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QT n. 5, maggio 2019 Trentagiorni

Tempesta Vaia: il Trentino non si muove

Il legname resta a terra preda di parassiti, le aste di vendita rimangono deserte, la burocrazia la fa da padrona, mentre nel vicino Alto Adige ne hanno già raccolto la metà

Alberi abbattuti dalla tempesta Vaia

In prossimità dell’estate è bene ritornare a riflettere sulla tempesta Vaia. Molti boschi, specialmente nella parte orientale della provincia, sono devastati: si sono stimati 3 milioni e 600 mila metri cubi di schianti e gran parte di questo patrimonio rimarrà a terra. Il Trentino ha dimostrato di essersi trovato impreparato ad affrontare l’evento: a oggi non si sono raccolti nemmeno il 10% degli schianti, mentre nella vicina provincia di Bolzano il 50% degli schianti è già stato asportato.

Ma c’è di peggio: molti, troppi enti - Comuni e ASUC - non hanno ancora venduto il legname. Non si riescono a fare le aste e quando si fanno il legname rimane invenduto. Si è così perduto un inverno di lavoro nonostante un inverno generoso, privo di nevicate.

Il legname a terra nel corso dell’estate sarà attaccato dalle muffe, e poi ancora dagli scolitidi, i parassiti del legno. In pochi mesi un patrimonio che già oggi viene svenduto a 15-20 euro il metro cubo lo si metterà all’asta come imballaggio a 7-10 euro. Come mai tanta inefficienza in casa nostra mentre nella provincia vicina, che dispone di un’autonomia identica, si è intervenuti con prontezza e efficacia?

Una prima risposta la si trova nelle scelte della Provincia. Mentre a Bolzano si sono incentivati economicamente i proprietari nel recupero del legname, da noi si è investito in una commissione che sembra abbia solo ingarbugliato una burocrazia troppo complessa. Il dirigente Raffaele de Col, l’ideatore di Metroland e di altri fantasiosi progetti funiviari (Marmolada, cremagliera di San Martino di Castrozza), invece di sburocratizzare le procedure di vendita sta ideando nuove strade di penetrazione nei boschi: strade anche ad alto impatto paesaggistico, che apriranno ferite non rimarginabili nel cuore dei boschi, strade che comunque, per essere costruite, dovranno passare attraverso progetti e autorizzazioni in iter burocratici, seppur semplificati, mai adatti però a una simile emergenza.

Quanto alle aste di vendita, non si comprende perché alcuni comuni fin da febbraio abbiano venduto ingenti quantità di legname (Telve di Valsugana, Baselga di Pinè, ecc.) mentre altri siano ancora fermi. Gli amministratori scaricano le responsabilità sui segretari comunali e sui loro uffici tecnici, altri scaricano sui diktat imposti dalla Camera di Commercio che gestisce queste aste. La solita Italia. Nel frattempo, invece di venire utilizzato nelle segherie, italiane o austriache non importa, il legname giace a terra: farà da incubatoio ai parassiti. Questi ultimi, in autunno ma specialmente il prossimo anno, andranno all’attacco di quanto rimasto in piedi dei nostri boschi. Come avviene ormai da due decenni in tutta Europa. Per l’anno in corso si sa che a nord delle Alpi sono a terra 50 milioni di metri cubi di legname e che altri 22 milioni saranno attaccati dal bostrico e diversi parassiti del legno.

Sembra proprio non ci si renda conto delle conseguenze di tanta passività: attenderemo la costruzione di queste strade per poi andare a recuperare legname idoneo solo alla cippatura. Chiedendo poi ai potenziali acquirenti, imploranti in ginocchio, di liberare le vaste estensioni di territorio devastato.