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QT n. 6, giugno 2018 Trentagiorni

Il Corriere low-cost

Il Corriere del Trentino e quello dell’Alto Adige sono stati investiti in pieno da una ristrutturazione, cioè riduzione d’organico, in questo caso chiamato “efficientamento”.

Enrico Franco

A prima vista la cosa non dovrebbe stupire: la carta stampata, si sa, pressata dalla concorrenza del web è ovunque in crisi. In particolare Rizzoli-Corriere della Sera MediaGroup, da quando è passato nelle mani di Umberto Cairo, è stato attraversato da una pesante razionalizzazione. In buona sostanza il punto di riferimento di Cairo sono le aziende low-cost. Il che non vuol dire aziende sgangherate, bensì molto efficienti. Lo si era già visto, in maniera plastica e anche simpatica, nel caso della rete La7 della Cairo Communication: Maurizio Crozza dagli stessi schermi della 7 sbeffeggiava una riduzione dei costi presentata come grottesca, ma in realtà la rete acquisiva audience e prestigio, dando ampio e qualificato spazio all’informazione.

E il Corriere del Trentino? Aveva – per una low cost - troppo personale? O forse non riusciva a raggiungere gli obiettivi prefissati?

Ricordiamo che i fogli dedicati alla nostra regione sono venduti assieme all’edizione nazionale. E quando, nel 2003 nacque l’edizione locale, il progetto era conquistare nuovi lettori al Corrierone, sempre in lotta con Repubblica per la primazia nazionale. “L’obiettivo era registrare un incremento delle vendite del 20%. Dopo un anno fu invece del 43% - puntualizza il direttore Enrico Franco - I lettori li abbiamo prima conquistati e poi tenuti: nel confronto con Repubblica noi qui siamo andati sempre meglio rispetto al resto del paese”.

L’orgoglio di Franco non è fasullo. In effetti il Corriere del Trentino ha saputo trovare il suo spazio. Indubbiamente grazie alla sua formula 2x1 - paghi un giornale e ne prendi due, uno nazionale e uno locale – ma anche grazie alle caratteristiche, alla qualità della sua informazione. Poche pagine (in genere 16, contro le 56 o più de L’Adige), ha dovuto fare di necessità virtù (che è appunto il modello low cost): informazione asciutta, essenziale, poco spazio alla cronaca nera (impossibili le 12 pagine riservate all’assassinio efferato, ma anche le 4 quando muoiono in motocicletta dei ragazzi, subito santificati ed elevati ad angeli della comunità). Oculata, precisa, con poche sbavature, l’informazione politica; a tratti più discutibile l’informazione economica, ma senza dubbio molto migliore di quella della concorrenza; utilizzo di molteplici editorialisti esterni, con gli immancabili tromboni, ma anche con firme indipendenti e significative.

Un giornale quindi che ha saputo acquistare autorevolezza e ricoprire un ruolo. Ed inserirsi nelle vendite tra le due storiche testate locali, il Trentino e L’Adige. Tutto questo con 8 giornalisti a tempo indeterminato a Trento ed altrettanti a Bolzano, un caporedattore in comune, e il direttore che copriva Trento, Bolzano, Bologna.

Poi, graduale, la stretta. La pianta organica di 17 giornalisti in regione ha cominciato a vacillare: i contratti a tempo indeterminato non sono stati sostituiti con assunzioni, ma con contratti di un anno, o anche di meno di sei mesi. “Solo grazie all’altissima professionalità di questi colleghi, che per di più hanno lavorato senza il riconoscimento degli straordinari, abbiamo potuto garantire la qualità del giornale – prosegue Franco – Però, nel momento in cui mi son reso conto di non riuscire più a tutelare i colleghi come avrei voluto, ho messo sul piatto le mie dimissioni: presentate a gennaio, firmate a maggio, effettive dal primo giugno. E sia chiaro: le mie non saranno dimissioni incentivate, non voglio incentivi, ma solo quanto prevede il contratto”.

Ma dove vuole andare a parare la proprietà?

“Non si vogliono più rinnovare tutti i contratti a termine – ci dice Marika Giovannini, del Cdr – Bensì distaccare una parte a Padova, creando un cosiddetto “desk centrale” che centralmente gestisca le pagine di cultura, spettacoli, sport, e gli inserti, di tutte le edizioni del Nord Est. Noi stiamo trattando, loro ci dicono che è un ‘efficientamento’”.

A noi, la stessa parola ci sembra sintomatica. E’ la sindrome della low cost: efficientare, ridurre, limare i costi. Processo tutt’altro che folle. Che però, come insegna proprio la capostipite delle low cost, Ryanair, deve avere dei limiti, pena lo scadimento del servizio, a livelli poi difficilmente recuperabili.

Il Corriere del Trentino ha già saputo essere efficiente ed economico, ma soprattutto credibile. Lo dimostrano anche i tanti attestati di solidarietà in questi giorni giunti al giornale da ogni parte della società trentina. Cui, con totale sincerità aggiungiamo i nostri.

Ma questo progetto, di ulteriori riduzioni, e soprattutto spostamenti in altre sedi dei giornalisti, è compatibile con un giornale locale di qualità? Per esempio: cosa si può scrivere, a Padova, del dibattito culturale in Trentino? Ci sembra che qui si applichino teorie efficientiste che prescindono dalle caratteristiche di quella particolare merce che è l’informazione soprattutto locale. Che innanzitutto è cultura: capacità di vivere, capire, intersecarsi con la realtà cui ci si intende rivolgere.

A noi sembra che questa volta Cairo stia non solo raschiando, ma sfondando il barile. La low cost compromette se stessa.

Il problema è che sarebbe un danno per l’intera nostra comunità: il Corriere è stato ed è una realtà importante, depotenziarlo sarebbe un impoverimento per tutti.