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QT n. 3, marzo 2010 Trentagiorni

Il “Trento e lode” di Renzo Piano

Rendering del nuovo quartiere all’ex-Michelin, da “Sette”, supplemento del Corriere della Sera.

“Nelle sue molte interviste parla di tanti suoi progetti. Ma non di questo all’ex-Michelin - avevamo chiesto a Renzo Piano, nella sua ultima conferenza stampa a Trento - Come mai? Se ne vergogna? Non ha potuto realizzare quello che voleva?”

“No, no - rispondeva l’architetto - è che io parlo, e i giornalisti scrivono quello che vogliono. E preferiscono scrivere di grattacieli alti duecento piani, invece che di un quartiere rispettoso del contesto. Ma non abbia paura, ne parlerò. E quando sarà realizzato, ne parleranno anche gli altri”.

Sono passati alcuni mesi, e Piano è stato di parola: l’ultimo numero di Sette, supplemento al Corriere della Sera, ospita quattro pagine di una sua intervista, “Trento e lode” “Renzo Piano ridisegna (in verde) un pezzo di città”.

Nell’articolo l’estensore (Antonio D’Orrico, più noto come critico letterario) segue pari pari il copione previsto da Piano: vorrebbe parlare di grattacieli, l’architetto invece gli parla del quartiere in riva all’Adige, e lui, pur lamentandosi, si adegua: Time sostiene che l’architettura americana del ventunesimo secolo passerà alla storia come l’Età di Piano (The Age of Piano) “e lei invece mi porta fuori strada, mi porta a Trento...”.

L’architetto, paziente, spiega: “Guardi che si tratta di una grande opera, di una grande scommessa. Anzi, sono tante scommesse. Gliele elenco...” E parla delle tematiche energetiche, ambientali, e di quelle urbanistiche, come far vivere un quartiere nuovo, come dargli il senso di appartenenza a una comunità, ecc.

L’intervistatore riporta gli aspetti ecosostenibili, l’esempio di architettura verde, funzionale eppur bella, che vorrà essere il quartiere di Piano. Gli altri temi, l’inserimento nella città, la presenza del fiume, la vivibilità del quartiere, forse più problematici, rimangono nella penna.

Ma possiamo accontentarci. Per la città è un bello spot. A questo punto non resta che aspettare e vedere se la realizzazione manterrà le promesse.

Intanto ci prenotiamo per una nostra intervista all’architetto.

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Trento si merita Renzo Piano?
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Commenti (1)

alberto rossi

Non sono d'accordo sul fatto che i sindaci si rivolgano ad architetti famosi dai nomi altisonanti e dalle parcelle stellari per mascherare incapacità di governare del consiglio comunale.
Mi spiego meglio, un grande nome per un grande progetto mette tutti in pace e di buon accordo, ma i nostri giovani, i nostri ingegneri neo laureati dove sono finiti, in questo modo avranno poche possibilità perchè il mercato si rivolge solo ai grandi, e la politica si dimentica di loro
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