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QT n. 5, maggio 2014 Servizi

Parliamo d’Europa

...con tre candidati, rispettivamente della Lista Tsipras, Del PD e del M5s. E valutiamo le loro risposte.

Le elezioni del 25 maggio sono un’ottima occasione, anche per chi si intitola Questotrentino, di parlare d’Europa, tema importante quanto negletto. Come interlocutori abbiamo scelto tre candidati molto diversi, eppur particolari. Innanzitutto Argyris Panagopoulos, greco e candidato nella Circoscrizione Nord-Ovest per la Lista Tsipras, interessante esperimento di lista transnazionale (anche se limitata a Grecia e Italia) in cui candidano anche autorevoli (Barbara Spinelli) e acute (Curzio Maltese) personalità dell’intellettualità di sinistra; poi il trentino Cristiano Zanella dei 5 Stelle, che nelle risposte si prende qualche libertà rispetto all’ortodossia grillesca (confidiamo che Casaleggio non legga QT); infine il trevigiano Andrea Zanoni, parlamentare europeo uscente, che col Trentino ha già intessuto interessanti rapporti in merito alle tematiche ambientali, a iniziare dalla PiRuBi (su cui segue la linea ambientalista da noi prevalente, non quella asfaltista prevalente in Veneto).

Questa volta, data l’ampiezza ed eterogeneità dei temi, pur assegnando voti alle singole risposte, ci siamo astenuti da troppo presuntuose pagelle finali.

Nel ‘97-98, quando si definì l’area euro, sembrava che ci si stesse avviando a un’Unione Europea politica. Poi fu chiaro che, oltre alla Gran Bretagna, anche la Francia facesse prevalere un “interesse nazionale” rispetto a uno comune; e in breve anche gli opinionisti italiani (vil razza dannata) sentenziarono che era logico e giusto che anche noi anteponessimo il nostro interesse nazionale. Gli esiti si sono visti. E ora? Noi continuiamo a rappresentare (più male che bene) in Europa gli interessi dell’Italia o contribuiamo a creare un interesse europeo?

Argyris Panagopoulos (Tsipras)

Argyris Panagopoulos (Tsipras)

La lista Tsipras si configura come una particolarità italiana, intesa a cambiare gli equilibri in Europa, contro l’Europa monetarista, dei banchieri, dei poteri forti, che arricchiscono aumentando le disuguaglianze ed impoverendo la popolazione. In questa situazione i partiti come il PD italiano e l’Spd tedesca governano ovunque col centro destra e difatti le politiche intraprese cambiano di molto poco nei vari paesi.

Ma in una lista sovranazionale come la vostra, gli eletti intendono rappresentare interessi nazionali o europei?

I partiti attuali non sono nemmeno orientati agli interessi nazionali ma, ovunque, a quelli dei poteri forti. A questi partiti, a queste forze economiche noi contrapponiamo la sinistra che vuole ricostruire l’Europa.

Molto netto e chiaro, ma troppo semplicistico. L’idea che ci sia una regia occulta delle banche per favorire i soliti noti rischia di essere fuorviante o al limite parziale. Voto: 5.

Cristiano Zanella (M5S)

Cristiano Zanella (M5S)

Ora come ora è un’Europa solo economica, così non va bene, ci vuole una vera integrazione tra gli stati per arrivare a uno stato federale, sul tipo degli Usa. Il fatto è che nessuno vuole demandare ad altre istanze i propri interessi e privilegi, spesso derivanti da rapporti con le lobby. A queste negatività va sommata l’assenza di sovranità monetaria da parte dell’UE, che ha una moneta gestita da una banca di fatto privata. Questi i punti da superare.

Non ci capiamo. Vogliamo un’Europa politica, però la Banca centrale non ha sovranità monetaria e deve rispondere agli interessi dei singoli stati e delle lobby. Tutto giusto: ma il Movimento 5 stelle non vuole ritornare alle monete nazionali, non vuole stracciare i trattati?

Voto: a Zanella 7, a Grillo 3.

Andrea Zanoni (PD)

Andrea Zanoni (Pd)

Dobbiamo contribuire a far crescere l’Europa, tutta; contemporaneamente, fra i tanti problemi europei, bisogna saper risolvere quelli dei cittadini italiani, in particolare quelli del proprio collegio.

Si rischia una contrapposizione?

Faccio un esempio concreto: sono stato relatore della nuova direttiva per la Valutazione d’Impatto Ambientale, e sono riuscito a inserire con una settantina di emendamenti la tutela di una serie di questioni che interessano sì innanzitutto il Nord Est, ma che andranno a beneficiare tutti i cittadini europei: assicurare nei controlli tempistiche certe, trasparenza, assenza di conflitto di interessi sono cose positive per tutti. Poi, in generale ho visto i rappresentanti tedeschi e polacchi sbattere i pugni sul tavolo e portare a casa risultati; non così gli italiani, ma perché sono tra i più assenti. I risultati li puoi portare a casa anzitutto se sei relatore, e se lavori; io per raggiungere gli obiettivi ho dovuto tenere più di cento incontri.

In quello che lei dice appaiono conflitti di interesse tra le varie nazioni.

Si riscontrano soprattutto nel Consiglio dell’Unione Europea, composto dai ministri degli stati membri, un’istituzione a mio avviso ridondante e che nella realtà funziona da lobby degli stati membri; anche perché prevede votazioni a maggioranza qualificata, finisce con il bloccare direttive e regolamenti (ad esempio quella sugli Ogm) a tutela spesso di interessi particolari.

Riuscire a mettere insieme i problemi e risolverli “contemporaneamente” è una bella impresa. Comunque l’intenzione c’è. Finalmente poi si parla di qualcosa di concreto. Voto: 7.


Europa più grande o più coesa? L’allargamento, effettuato con troppo giulivo entusiasmo agli inizi del decennio scorso, auspice in prima linea l’Inghilterra (che capiva che un’Unione con tanti paesi, con le votazioni all’unanimità, sarebbe stata inconcludente) è cosa fatta. E ora? Può avere senso un’Europa a due velocità, in cui il discrimine non sia tanto la robustezza economica ma la disponibilità all’integrazione? E come si integrano paesi come l’Ungheria? E si procede ancora con ulteriori allargamenti (Ucraina, o per altro verso Turchia)?

Panagopoulos

Non so perché gli ucraini vogliano venire in Ue, so che la Romania versa in una situazione drammatica, la Polonia sta forse un po’ meglio. Con l’Unione Europea l’integrazione sociale politica non c’è stata, sono invece aumentate le disparità economiche sociali, un campo in cui abbiamo superato gli stessi Stati Uniti. Il meccanismo è chiaro: mettono in contrapposizione i lavoratori dei vari paesi, spostando il lavoro là dove è più sottopagato e meno tutelato, ottenendo un progressivo abbassamento degli stipendi e delle condizioni sociali di tutti. Noi vogliamo una politica europea ben diversa, un’altra politica agricola, una banca europea che generi lavoro.

Probabilmente gli ucraini vogliono entrare nell’Unione perché pensano che sia un’occasione di sviluppo. Troppa ideologia in questa risposta che elude completamente la domanda di carattere geopolitico. Voto: 5.

Zanella

L’allargamento dell’Unione, lasciata priva di strumenti di decisione politica, ha portato all’attuale declino. Ulteriori allargamenti non farebbero che peggiorare la situazione. La soluzione può essere una vera unione, ma superando l’attuale deficit democratico, per cui il parlamento europeo non ha potestà legislativa su molte materie, e l’iniziativa legislativa è quasi tutta della Commissione. Prima di tutto bisogna risolvere questi nodi tra gli attuali membri. E poi il budget è ridicolo, 150 miliardi l’anno per tutta l’Europa, un sesto del bilancio italiano, e metà va in politica agricola.

Davvero europeista! I problemi evidenziati sono seri. Sulla questione allargamento: è innegabile che l’Europa con 28 membri forzatamente unanimi si è inceppata, tuttavia se i Paesi dell’est Europa non entravano dieci anni fa adesso sarebbero ancora appetibili per le mire espansionistiche di Putin. Bisogna tenere conto anche di questo. Voto: 6.

Zanoni

Dovremo migliorare l’Europa attuale, i casi come quelli dell’Ungheria (governo poco democratico o intollerante verso le minoranze) vanno risolti con le sanzioni. Invece lo strumento delle sanzioni è oggi troppo lento, ipergarantista, si è di manica larga con gli stati membri che non rispettano le prescrizioni. Per guardare in casa nostra, l’Italia ha 119 procedure d’infrazione, su temi come lavoro, economia, ambiente, trasporti, il che vuol dire che i nostri cittadini hanno meno diritti degli altri. Il presidente della Commissione Barroso non ha fatto un buon lavoro su questo, ritengo che Schultz invece, in particolare su lavoro, ambiente, diritti, potrebbe farlo.

Non risponde alla domanda generale, ma parla d’altro; è un fatto però che l’Europa ci garantisca più del nostro paese. Voto: 5,5.


Europa delle lobby: come si contrasta?

Zanella

Non è un caso che una legge sul conflitto d’interessi a livello europeo non si riesca a farla passare. Le lobby si contrastano con più democrazia: dal momento che agiscono soprattutto sulla Commissione e sul Consiglio d’Europa (che non è eletto ma formato dai ministri dei vari governi), la loro influenza la si riduce dando più centralità al Parlamento e introducendo la democrazia diretta (referendum propositivi a livello europeo).

Buone soluzioni. Voto: 7.

Zanoni

Le lobby sono accreditate in parlamento, esercitano pressioni fortissime, soprattutto sui relatori di nuove norme; io come relatore ho avuto a che fare con le lobby ambientali (anzi, anti-ambientali, petrolieri, Ogm, ecc), ne ho incontrate una cinquantina, e sanno usare metodi molto avvolgenti: ti mettono a disposizione consulenze, mezzi, e poi ti condizionano.

E allora, che si può fare?

Possono intervenire solo gli elettori, che devono valutare curriculum, credibilità, risultati dei candidati.

Speriamo... Voto: 6.


Tutti o quasi sono per una politica economica espansiva (Obama sì, Merkel no) che sappia distinguere le esigenze dei popoli da quelli delle banche. Questo postula una redistribuzione del reddito verso il basso come presupposto della politica economica (in quanto aumenterebbe i consumi, e quindi la domanda e l’occupazione)?

Panagopoulos

L’eurozona ha un problema politico di fondo, è un’unione monetaria senza politica economica. O meglio, la politica consiste nel sacrificare tutto sull’altare del feticcio del debito pubblico. Attenzione, la Ue, all’inizio, non aveva globalmente debito, e anche ora dopo la crisi del 2008-9, ha un debito molto più basso degli Usa o del Giappone; sono stati i poteri forti europei a decidere a tavolino di imporre l’austerità, che sta distruggendo i paesi. Ci doveva invece essere una decisione politica, del tipo di quella del dopoguerra quando proprio alla Germania fu cancellato il debito. Per questo chiediamo una conferenza per arrivare a questa cancellazione, le banche hanno già incassato interessi da strozzini, cui si deve porre fine. Lo dice la storia: i grandi debiti non sono mai stati pagati, vedi appunto la Germania dopo entrambe le due guerre.

Interessante analisi. Il problema è veramente politico: si è voluto seguire lo schema liberista che è fallito. Cancellare completamente il debito è ipotesi impossibile da realizzare, comunque è giusto parlarne. Voto: 7,5.

Zanella

Sicuramente il problema della redistribuzione è fondamentale: in questi anni anche in Europa è aumentata la polarizzazione della ricchezza. Difatti anche a livello europeo ci sono delle petizioni per la costituzione di un reddito minimo di cittadinanza.

Buona idea, che può essere concretizzata solo armonizzando le economie e le legislazioni degli Stati. Un cammino molto lungo. Voto: 7.

Zanoni

Bisogna stare attenti a tutte le componenti della società, sia l’impresa, sia il ceto medio, sia le classi disagiate. E non possiamo pensare a un’Europa super tecnologica lasciando indietro pezzi di società. E intendiamoci, la tecnologia è la risposta giusta, abbiamo un tessuto economico che potrebbe dare ottime risposte, è l’unica soluzione per essere competitivi, non certo la compressione di salari e diritti.

Puntare sulla tecnologia è giusto, ma non basta. Occorre rivedere tutto il modello produttivo. Voto: 6.


Oltre ai Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), ci sono tanti nuovi paesi che si stanno affacciando alla ribalta economica mondiale, trasformandosi velocemente e spesso anche, tutto sommato, positivamente. In questo nuovo mondo che si va delineando, qual è, dal punto di vista economico, politico e sociale, il posto dell’Europa?

Zanella

L’Europa ha enormi potenzialità, sia come numero di abitanti che come tradizioni, potrebbe essere il traino del benessere collettivo mondiale, dovrebbe diventare l’attore del dialogo internazionale, se solo gli stati rinunciassero a quote di sovranità in favore di un livello superiore.

Ma Grillo non comunica sull’Europa un messaggio solo distruttivo?

Come movimento noi siamo molto europeisti, siamo quasi tutti della generazione Erasmus, abbiamo vissuto quell’entusiasmo, sgretolatosi poi con l’Europa solo monetaria, bisogna tornare a quella visione.

Tante buone intenzioni, troppe contraddizioni. Voto: 5.

Zanoni

L’Europa può essere, nel mondo, all’avanguardia. Sta diventando la locomotiva sui provvedimenti di contrasto ai cambiamenti climatici, il Parlamento ha impegnato la Commissione europea a ridurre l’anidride carbonica del 20% per il 2020, del 90% per il 2050, il che comporta una rivoluzione nel modo di costruire edifici, trasportare merci, produrre energia, tutti cambiamenti per i quali dovremo investire 250 miliardi. Ma sono soldi che rientreranno come minori spese in petrolio e materie prime, e saremo all’avanguardia: stiamo mettendo in piedi il sistema industriale del futuro. Questo è il ruolo dell’Europa.

Concordiamo con l’analisi. Questo davvero è il compito dell’Europa. Voto: 7.


Politiche dei territori: e la montagna?

Panagopoulos

Non possono esserci isole di felicità, le economie del Trentino Alto Adige iniziano ora a soffrire e soffriranno ancor di più, le peculiarità autonomistiche della vostra regione saranno eliminate, per i poteri forti l’economia deve essere unica, la precarietà del lavoro generalizzata, è stupido pensare che le autonomie si salvino.

Non riusciamo a seguire il ragionamento. Il problema è esattamente opposto: l’Europa va verso la frammentazione. Voto: 4,5.

Zanella

È uno dei grandi problemi, si parla sempre di grandi zone produttive, industriali, e si lasciano perdere le zone periferiche. Le ipotizzate aggregazioni delle regioni alpine, come ad esempio l’Euregio o il Gect (Gruppo europeo di cooperazione territoriale) tra Trento, Bolzano e Innsbruck, sarebbero molto positive, ma in realtà non sono prese seriamente dai nostri amministratori, che le utilizzano solo come slogan propagandistici. Così anche AlpeAdria, non si capisce se per ignoranza o mancanza di visione strategica.

Giusto. Occorre lavorare su queste aggregazioni. Voto: 7.

Zanoni

Le politiche europee si realizzano attraverso due tipi di normative: i regolamenti e le direttive. Sulle tematiche in cui è importante differenziare l’applicazione, si utilizzano le direttive, che nelle prescrizioni europee arrivano fino a un certo livello, oltre il quale si lascia che intervengano gli Stati e i territori, che hanno così la possibilità di articolare le norme in funzione delle diverse esigenze, vedi appunto il caso le diversificazioni tra pianura e montagna.

Questo dal punto di vista procedurale. Quali sono i contenuti concreti? Voto: 5,5.