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QT n. 4, 21 febbraio 1998 L’editoriale

Legge elettorale: c’è modo e modo di perdere

I guai non vengono mai da soli. La sfilacciata discussione senza prospettive della riforma elettorale, condotta, ormai fuori tempo massimo, riserva infatti alla sinistra e alle forze dell'Ulivo sgradevoli sorprese supplementari, rispetto a quelle che ragionevolmente si potevano mettere in conto.

Un tempo si diceva: persa la battaglia, salviamo almeno l'onore. Nel nostro caso, per le forze della coalizione di centrosinistra, l'onore consiste, nel dimostrare, insieme, di aver fatto fino alla fine il proprio dovere per produrre una legge capace di dare una prospettiva di governo del Trentino.

Su questo s ' era investito tutto il credito della sinistra nel corso della legislatura. Con quest'obiettivo s'era deciso, in condizioni proibitive, di avviare un 'esperienza di giunta con le componenti centriste e autonomiste. Era stato questo il collante fra la sinistra che era entrata in giunta e quella che era rimasta all'opposizione.

Dimostrarsi impraticabile rendere produttiva quell'esperienza, a tempi diversi, ma sostanzialmente uniti nelle analisi e nei propositi, le forze di sinistra abbandonarono giunta, PATT e popolari, pur di non affogare nelle sabbie mobili degli inutili rinvii senza fine. Un gesto politico forte, che poteva dare a tutti i protagonisti lo slancio per un impegno convinto, concordato fra quanti ritengono disastroso iniziare la legislatura alle stesse condizioni con cui si chiuderà l'attuale.

Non è stato così. Mentre si sfarinano fino al ridicolo le proposte di riforma (dal premio di maggioranza, alla soglia del 5%, alla soglia naturale, al probabile nulla), la sinistra dissolve, su questo, ogni profilo e impegno d'insieme. Ognuno si muove da solo o con improbabili compagni di strada. Nessuno pensa a salvare un dato essenziale: la possibilità di poter insieme affermare che la battaglia per la riforma era e resta un patrimonio di tutto il centro-sinistra. Un pilastro utile su cui incardinare anche altri elementi programmatici comuni di una proposta elettorale, convincente e credibile.

Si è già rilevato che si paga su questo un imperdonabile silenzio e una colpevole ignavia dell'Ulivo e dei suoi vertici. Questo non giustifica, tuttavia, la conclusione miseranda di una battaglia che presentava difficoltà enormi per essere vinta, ma che aveva una sua grande dignità politica. Una battaglia che riscuoteva, per la prima volta, forti adesioni da parte del mondo sociale e produttivo.

C'è modo e modo anche di perdere. Questo andare alla sconfitta in ordine sparso, con gravi segni di incattivimento reciproco, non prelude a niente di buono, non solo per i destini della riforma, ma anche del clima più generale, con cui avviare, in modo concertato la campagna elettorale per il prossimo autunno. Il Consiglio regionale sarà riconvocato a marzo per affossare, in una babele di linguaggi, la riforma che volevamo. Non dovrebbe essere una richiesta fuori dal mondo che la sinistra recuperi una lingua sola, che se non convincerà nessuno in un 'assemblea disgraziatamente protesa solo a salvare se stessa, possa almeno essere compresa dai cittadini che guardano attoniti l'incredibile fine di questa necessaria battaglia.

In queste ultime settimane sembra essersi disincagliata la nave della riforma della Regione a livello parlamentare. La regione Trentino-Alto Adige sarà costituita su base confederale dalle due province di Trento e Balzano. Questo apre per un futuro che non sarà immediato, ma ormai neppure lontanissimo, una prospettiva nuova: quella di poter varare nel Consiglio provinciale di Trento le proposte di riforma per una democrazia governante e una reale alternanza di governo. Anche guardando agli impegni futuri, non c'è una ragione sola che giustifichi, per le forze riformiste, questo procedere, sul tema, in ordine sparso. Un elementare spirito di preveggenza dovrebbe far comprendere che non si può rinunciare a cuor leggero ad una proposta comune consolidata, alla necessità esprimere quello sforzo di sintesi che su molti fronti è il problema politico più forte nel disgregato Trentino di oggi.