seminario – rigorosamente in inglese – "Mind/Brain Sciences" (le scienze della mente e del cervello) tenutosi all’auditorium del Mart.

Nelle foto la mappatura del cervello attraverso la Risonanza Magnetica a 4 tesla nel laboratorio di Mattarello del nuovo Centro di ricerca. (Foto Marco Parisi)

Questo finora. Ma adesso, con questa nuova macchina?

"Adesso vedremo. Si aprono nuove opportunità".

Lo stesso concetto, in termini più diplomatici, lo ha poi esposto il prof. Alfonso Caramazza, direttore del nuovo Centro Mente/Cervello articolato tra Mattarello e Rovereto. "Fino a pochi anni fa i nostri studi erano concentrati sui pazienti cerebro-lesi: per capire i rapporti tra aree cerebrali lese e conseguenti disabilità, per esempio, abbiamo visto come varie parti della zona sinistra del cervello presiedono all’articolazione del linguaggio. Ora il grande passo in avanti: invece di riferirci ai cervelli lesionati, possiamo osservare il cervello mentre pensa".

Questa quindi la nuova frontiera, aperta con le macchine per la Risonanza Magnetica a 4 Tesla, come quella – unica in Italia, seconda in Europa - approdata al nuovo Laboratorio inaugurato in questi giorni a Mattarello.

La rilevanza della cosa era testimoniata dalla schiera di studiosi, da tutta Europa e dall’America, convenuti per l’inaugurazione e soprattutto per il seminario. Le congratulazioni e gli auguri per il nuovo centro di ricerca si sprecavano.

Appariva a proprio agio il presidente Lorenzo Dellai, pur con il braccio al collo per gli esiti di una rovinosa caduta sugli sci. Ed in effetti, l’attenzione per l’Università e la ricerca è una costante vera della politica di Dellai, che in tali ambienti riscuote quindi consensi convinti e dividendi politici, oggi particolarmente apprezzati, quando invece in altri ambiti – rapporti con le periferie e correttezza amministrativa, tanto per fare i recenti più clamorosi esempi - i nodi vengono anche brutalmente al pettine. Per l’ex principe Lorenzo era quindi una bella giornata; e meritata: "Stiamo investendo non solo per contrastare la fuga dei cervelli, ma anche per favorirne il rientro: il prof. Caramazza (in effetti più a suo agio con l’inglese che con l’italiano, n.d.r.) è venuto qui lasciando l’Università di Harvard" - affermava con orgoglio. E gli esponenti della comunità scientifica non potevano non dimostrare apprezzamento per una realtà locale che su di loro investe in maniera significativa, attraverso la Provincia ma pure attraverso la Fondazione Caritro.

Non si poteva non riandare all’analoga recente inaugurazione del Centro di ricerca Microsoft a Povo. Come sta andando? C’erano tante aspettative...

"Beh, la migliore risposta l’ha appena data la stessa Microsoft – ci rispondeva il rettore Davide Bassi – Hanno speso mezzo miliardo di dollari per dotare il centro di un cluster" (un insieme di computer connessi tramite una rete telematica, che si suddividono le elaborazioni permettendo di raggiungere una elevatissima potenza di calcolo n.d.r.). E Bill Gates non investe in una realtà che vivacchia.

Eppure il problema del rapporto tra ricerca e realtà locale non è risolto una volta per tutte: "Scontiamo ancora tutte le panzane raccontate a suo tempo da Stringa - mi confidava uno dei presenti, alludendo alla buonanima del primo direttore dell’Irst, passato alla storia locale per la serie di mirabolanti promesse di nuove scoperte del suo centro di ricerca (l’arcivernice, il super-robot, l’intelligenza artificiale, il super-calcolatore, l’interprete artificiale che avrebbe reso superfluo lo studio delle lingue...) – Dobbiamo stare molto attenti quando promettiamo ricadute sull’economia e la popolazione".

Foto Berardinatti.

In effetti anche nella presentazione del nuovo centro era evidente una ricerca del consenso presso la comunità locale. Di qui qualche svarione nel sottolineare l’importanza dell’ambito di ricerca ("Conoscere come funziona il cervello ci permetterebbe di capire come la mente possa generare cose come l’Olocausto" - asseriva il direttore Caramazza, senza rendersi conto di come il fantascientifico obiettivo può suscitare apprensioni di controlli totalizzanti in stile orwelliano); e soprattutto una tensione a giustificare il mega-investimento della nuova macchina con ipotesi di suoi utilizzi in campo sanitario. La macchina infatti è una risonanza magnetica, pur particolare nelle sue altissime prestazioni. Sarà da vedere se un suo utilizzo sanitario non sia una cosa incongrua, come la classica Formula 1 usata per andare a comperare le sigarette. D’altra parte Caramazza, nell’intervista a pag. 16, contesta questa lettura.

L’ambito della ricerca è comunque affascinante; e la visita ai laboratori lo confermava. L’obiettivo di vedere quali parti del cervello sono attivate quando si compie questa o quell’azione, è indubbiamente rivoluzionario, e foriero di ulteriori, sterminate applicazioni.

Certo, corrono brividi nella schiena. Come quando Caramazza evidenzia una parte di materia grigia preposta a svolgere un’azione (molto semplice, tipo alzare un bicchiere) e un’altra che invece prende la decisione di fare quell’azione: "Sì, sorge qualche problema etico – ammette – quando andiamo a studiare le ‘intenzioni’ di una persona." Appunto, George Orwell, altro che le nostre ridicole leggi sulla privacy.

Ma questa è la scienza, baby. Le sue scoperte possono essere utilizzate in positivo o in negativo; lo scopo è dare sempre nuovi strumenti all’uomo: come poi li utilizzerà è un campo aperto. E vedere come funziona il cervello, come si sviluppa la conoscenza, è un orizzonte semplicemente affascinante.

Al nuovo centro, i nostri migliori auguri. Ne avrà bisogno. Aprirlo in poco tempo, pur con tutto il sostegno di Provincia e Università, non deve essere stata una cosa facile. "Tra poco devo assolutamente lasciarvi, ho un appuntamento inderogabile, devo andare ad assistere a un saggio di mia figlia a Rovereto – confessava Caramazza durante la cerimonia di inaugurazione – La sua presenza e quella di mia moglie è stato un conforto imprescindibile: da solo, senza di loro, non ce la avrei mai fatta".