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QT n. 6, 20 marzo 1999 Servizi

Olimpiadi, non è tutto oro...

Le candidature italiane ai giochi olimpici invernali del 2006: più i rischi o i vantaggi?

Mentre l’attività dello sci alpino continua un lento declino, la lotta delle località alpine per ottenere lo svolgimento delle Olimpiadi invernali del 2006 entra nella fase più accesa, quella decisiva. Infatti nel giugno di quest’anno il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) sceglierà le località all’interno di un lotto che comprende sei concorrenti: la favorita Sion in Svizzera, Torino-Sestriere in Italia, Helsinki in Finlandia, Poprad Tatry in Slovacchia, Zakopane in Polonia e Klagenfurt in Austria.

Non si tratta solo di prestigio, del fatto di avere l’attenzione di tutti i media internazionali, ma l’avvio di un giro d’affari impressionante, con tutti gli aspetti negativi già riscontrati a Nagano, o ad Albertville.

Fermeremo la nostra attenzione sulle due località che interessano l’Italia e che sembra abbiano qualche possibilità di frenare la vittoria di Sion: se questo non avverrà, come hanno già detto i due comitati organizzatori, si sarà trattato di un ottimo allenamento in vista dell’appuntamento del 2010.

Cominciamo con Torino-Sestriere: le Olimpiadi della Fiat come vengono definite. Si dovranno costruire i nuovi trampolini per il salto (55 miliardi di spesa previsti), la pista da bob (del costo di 76 miliardi), lo stadio dell’hockey e del pattinaggio in città, vicino allo Stadio delle Alpi (245 miliardi).

Infrastrutture grandiose, di difficile utilizzo e gestione nel futuro, veri e propri monumenti dello spreco dicono i giovani dei centri sociali, le associazioni ambientaliste tutte unite.

Occasione di riqualificazione ambientale - ribattono gli assessori verdi del Comune di Torino e della Provincia che si scontrano col loro capogruppo Pasquale Cavaliere, allineato con le sensibilità dell’associazionismo. Sinistra e centro-destra parlano lo stesso linguaggio e sollecitano l’intervento autorevole del Governo nel sostegno della candidatura.

I timori delle associazioni non riguardano solo le opere destinate ad ospitare le gare: mettono in evidenza come Bardonecchia abbia avuto l’unico Consiglio comunale del nord-Italia sciolto per infiltrazioni mafiose; come Sestriere sia ormai simbolo di broglio cronometrico (ricordate le false misure del salto in lungo o il cronometraggio dello slalom parallelo di Tomba?); e come attorno all’autostrada del Fréjus fioriscano continui scandali.

L’Associazione industriali vuole l’appuntamento non tanto per le gare in se stesse, ma per ottenere l’alta velocità ferroviaria, la Torino-Pinerolo, altre strade, l’ampliamento dell’aeroporto, uno sviluppo edilizio speculativo.

L’altra candidata, a prima vista, porta certamente un abito più leggero ed ha la peculiarità di unire tre città e tre regioni: Klagenfurt in Carinzia, Tarvisio in Friuli Venezia Giulia e la slovena Kraniska Gora.

Vengono presentate come le Olimpiadi transfrontaliere, le Olimpiadi "ohne Grenze", ma viene da chiedersi se davvero con questo appuntamento si abbattano gli steccati reali, si superino i campanili, si costruisca la fratellanza fra popolazioni diverse, si ricostruisca un’etica dello sport del dopo-doping, come si legge nella pubblicistica del Comitato organizzatore.

Si dice che tutte le strutture sono già realizzate all’80% e già questo è un falso: quanto esiste di realizzato va praticamente demolito e ricostruito. All’Austria spettano le gare di sci alpino, all’Italia il fondo, il free-style e lo slalom femminile, bob e slittino a Cortina, alla Slovenia l’hockey, il salto e lo slalom maschile.

L’associazionismo ambientalista, assieme ai verdi, appoggia la candidatura, mentre il Cai fa addirittura parte del Comitato Organizzatore; solo Mountain Wilderness rimane contraria, accompagnata da un silenzio velato da dissenso da parte di Italia Nostra. Chi è contrario teme in modo particolare il dopo Olimpiadi: infatti sono pronti grandi progetti di viabilità transfrontaliera rivolti a nord e ad est delle Alpi, è pronta la speculazione immobiliare, specie a Tarvisio, Sappada ed in Slovenia.

Queste due italiane sono candidature che hanno qualche possibilità di contrastare Sion, ma in Svizzera il fronte favorevole è compatto, gli ambientalisti non hanno preso posizione, solo la Sovraintendenza ai beni archeologici ha espresso perplessità riguardo la scelta del sito che ospiterà le piste di bob.

E’ fuori di dubbio come gli appuntamenti abbiano oggi dimensioni tali che risulta difficile renderli compatibili con l’ambiente e le dinamiche dei paesi e delle cittadine dell’arco alpino. La ripetizione negli aspetti più deteriori degli ultimi appuntamenti internazionali è evidente, specie nel versante piemontese.

Durante questi mesi la Cipra, l’associazione che riassume il confronto interno all’associazionismo ambientalista delle Alpi, ha provato a lanciare alcuni messaggi di riflessione in merito allo svolgimento di questi grandi appuntamenti internazionali, presentando un’antologia degli scempi del passato e giungendo, attraverso un’accurata analisi, a delle richieste rivolte al CIO dal quale si vorrebbe:

- che lo sviluppo sostenibile debba uscire dalla genericità e assumere carattere giuridico vincolante;

- che le competizioni debbano portare ad un miglioramento durevole della qualità della vita delle popolazioni ospitanti;

- che si offrano garanzie certe di partecipazione alle scelte e vi sia l’espressione di un larghissimo consenso da parte dei cittadini fin dalla presentazione delle candidature.

In pratica, secondo questi princìpi, le grandi manifestazioni sportive potranno essere accettate solo laddove, grazie al loro svolgimento, la situazione locale, economica ed ecologica del territorio potrà risultare sensibilmente migliorata.

Queste garanzie non sono certo state garantite da parte delle due candidate italiane: ad occidente sta trionfando la logica delle opere monumentali, mentre nelle Alpi orientali, accanto alla superficialità delle proposte, si attende il via delle conseguenti speculazioni edilizie.