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QT n. 7, luglio 2022 Cover story

NOT-PAT, il malaffare

Ufficialmente affossato il progetto Guerrato, con motivazioni pesantissime e sprezzanti. Eppure gli erano state aperte autostrade. C’è del marcio nella struttura della PAT.

La coppia Fugatti De Col si è arresa: ha riconosciuto che il progetto del Nuovo Ospedale da loro incredibilmente approvato, sostenuto, difeso, “non è approvabile perché non soddisfa le esigenze sanitarie espresse dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari”.

Non solo, questo progetto prima approvato e glorificato, ora viene giudicato “inadeguabile” nel senso che “la natura e il contenuto delle modifiche progettuali necessarie” per garantire il rispetto di quanto richiesto nel bando di gara “risultano talmente incisive e sostanziali da determinare quale conseguenza quella di comportare una ri-progettazione dell’impostazione progettuale vincitrice della procedura di gara”.

Insomma, dicono i nostri, il progetto che abbiamo fatto vincere è talmente distante da quanto abbiamo richiesto, da non poter essere modificato. È una schifezza totale, irrimediabile.

Ma allora, scusate, perché l’avete approvato, perché l’avete dichiarato vincitore? Eravate ubriachi?

Ora, la vicenda si è svolta in un lungo arco di tempo, coinvolge diverse persone e strutture dell’Amministrazione, e per questo è inquietante e gravissima. Per capirne i contorni dobbiamo giocoforza approfondire.

Partiamo dunque dall’ultimo atto. La determinazione del 9 giugno scorso con cui l’ingegner Raffaele De Col - dirigente generale della Pat, braccio destro (e anche sinistro) del presidente Maurizio Fugatti e RUP (Responsabile Unico di Procedimento) della gara d’appalto del NOT - non approva il progetto di ospedale presentato dalla società Guerrato Spa e da lui (De Col) dichiarato vincitore nel gennaio 2020.

L’ingegnere ora accoglie in pieno l’analisi spietata che del progetto in questi mesi ha fatto la Conferenza dei Servizi, usando parole definitive, finanche sprezzanti.

Tale analisi si svolge su due livelli: il primo è quello del progetto preliminare (con cui la Guerrato aveva “vinto” la gara); progetto al quale, essendo clamorosamente deficitario (rispetto ai dettati del bando di gara e alle normative relative alle strutture ospedaliere), è stato necessario apportare delle modifiche richieste dalla Pat stessa: di qui il secondo livello, l’analisi del progetto modificato. Ne esce un quadro sconfortante, né il primo progetto, né quello rivisto sono minimamente accettabili.

Vediamo solo alcuni punti, peraltro in parte già noti ai nostri lettori, in quanto queste clamorose deficienze le avevamo ampiamente rilevate (e De Col & soci facevano finta di niente).

Iniziamo dall’incredibile posizionamento della centrale elettrica ed altri macchinari “nel 2° piano interrato in un'area a rischio esondazione e, in più, in adiacenza ad un'autorimessa con oltre 600 posti macchina” con la conseguenza di “non rispettare i principi di sicurezza e di affidabilità”.

Di fronte alle pesanti osservazioni della Prevenzione Incendi, la Guerrato modifica radicalmente tutto il progetto, “eliminando in toto sia il 2° piano interrato sia il parcheggio esterno interrato multiplano (a 3 livelli)”, aggiunge un piano e trasla verso l’alto l’intera struttura. Ora, queste non sono più modifiche di dettaglio, lamenta la Conferenza dei Servizi, cambia tutto, è un altro progetto con presumibili altri costi, e inoltre si perdono 600 posti auto interrati, cui va aggiunta (causa la nuova collocazione dell’elisuperficie, come poi vedremo) la perdita del parcheggio multipiano di 3 livelli, pari a ben metri quadrati 23.346.

Insomma, il progetto preliminare (che, ricordiamolo sempre, era stato approvato dalla Commissione di Gara) era così sballato che, per rimediare all’irresponsabile posizionamento delle centrali elettriche sotto il livello della falda, si stravolge tutta la struttura e si perdono i parcheggi. Di fronte ai ripetuti rilievi della Provincia, la Guerrato entra in confusione e si arrende “con la nota di data 21 marzo 2022, di fatto ritira le proposte di modifica ad oggi avanzate, non trovando alcuna soluzione tecnica-progettuale che porti i locali tecnici sopra la quota di sicurezza”.

Il triste destino dell’elicottero

Parlavamo dell’elisuperficie. Che in realtà devono essere due, una sulla copertura dell’edificio, e una di back-up (cioè di riserva, e per velivoli ingombranti) a livello del terreno. Il progetto preliminare (approvato dalla Commissione di gara e dal Responsabile Unico De Col, ripetiamolo alla nausea) posiziona l’elisuperficie a terra, in una posizione per niente idonea, in quanto “i sentieri di atterraggio/interferiscono sia con i volumi di progetto (Torre dell’accoglienza) sia con le realtà circostanti l’area di concessione (linee elettriche alta tensione)”. Vale a dire: l’elicottero che trasporta gli ammalati rischia di schiantarsi contro la stessa parete dell’ospedale o di impigliarsi nei fili dell’alta tensione.

Non solo. Il bando di gara prescriveva che l’elisuperficie dovesse prevedere una direzione di approdo e di decollo Nord-Sud, causa la conformazione della Valle dell’Adige e la direzione dei venti dominanti. Il progetto della Guerrato invece, contro ogni minimale conoscenza aeronautica, prevede “”un cono di approdo e di decollo esclusivamente con direzione Est-Ovest”, con il risultato che “un elicottero, destabilizzato dal vento di traverso, potrebbe andare a schiantarsi sui parcheggi o sulla tangenziale, se non addirittura andare a finire (ancora!) contro l’edificio dell’ospedale”.

La Guerrato cerca di rimediare ricollocando l’elisuperficie di fronte all’ingresso del pronto soccorso. Così facendo però elimina il progettato parcheggio multipiano e i suoi 696 posti auto.

Il triste destino degli immunodepressi

Un altro punto lungamente e minuziosamente contestato sono i percorsi interni. Decisivi in un ospedale, in cui – affinché non si trasformi in coltura e diffusione di millanta virus e germi - si deve assolutamente separare il pulito dallo sporco, i sani dagli infetti. Orbene, il progetto preliminare presenta svariate manchevolezze proprio su questo punto. La determina porta solo “un esempio su tutti” (e aggiunge “senza peraltro voler significare che gli altri siano meno rilevanti”, cioè è tutto sbagliato): l’area delle degenze di oncologia-radioterapia è raggiungibile solo attraversando ematologia, dove ci sono gli immunodepressi, o infettivologia dove ci sono i pazienti infetti. Vale a dire, i degenti di oncologia, i loro visitatori, come pure il personale sanitario, finiscono con il dare l’ultima mazzata agli immunodepressi, e al contempo a farsi infettare dagli infetti. Ma si può?

Anche qui, di fronte ai rilievi, la Guerrato presenta delle modifiche al progetto. Sposta scale ed ascensori, disegna nuovi corridoi, e in questa maniera risolve la promiscuità per i visitatori e gli utenti degli ambulatori, ma non per i degenti e il personale sanitario, che ancora devono attraversare ematologia e infettivologia, con i noti risultati.

Le stanze sparite

C’è poi tutto il tema dell’ospedale troppo piccolo. QT aveva riportato lo studio di diversi tecnici, che denunciavano come il progetto della Guerrato incongruamente risparmiasse prevedendo meno stanze di degenza, meno locali ecc, rispetto a quanto previsto dal bando di gara: 20.314 metri quadri (una superficie come 200 appartamenti) in meno di quanto richiesto, le 50 stanze previste in Ostetricia ridotte a 34, le 14 in Infettivologia ridotte a 10, e via così, risparmiando a destra e manca, tanto la Commissione di gara mica se ne accorge.

La Determina di De Col non affronta queste mancanze, né lo fa – dai documenti che noi abbiamo – la Conferenza dei Servizi: forse la Guerrato, modificando il progetto ed aggiungendo un piano, ha anche rimediato ad alcune delle più vistose manchevolezze. Ma quelle che rimangono sono una marea.

Vediamone alcune: gli studi per i dirigenti sanitari sono 20 invece di 41, le 500 postazioni di lavoro per medici e infermieri sono drasticamente ridotte, così pure le segreterie, sale riunioni ecc; nel progetto rivisto si rimedia, ma con tutta una serie di aggiunte, spostamenti, taglia e incolla per cui la già precaria organizzazione funzionale ne esce ulteriormente e definitivamente terremotata. Gli spogliatoi per il personale sanitario sono dimensionati su 1.270 utenti invece di 2.650 come richiesto. I posti mensa sono 478 in un’unica grande sala, invece che 600 in più sale. I servizi igienici per il personale (3000 dipendenti con una presenza giornaliera di circa 1900 persone) sono numericamente insufficienti, in alcune aree sono del tutto assenti, costringendo il personale a lunghi percorsi ed incongrui attraversamenti di altre aree. Mancano nelle vicinanze del blocco operatorio le aree per l’attesa dei parenti; nella Casa del parto mancano l’ accettazione e la zona attesa parenti, due stanze per i medici di guardia, la sala ristoro con bagno per gli operatori, gli studi per 25 medici, la sala riunioni per 30 persone.

Potremmo continuare per un altro paio di pagine a riportare tutta una serie di ulteriori gravi carenze e difformità dalle richieste del bando, per ognuna delle quali il RUP De Col così scrive: la carenza “è da sola sufficiente a giustificare la mancata approvazione del progetto Guerrato.“

Gli elogi della Commissione di Gara

Questo quindi è un punto fermo: il progetto non ha senso alcuno, un ospedale del genere sarebbe inagibile se non addirittura pericoloso.

Gli ingegneri della Guerrato si sono dati molto da fare per cercare di raddrizzare una baracca cadente, ma invano, il progetto preliminare, quello approvato dalla Commissione di Gara, è così scombiccherato che non c’è proprio niente da fare. “Inemendabile” come sentenzia De Col.

Ma allora il problema è a monte: come ha fatto la Commissione di Gara ad approvarlo? E non lo ha fatto storcendo il naso, ma con valutazioni entusiastiche: ”L’offerta risponde in termini molto buoni alle richieste formulate nei documenti di gara e agli obiettivi dell’amministrazione committente, sotto i profili dell’organizzazione e della distribuzione funzionale, dell’integrazione organizzativa e dell’umanizzazione”. E ancora: “La proposta progettuale si presenta molto buona, essendo l’ospedale concepito come un organismo funzionale, in cui le attività sono correlate...”.

Non c’è solo questo aspetto. Come abbiamo visto, la Commissione, il RUP, la PAT, hanno favorito la Guerrato spa non solo approvando il suo progetto impresentabile, ma anche passando sopra alla sua fragilità economica. Ricordiamolo: Guerrato esce dal concordato preventivo 11 giorni DOPO la scadenza dei termini di presentazione del progetto del NOT (cui può partecipare solo grazie a una proroga); quindi fa il progetto in fretta e furia, con i risultati che abbiamo visto; come partner finanziario si trova un’opaca società maltese, la Auriga srl, con un giro di affari misero (398.000 euro che dovrebbero garantire i 140 milioni di costi di costruzione) e che soprattutto non risponde a minimali requisiti di trasparenza fissati dalla Banca d’Italia nel valutare i finanziatori di un appalto; infine si fa garantire la fideiussione da una assicurazione rumena, la City Insurance, gestita - da personaggi finiti nelle inchieste sul riciclaggio dei soldi della camorra - con vistose irregolarità, che l’hanno portata prima alla sospensione del diritto di operare in Italia, e poi, il 9 febbraio scorso, al fallimento.

Un’impresa gracile, una finanziaria opaca,

ma per la Pat va tutto bene

Come è possibile tutto questo? Come hanno fatto gli uffici provinciali ad ammettere in gara una società del genere? I dubbi si allargano: ancora la solita Commissione di Gara, che doveva valutare anche le affidabilità finanziarie e invece si rivela anche qui orba e cieca, anche se una sentenza del TAR la invitava a rivedere le proprie valutazioni economiche sulla Guerrato. Ancora il solito Responsabile Unico De Col. Però qui sono investiti anche altri soggetti. Ad iniziare dal Servizio Appalti della PAT, che il giorno 3 agosto del 2020, di fronte alla sentenza del TAR di cui sopra, afferma che “sul piano sostanziale (evidenziazione nostra) vi è coerenza tra il Piano Economico finanziario e la manifestazione di interesse del finanziatore”, cioè Auriga è società valida e solida, pienamente in grado di sostenere la pericolante Guerrato. In barba alle linee guida e agli specifici provvedimenti degli enti regolatori, Banca d’Italia e IVASS (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) la PAT decide che Guerrato e Auriga sono partner affidabili.

Nell’articolo che segue parliamo più nello specifico dei singoli membri della sciagurata Commissione di Gara, quelli che hanno fatto vincere il progetto impresentabile. Nel box a fianco riportiamo le frasi altisonanti in difesa del progetto, della Guerrato, della Commissione, ripetutamente, per mesi, espresse da De Col.

Quello che qui ci interessa è il disegno complessivo. Vediamo infatti una pluralità di persone,da diverse posizioni, tecniche e politiche, convergere per arrivare, contro ogni logica, all’affidamento dell’appalto a una società traballante su un progetto impresentabile.

È una serie lunga ed incredibile, di errori, omissioni, cialtronaggini, di chi deve verificare e non lo fa? Oppure c’è del metodo in questa follia?

Su questa seconda ipotesi si è mossa l’autorità giudiziaria, che ad oggi ha sequestrato molteplici atti in Provincia ed ha aperto indagini su Antonio Schiro, presidente di Guerrato, e Rosario Fiorentino per Auriga. Reati ipotizzati: turbativa d’asta e falso ideologico. E il numero degli indagati può essere molto più ampio. È l’incombere delle indagini giudiziarie ad aver trasformato De Col (che in qualità di RUP era tenuto a ricoprire “un ruolo attivo anche nella fase di individuazione del contraente ... e a vigilare sul corretto e razionale svolgimento della selezione”) da strenuo difensore del progetto Guerrato come da due anni di dichiarazioni, a implacabile, sferzante accusatore dello stesso progetto, come dalla determina del 9 giugno?

C’è del marcio in Danimarca

Il punto però va oltre l’ingegnere, improvvidamente espostosi in prima linea. Come dicevamo, è stata una pluralità di soggetti a permettere e creare lo scandalo NOT-Guerrato. Non c’è stato un solista, ma un’orchestra.

Diciamolo apertamente: c’è il forte sospetto che in Provincia ci sia del malaffare. E questo è il problema vero, che si tenta di occultare, con gli uggiosi dibattiti su questa o quella localizzazione dell’Ospedale, o i ridicoli inviti a “fare presto”.

Non si farà mai presto, finchè non si smantellerà il malaffare. E forse non è un caso che altre importanti realizzazioni pubbliche si arenino nel nulla, perché affidate – guarda un po’ - a imprese pericolanti, che poi falliscono\scappano lasciando i lavori incompiuti, come nel caso della Tangenziale Nord di Trento. A cui possiamo aggiungere appalti ormai vecchi di anni come il Polo Meccatronica a Rovereto (2016), o la tanto attesa tangenziale di Cles (2017), per i quali, conclusa la gara, non è mai iniziata la fase di cantierizzazione. Sarebbe ora che la politica – se non altro quella all’opposizione – si svegliasse. E che l’opinione pubblica, finora depistata, si facesse sentire.

Altrimenti poi non lamentiamoci se a sbrogliare matasse imputridite deve con tagli draconiani intervenire – ultima dea – l’autorità giudiziaria.