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QT n. 2, febbraio 2023 Servizi

PD: “Niente politica, solo giochi di potere”

La cruda analisi del partito da parte di alcuni giovani amministratori

Nel PD trentino è in corso il confronto, oltre che per il congresso nazionale, per il posto di segretario provinciale. Quest’ultima contesa non ci appassiona. Sono in gara due politici che non ci sembra pensino a un rinnovamento radicale di un partito che ha perso idealità, obiettivi, ceti sociali di riferimento e che si preoccupa solo – e male - dell’autoperpetuazione. Alessandro Dalrì infatti, presentatosi come giovane anti-nomenklatura al precedente congresso, si è rapidamente allineato alla stessa; il suo concorrente Alessandro Betta per reazione cerca di descriversi come movimentista, ma lo conosciamo nel ruolo di sindaco di Arco, sempre contro l’ambiente, a favore del cemento e soprattutto delle lobby. Nessuna speranza quindi.

Abbiamo pertanto cercato di vedere, cosa si pensa nel corpo del partito, chiamando a discutere della sua identità alcuni giovani in esso variamente impegnati: Giacomo Pasquazzo (già sindaco di Ivano Fracena), Gabriele Bertoldi (consigliere comunale a Riva), Elisa Viliotti (già assessora a Pinè) e Tiziano Cova (studente, di Cavalese).

QT: C’è bisogno di un partito di sinistra in questa temperie storica per una serie di motivi, il più cospicuo dei quali è il progressivo impoverimento di una parte consistente della popolazione. In questa situazione la sinistra e in particolare il PD si è ridotto a una associazione cui nulla importa dei problemi della gente e della società, bensì la promozione sociale degli iscritti.

Tiziano Cova: Condivido. Il Pd negli ultimi 11 anni è stato per 10 al governo, vi si è trincerato, ha perso il contatto con la realtà e ha smesso di elaborare un’idea di futuro. Il Covid ha acuito le disuguaglianze. Vorrei un partito che esca dai palazzi e sia a fianco delle persone. Non solo per ascoltarle, ma per elaborare proposte per cambiare veramente la vita. Non solo qualche spot, come fatto negli ultimi anni, qualche bonus o mancetta qua e là.

Tiziano Cova

Gabriele Bertoldi: Ci sono due contesti alla base. Noi siamo una generazione nata ricca, con prospettive di crescita illimitata che si è trovata a vent’anni ad essere buttata fuori da quella crescita e a trovarsi a dire “sarò più povero dei miei genitori”. La generazione che viene dopo di noi non ha avuto nemmeno questo. Ed è consapevole che, qualunque sforzo faccia, la scala sociale è ferma e si troverà problemi, debiti e nessuna prospettiva se non quella di andare all’estero dove la prospettiva non è comunque idilliaca.

Nonostante questo, nonostante Covid, guerre e quant’altro, la politica sta facendo esattamente quello che faceva 15/20 anni fa. Il fatto è che i partiti non hanno più la forza per essere tali, non abbiamo le strutture intermedie, a causa del taglio del finanziamento pubblico fatichiamo a tenere aperte le sedi, e senza una sede non ti incontri, non crei comunità, non fai formazione. E come fai a creare una classe dirigente o banalmente una consapevolezza politica senza formazione? Al momento la speranza è poca, perché non abbiamo gli attrezzi per affrontare i problemi.

Elisa Viliotti: Io però non giustifico la nostra classe dirigente. Sono entrata nel PD nel 2017 come amministratore di un paesino. Mi aspettavo di trovare una comunità guidata da dei leader. I leader valorizzano la base, devono far crescere le nuove generazioni anche sui territori, non solo in città. Invece ho trovato tanto individualismo, persone occupate solo a far crescere se stessi. Sono entrata nel coordinamento provinciale dove ho trovato l’impossibilità di fare, di proporre, perché per primo il nostro segretario non ha mai messo in condizione né i suoi né tantomeno la minoranza di poter fare qualcosa. Gli organi del partito sono completamente destituiti, le decisioni sono prese da pochi e addirittura fuori dal partito.

QT: E chi prende le decisioni?

Viliotti: La nicchia al vertice, che sono i capibastone sopra e oltre i consiglieri provinciali. Ma c’è anche un disegno fuori dal partito su cui non voglio entrare nel merito. Di fatto gli organi interni sono puramente formali. Poi manca il lavoro nelle commissioni, come pure la capacità di gestire il partito come comunità, come organizzazione. Io sono presidente di un’associazione con 22mila iscritti, 46 sottosezioni e lì dentro si lavora, si crea comunità, si cresce. Nulla di questo dentro il PD, manca la volontà e forse anche la competenza. Il nostro partito si è imborghesito, rappresenta una nicchia, non ha nemmeno l’interesse ad occuparsi di alcuni argomenti. Fuori da una fabbrica in crisi c’erano sì i giovani democratici a protestare, ma non c’erano i nostri consiglieri, non c’era il segretario. Né c’è interesse verso i territori, visti come terra di nessuno dove poter andare solo con la scorta del PATT o di Campobase, come se non si fosse in grado di parlare di un modello di sviluppo diverso da quello della città.

Giacomo Pasquazzo: Concordo con questa analisi, ma va implementata: nei territori le persone con una sensibilità progressista ci sono, danno un esempio anche politico, ma purtroppo non si sentono di entrare in un meccanismo di partito, perché vedono la deriva di cui abbiamo parlato. Da amministratore locale (sono consigliere di minoranza in un comune) vedo che nel PD non c’è attenzione alle tematiche che i territori pongono. Ad esempio, sul tema della statale della Valsugana, non è dato sapere quale sia l’idea del PD, che del tema non si occupa perché non lo giudica elettoralmente rilevante: i consiglieri provinciali sono un comitato che si interessa solo di se stessi. Io nel partito sono entrato nel 2007 al tempo delle prime elezioni delle Comunità di Valle: di tutti coloro che allora si erano presentati col PD, quanti ci sono ancora? Molti sono stati emarginati. Altri se ne sono andati quando hanno sperimentato l’impossibilità di far sfociare il lavoro in qualcosa di significativo, con i consiglieri provinciali che pensano solo ad apparire, purtroppo.

Elisa Villotti

QT: avete una visione realistica. Ma noi pensiamo che non sia una deriva recente. Quando con QT c’era Walter Micheli, persona realmente disinteressata, che si era avvicinato al PD o come si chiamava allora, gli chiedemmo come mai avesse smesso di andare alle riunioni: “Non fanno altro che discutere del nuovo statuto”. Quindi il focus, come oggi, erano sempre le regole di “come ci gestiamo i rapporti tra di noi”, mentre lui voleva che si affrontasse il discorso di come Dellai stava vedendo il Trentino alla maniera democristiana 2.0 che era peggio della 1, e voleva si lavorasse per un altro orizzonte. Ma quello non era volutamente all’ordine del giorno, perché avrebbe provocato tensioni, messo in pericolo poltrone, e quindi chi avesse osato proporlo sarebbe stato fatto fuori dal suo stesso partito.

Bertoldi: Le responsabilità di questa situazione sono di tutti, anche nostre. Nel 2018 c’era una buona metà della lista composta da amministratori locali che, nonostante fossero candidature di servizio, hanno portato a casa 700/800 voti a testa. Quindi è anche responsabilità nostra non aver tenuto vivo quel gruppo in questi anni e i valori che esprimeva e invece tuttora ci stiamo incancrenendo a definire le colpe di chi agisce in un modo e chi agisce in un altro, mentre le responsabilità sono tutt’altre. Quando a Riva vado alle case Itea, di chi è il segretario del PD e di cosa fa il PD, non frega niente a nessuno. Il problema è che non c’è neanche più il caposcala che li rappresenta, c’è ogni singolo inquilino per i fatti propri che fatica ad arrivare alla fine del mese. Questi i problemi da affrontare, invece che avere ogni giorno sui giornali quattro articoli su parti diverse del PD che si sparano a vicenda. Poi, ricette pronte non ne abbiamo, i problemi sono nuovi, ma non riusciamo neanche a focalizzarli, anzi, neanche iniziamo.

QT: Il punto è che l’organizzazione risponde ad altre dinamiche, ad altre priorità. Ed è da vent’anni. Come si può pensare di cambiare?

Pasquazzo: Non mi va bene l’idea che si continui a parlare di regole. Vuol dire che c’è qualcuno che non le riconosce e vuole cambiarle. Una comunità che fa di tutto per trovare sistemi sempre diversi, sulle stesse votazioni, ha un problema.

Viliotti: Sono stata presidente della Commissione statuto. Con altre 13 persone abbiamo lavorato un pomeriggio alla settimana per sette mesi. Lo statuto può essere veramente propositivo, può dare strumenti che se valorizzati aprono molto, e il nuovo statuto che entrerà in vigore con questo congresso scardina completamente quegli organi molto chiusi, l’assemblea, il coordinamento, che sono vittime delle correnti che sono paralizzanti, sono il male del PD a livello nazionale e locale. E ora verranno scardinate, facendo partecipare agli organi una serie di attori membri di diritto, da tutti i circoli, gli amministratori locali anche di area civica e non iscritti attraverso la conferenza degli amministratori che avrà un suo coordinatore che sarà rappresentato in segreteria, direzione e assemblea. E avranno voce in capitolo sulle questioni politiche. E’ anche questo il tema: i consiglieri provinciali non portano mai una questione politica dentro gli organi deputati a fare politica. Quindi noi in assemblea continuiamo a parlare, a fare alta dottrina ma non riusciamo a declinare le parole in azioni concrete. Perché per primi i nostri politici non portano i temi. Perché i circoli non funzionano? Perché una volta i consiglieri comunali andavano nel circolo, prima di andare a deliberare in Consiglio, ma ora non si fa più. Non lo fanno i consiglieri comunali di Trento, non lo fanno quelli dei piccoli paesi

Ultima cosa: abbiamo lavorato a questo statuto e anche al regolamento dei circoli, che è stato affossato. Che cercava di far lavorare i circoli non per vicinanza territoriale, ma per questioni. Ad esempio, i circoli di Trento e Rovereto avrebbero lavorato nello stesso ambito in modo da creare politiche che alzano lo sguardo. I circoli di montagna si mettevano insieme perché lì si potevano costruire delle politiche… In questa sede i consiglieri provinciali dovevano fare un po’ da collegamento con la Provincia e attraverso i nostri deputati anche con lo stato, costruendo delle politiche.

Giacomo Pasquazzo

Cova: Io vorrei avere la fiducia che ha Elisa nelle nuove regole. Ma non ce la faccio. Se non c’è la voglia di cambiare, questo partito non cambierà. Partirei da tre cose. La formazione: è necessario portare avanti le scuole di formazione politica che attualmente vengono fatte fuori dai partiti. Secondo: la selezione della classe dirigente va fatta attraverso le primarie, non solo per i ruoli primari, ma anche per le liste per le elezioni. Terzo: come avete detto, è fondamentale dare la priorità ai temi, che si possono sviluppare valorizzando le commissioni nel PD Trentino e i dipartimenti nel PD nazionale. Loro elaborano proposte che poi vanno discusse e votate nei circoli. Così sarebbero gli iscritti a decidere i temi, le riforme che vuole il partito: un cambio di impostazione radicale.

QT: fino a che punto percepite la sensazione che una marea di gente si sente orfana? Orfana di valori che non si vedono nelle scelte concrete?

Bertoldi: Molte volte per strada ti dicono: ma cosa fai nel PD, fai una civica! E hai voglia a spiegare che le civiche sono la morte della democrazia e che invece essere in un partito… Poi però sui temi veri come sanità e lavoro siamo assenti e per sette mesi ci troviamo a discutere delle statuto…

Viliotti: Eh no, lo statuto è decisivo!

Bertoldi: Sto dicendo che l’unica commissione che ha funzionato è quella sullo statuto, ma in una situazione in cui la PAT sta andando per aria, e lo dico da funzionario provinciale, e noi stiamo coprendo i giornali a parlare di regole, statuti, candidati, correnti... Le correnti non si smontano con le norme, ma con le persone che passano dall’essere fedeli a un capobastone all’essere leali rispetto all’idea da portare avanti. Noi in questo momento stiamo morendo di regole.

Pasquazzo: Siamo al punto che c’è stato chi ha sostenuto che il momento partecipativo andava posposto, non si sa bene per quale motivo… Se si parla sempre di regole è perché si ha paura della partecipazione. E quando in un’associazio ne si ha paura dei propri iscritti, è messa molto male.

QT: quindi stai dicendo che nel PD si scoraggia la partecipazione?

Pasquazzo: Per me la politica è un’azione collettiva, credo che qui ne siamo tutti convinti. Mi aspetterei che nel momento cruciale della vita amministrativa della Provincia, l’approvazione del bilancio, se ne discuta. Magari coinvolgendo sindacati, categorie economiche, associazioni. E invece niente. Nel partito non se n’è parlato, non ci se ne occupa. E così, dopo il quindicennio dellaiano, mai c’è stato un momento in cui si sia discusso come andare avanti.

Cova: Il PD non sta facendo niente. A Cavalese il 16 dicembre c’era una presentazione dell’ospedale, 300 persone in sala, sei consiglieri provinciali ma nessuno del PD. Tutti impegnati nel congresso.

Viliotti: Non capisco perché il congresso venga vissuto come un momento di crisi del partito. Questa è la narrazione uscita dai media mentre in realtà il congresso è un momento fertile. È il momento in cui ci si mette a riflettere.

QT: E’ davvero questo che succede?

Viliotti: È questo che succederà, dateci tempo, dobbiamo iniziarlo. In ogni incontro che verrà fatto si parlerà di temi, quindi questo congresso anticiperà, di fatto, quello che è l’inizio della campagna elettorale.

Bertoldi: Ma non lo farà! Non lo sta facendo!

Viliotti: Posto che sono stata io che formalmente ho depositato la mozione che due mesi fa ha chiesto il congresso e le primarie spazzando via gli accordi sottobanco, ritengo che il congresso sia un momento positivo, in cui andremo ad affrontare, con la base, tutti i temi che non sono stati affrontati in quattro anni. Un momento fertile, come lo è stato quello del 2018 e la successiva campagna...

Gabriele Bertoldi

QT: Saremmo felici per il PD se le cose andassero così, ma vorremmo ricordare come il congresso del 2018 portò alla disperata candidatura di Giorgio Tonini, alla disfatta elettorale, e poi a quattro anni di opposizione vergognosamente inesistente. Vorremmo che voi spiegaste grazie a quali dinamiche, a quali forze, questa volta, a differenza di allora, si possa arrivare a ben altra soluzione.

Bertoldi: Non ci sono nuove forze. Le persone sono le stesse, non abbiamo le code fuori dalle sedi che dicono di voler partecipare. E poi, localmente, metà delle persone ci votano perchè ci conoscono di persona, e ti dicono ti voto anche se sei del Pd, non perché sei del PD. A luglio in piazza a Varone c’erano 700 persone, e per Riva sono una cosa mai vista negli ultimi vent’anni, non perché stavamo parlando di PD, ma perché abbiamo posto un problema concreto, la viabilità di Varone. Un problema certamente non di alta politica ma su quello coinvolgi la gente, mentre con i congressi non coinvolgi le persone. Del congresso del PD al 95% delle persone non gliene frega un’emerita mazza. Se non li agganci prima, non vengono perché fai il tuo congresso. Devi dimostrare che affronti i problemi, allora te li tiri anche ad un congresso. Altrimenti saremo i soliti quattro gatti per ogni posto che si tirano le loro tessere e se le portano a votare dicendogli dai, per favore, vieni a votare.

Pasquazzo: Per me la sfida vera è: il centro sinistra è pronto per far sì che la prossima scelta sul candidato presidente sia veramente in mano alle persone e non in mano ad un tavolo di sigle? Insomma, un partito che nasce dalle primarie non può esimersi dal proporre le primarie.

QT: E’ solo uno dei nodi. Però anche le primarie devono essere fatte su delle idee e delle linee politiche, perché alle penultime primarie non c’era nessuna linea politica e così è stato votata una persona inadeguata come Ugo Rossi.

Bertoldi: Se fossimo partiti a novembre e avessimo detto: “Ragazzi, a fine 2023 partono le gare per il servizio idrico. Vogliamo l’acqua pubblica. Cominciamo a fare una battaglia in cui tutti i giorni battiamo su questo punto. E così sulla sanità. In questa maniera ti trovi a contatto con persone nuove e arrivi ad un congresso che diventa rifondativo.

QT: Non è che il PD abbia il tabù per cui certe scelte “sembrano” troppo di sinistra e quindi da evitare? Vedi l’esempio dell’acqua. Parti da un referendum con 27 milioni di persone che hanno detto “la vogliamo pubblica”; in Trentino le elezioni prossime le vinci se dici: le centrali ce le teniamo, l’acqua ce la teniamo. Invece niente. Non è che il PD si limiti da solo, e alcuni temi decida di non affrontarli?

Viliotti: Non ne affrontiamo mai nessuno. In quattro anni non ho partecipato ad una assemblea in cui si sia parlato di un tema politico. È un organismo che vuole autoconservarsi quindi se tu all’interno del PD hai la tua personalità e dici quello che pensi che si discosta dal pensiero “democristiano”, sei fatto fuori.

Bertoldi: Sì, vieni fatto fuori, questo è il punto. I temi caratterizzanti, e quindi divisivi, non emergono perché di volta in volta una corrente ha paura che l’altra ti spari alla schiena. Bisogna smontare fisicamente le correnti

QT: Si può ribaltare il meccanismo?

Viliotti: Lo statuto garantisce la partecipazione di tante figure del mondo civico e associativo o delle associazioni di categoria. E questo fa sì che nei numeri tu non possa più blindare le votazioni garantendoti i voti con le telefonate, perché contano anche tutti gli altri.

Pasquazzo: È vero che anche noi come membri dell’assemblea potevamo portare argomenti, ma la domanda è: se domattina tu poni il tema dell’acqua o della mobilità, c’è lo spazio per farlo? Perchè molto spesso la risposta è: “non è questo il momento”.

Cova: Per come la vedo io, il problema non sono tanto le regole o i congressi, ma che al PD serve coraggio. E coraggio vuol dire rischiare. Quando si parla di temi non bisogna star lì a sentire tutti come è successo, ad esempio, sulla questione del biologico, non puoi ascoltar tutti e voler accontentare qualsiasi stakeholder. Bisogna decidere. Studiare e poi decidere, rischiare anche, la volta dopo, di non entrare più in consiglio provinciale. Ma devi portare avanti le tue idee. Non si può fare i democristiani per sempre.

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