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QT n. 9, 4 maggio 2002 Servizi

Sport e turismo: un’occasione mancata

Come la valle di Fiemme si prepara ai mondiali di sci nordico del 2003.

In vista dei mondiali di sci nordico dell’inverno 2003 la valle di Fiemme cerca di rifarsi una nuova immagine. Si devono dimenticare i mondiali del 1991, quelli di Mondialfiemme, della distruzione dell’intero corso dell’Avisio e delle tangenti legate alla costruzione della strada di fondovalle: come si è espresso involontariamente ma con efficacia un imprenditore, "bisogna darse ‘na man de bianco".

La strada di fondovalle in Fiemme.

Finalmente le intenzioni delle amministrazioni pubbliche e del Comitato dei Mondiali sono state rese pubbliche in un incontro a Cavalese. Sono stati illustrati percorsi già fin troppo delineati, obiettivi precisi, quindi scelte importanti, affermando come questi progetti siano nati dal basso, avendo raccolto il parere di 647 persone e interviste guidate a 481 turisti, e coinvolto 12 categorie sociali.

Numeri che lasciano perplessi: ad una prima lettura subito ci si accorge che mancano troppi dei tanto decantati opinion leaders: vengono citate le associazioni ambientaliste ed i sindacati, ma nessun dirigente di queste associazioni o del mondo del lavoro afferma di essere stato coinvolto nella stesura del programma o nell’indicazione di priorità, se non a cose decise e non più modificabili.

Un altro dato concreto. Nessun Consiglio comunale ha ancora avuto la possibilità di veder illustrato il progetto e quindi discuterlo. Con buona probabilità il sindaco di Cavalese Mauro Gilmozzi ed il comitato dei Mondiali con l’organizzazione del confronto del 19 aprile ritengono di aver offerto una risposta esauriente alla domanda di partecipazione e coinvolgimento presente in valle. Quell’incontro invece è stato una passerella dei vari responsabili dei progetti, che hanno coperto uno spazio di oltre due ore e lasciato venti miseri minuti ad un presunto dibattito, con i presenti ormai sfiniti.

Entriamo nel merito dei contenuti. Il "Progetto Turismo" presenta aspetti interessanti ed innovativi, urgenti da affrontare e risolvere non solo in valle di Fiemme: la formazione degli operatori turistici ad esempio, operatori - si scrive - che causa il benessere frenano l’innovazione ricercando risultati immediati ed hanno una scarsa propensione al confronto ed al cambiamento.

Un progetto mobilità, confuso e debole, in troppi passaggi, anche pericoloso e datato. Un progetto alleanze, meritevole di attenzione ma ancora inadeguato. In tempi stretti si pone un obiettivo ambizioso, importante e condiviso: costruire un consorzio di valle per la gestione delle strutture turistico - sportive. Un progetto di rilancio del mercato e dell’immagine della valle, la via dei formaggi delle Dolomiti ed un imprecisato e ambiguo accordo sulle questioni ambientali della valle.

Gia da questi titoli si intuisce la parzialità del progetto: non sono minimamente presenti le reali esigenze del vivere in valle, le questioni sociali aperte da decenni e che non vengono affrontate, un’analisi urbanistica e paesaggistica del territorio. Mentre nell’arco alpino, anche nelle vallate dove il turismo è economia trainante, si progettano sinergie fra le diverse economie, si investe in cultura e nei saperi, in valle di Fiemme il dato prevalente del progetto si chiama viabilità-mobilità. Culturalmente non è cambiato nulla dalla situazione che precedeva i mondiali del 1991, vi è solo presenza di maggiore grazia, di un certo stile.

Chi sono i soggetti forti dei cinque progetti? Ai vertici di un ipotetico triangolo troviamo le amministrazioni comunali, le società impiantistiche, gli albergatori. Vi sono anche altre presenze, ma sono tutte subordinate alle esigenze di queste tre categorie. Gli stessi comuni dimostrano giorno per giorno come le amministrazioni comunali rispondano ormai alle sole esigenze di impiantisti e albergatori.

Entrando poi nel merito dei progetti, si rimane sconcertati. Il primo obiettivo sul quale investire viene indicato nella formazione. Cosa si intende fare? Cambiare la scuola da istituzione formativa in azienda di servizio e risorsa per la collettività attraverso nuove forme di integrazione tra scuola e mondo del lavoro, la formazione linguistica, la formazione imprenditoriale. Come vogliono Berlusconi e Letizia Moratti. La società che si trasforma in azienda. La scuola che invece di costruire formazione si pone l’obiettivo dell’addestramento e dell’apprendistato. In tutti i capitoli del progetto non troviamo infatti una sola parola rivolta alla cultura, alla storia della valle, alla formazione, anche scolastica, dei lavoratori già occupati.

Anche il secondo progetto, quello che riguarda la viabilità e la mobilità, lascia perplessi. In assenza totale di qualunque riflessione urbanistica, si decidono obiettivi che, se realizzati, incideranno in modo irreversibile sulla qualità ambientale e paesaggistica della valle. E’ un progetto contraddittorio che investe importanti energie nella costituzione di un servizio di trasporto pubblico urbano a livello di valle e contemporaneamente programma strade.

Chi si rilegge i documenti del Comitato pro valle di Fiemme degli anni ’80, il comitato che si oppose alla costruzione della strada di fondovalle, ritrova negli obiettivi di questo progetto una serie di conseguenze già allora denunciate: ampliamenti di strade dal fondovalle verso monte, circonvallazioni di paesi, tunnel a Cavalese e Tesero, il tunnel verso il Vanoi, la previsione di parcheggi esterni agli abitati. Sono tutte conseguenze della errata scelta urbanistica della strada di fondovalle e che oggi si presume siano reali esigenze del turismo del futuro. Senza motivazioni e riflessioni si boccia invece un possibile collegamento del fondovalle con l’alta montagna attraverso la costruzione di funivie (proposta del piano traffico della giunta provinciale, assessore Grisenti). Oggi come allora si pretende di decidere su temi tanto importanti ed invasivi senza aver minimamente studiato le reali esigenze della mobilità della valle.

Se realizzato, sarebbe poi devastante il progetto che riguarda la viabilità minore: si intenderebbe collegare i vari comuni con le strade di bosco a mezza quota ed intorno ai paesi per favorire, si dice, l’utilizzo turistico delle mountain bike e dell’ippotrekking. I servizi forestali trentini da anni fanno il possibile affinché le strade forestali non siano collegate fra comune e comune, con l’intento di facilitare il controllo sul territorio (si pensi al bracconaggio), per impedire l’uso delle strade forestali ai mezzi motorizzati, per evitare un eccesso di antropizzazione in questi ambiti pur sempre delicati e che ospitano non solo piante, ma anche fauna oggi a rischio, come i tetraonidi o altri volatili.

Il terzo progetto, quello che riguarda le alleanze, raccoglie ormai un’esigenza fondamentale della valle. Ci sono campi di calcio, piccoli ed importanti, sparsi in ogni comune, piste di atletica, piscine e palestre, palazzi dei congressi e teatri, si tengono in valle eventi sportivi e culturali di grande valenza. Tutto questo viene gestito in modo frammentato e con grande dispendio di risorse economiche ed umane, senza alcuna attenzione al coordinamento dell’immagine e degli eventi. Se si riuscisse ad affidare ad un’unica società di gestione tutto questo insieme di attività, senza dubbio i comuni della valle potrebbero trovare notevoli risparmi e i cittadini e i turisti incontrare risposte coordinate ed efficaci alle loro esigenze di gestione del tempo libero.

Il progetto immagine e comunicazione risente della parzialità del gruppo di lavoro. Un gruppo di lavoro composto da amministratori comunali e albergatori, privo di ogni altra energia e sensibilità: nelle proposte non si trova quindi altro che sci, sci, e neve.

A parte la strada dei formaggi delle Dolomiti, che riprende esperienze positive da anni avviate in Svizzera, è opportuno soffermarsi sull’ultimo capitolo, intitolato "Accordo volontario della valle di Fiemme".

Da tempo in valle si parla di ambiente alquanto a sproposito. Ci sono agenzie o presunte associazioni ambientaliste, moderate come amano definirsi (parliamo della CEIBA, quella che ha proposto gli impianti in Val Jumela ecocertificati…) che insistono nel fomentare confusione sul reale significato dei termini.

Per costruire sviluppo sostenibile ritengono sia sufficiente convincere le aziende ad assumere le certificazioni EMAS della Comunità europea o la norma ISO 14001. Ma qualunque addetto ai lavori sa che queste certificazioni, sempre importanti e da sostenere, garantiscono correttezza gestionale, rispetto dei contratti e dei diritti dei lavoratori, correttezza amministrativa, ma possono anche lasciare aperte perplessità non piccole sulla reale sostenibilità ambientale delle aziende.

In questo progetto si ritiene di poter anche lanciare la valle di Fiemme in un percorso di Agenda 21. E qui si deve proprio parlare di ipocrisia. Come si può costruire un’Agenda 21 senza aver iniziato un percorso condiviso e realmente partecipato nell’individuazione di due-tre reali priorità dello sviluppo della valle? Come si può costruire un progetto di Agenda 21 avendo come riferimento solo le categorie imprenditoriali forti e lasciando marginali il mondo agricolo, quello della selvicoltura, i temi sociali (formazione, salute, assistenza, lavoro) e facendo in modo che le associazioni ambientaliste vere e le forze sindacali rimangano escluse da questo tavolo di confronto?

Come può la valle che si è lasciata distruggere il torrente Avisio, che sta ancora costruendo parcheggi dentro l’ambito fluviale del torrente, che intende investire in nuova viabilità favorendo per il trasporto l’uso del mezzo privato, pretendere di avere credibilità in un percorso di Agenda 21?

Sono domande che trovano risposte ovvie.

Certo dispiace che Fiemme perda questa ulteriore occasione per rilanciare in modo forte la propria immagine, per rafforzare anche e specialmente nel settore culturale la sua base sociale. Dispiace che la valle non possa discutere su come oggi si lavori dentro le aziende turistiche e non rifletta sul perché i giovani fuggono dalle occasioni occupazionali presenti, dagli alberghi, dal bosco e dall’agricoltura, e non trovino minime occasioni nel settore scientifico e naturalistico.

Ancora una volta l’appuntamento dei mondiali servirà solo per ripassare un po’ di vernice su un impianto turistico ormai stanco e privo di idee, per rifare qualche piazzetta e sistemare le fontane dei paesi. E’ un’altra occasione di riflessione mancata, un passaggio culturale comunque pericoloso, perché ancora una volta impone la priorità e l’unicità dell’investimento nel turismo, perché consolida la percezione di una valle- azienda, dal mondo della scuola fino agli anziani, e si mortificano con l’isolamento contorni, situazioni, possibilità e sensibilità ancora presenti lungo le rive dell’Avisio.

Al di là dei proclami, non c’è stato coraggio: e probabilmente i mondiali saranno soprattutto il trampolino di lancio per la candidatura del sindaco di Cavalese a consigliere regionale.