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QT n. 3, 7 febbraio 1998 Servizi

Olimpiadi contese: per il Veneto un sogno svanito

Una candidatura interessante, portata avanti però in modo dilettantesco. E dopo la sconfìtta, tanto vittimismo.

Torino e Sestriere hanno vinto il duro scontro che li ha opposti a Venezia e Cortina per la scelta della candidatura italiana alle Olimpiadi invernali del 2006, una data simbolica che segna il 50° anniversario delle prime e uniche olimpiadi invernali che si sono svolte in Italia, a Cortina nel 1956.

Poteva essere un confronto fra due realtà culturali e sociali che evidenziavano in positivo forti diversità ed invece siamo stati costretti ad assistere ad una commedia di basso profilo, dove il Veneto è riuscito a mostrare una faccia rozza, scomposta, che probabilmente ben si addice ad una realtà che ha fatto del lavoro una religione, dell'incasso un feticcio e della cultura un superfluo. E' vero anche che in tale gioco il messaggio di De Coubertin non poteva che risultare debole ed inascoltato, visto che gli interessi in gioco da ambo le parti erano consistenti.

Ma vediamo i fatti. La candidatura di Torino-Val di Susa-Sestriere era matura da parecchi mesi e offriva una logica di spostamenti razionali ed efficaci, concentrati; molti impianti erano però da costruire ed il costo complessivo era previsto in 1934 miliardi.

Cortina-Venezia hanno invece improvvisato l'operazione, comunque interessante, specie quando veniva sostenuta dagli interventi del sindaco di Venezia Cacciari, sempre sollecito a sostenere l'affascinante gemellaggio Venezia-Dolomiti. Le strutture, inoltre, erano quasi tutte realizzate, l'impatto ambientale dichiarato quasi nullo, le spese previste erano di 1.100 miliardi.

Un grande triangolo immaginario conteneva iniziative diffuse sul territorio, partendo da Venezia-Mestre come sede dell'inaugurazione, ospitalità per il C.I.O. e la costruzione di un palazzetto polisportivo per l'hockey. L'area dolomitica avrebbe ospitato le discipline alpine (Cortina, Val Zoldana, Valle del Biois e Predazzo) e l'altipiano dei Sette comuni si offriva per lo sci nordico e le gare di pattinaggio di velocità. Il villaggio olimpico avrebbe trovato sede nel centro di questo ipotetico triangolo, nella periferia di Belluno, nell'area aeroportuale e poi sarebbe stato trasformato in centro della Protezione Civile.

Il 26 gennaio il CONI ha preso la sua decisione, ma neh" arrivare a tale data la polemica fra le due località ha assunto toni forti, cadendo più volte, specie per responsabilità dei politici e degli industriali veneti, nel cattivo gusto e nella banalità. Riassumiamo questo confronto con alcuni slogan che comunque la dicono lunga su quanto si sia investito in cultura e diplomazia:

Nord-Ovest contro Nord-Est; Golia (Piemonte) contro Davide (Veneto); Agnelli contro Benetton; Monopolio contro economia diffusa; Assistenzialismo (rottamazione) contro il far da sé; accentramento contro solidarietà e diffusione delle iniziative sul territorio...

Anche le Associazioni industriali regionali si sono schierate con forza e si sono scontrate a suon di offese reciproche. I due presidenti delle Regioni, Enrico Ghigo per il i Piemonte e Gianfranco Galan del Veneto, non hanno perso occasione per scambiarsi sonori schiaffi sulla stampa, pur essendo entrambi esponenti di Forza Italia.

In tutta questa confusione aveva provato ad inserirsi con la solita efficacia e senza un minimo di equilibrio e rispetto anche il nostro assessore al turismo, Francesco Moser. Non appena informato che il Veneto intendeva disputare le gare di salto a Predazzo, si era affrettato a mettere le mani avanti offrendo disponibilità per le gare di sci nordico a Tesero, di sci alpino in valle di Fassa, le partite di hockey a Trento, il pattinaggio a Baselga di Pinè. In pratica, scioglieva il Veneto da ogni incombenza organizzativa.

Ma alla fine la scelta è caduta su Sestriere: le 16 pagine che illustravano questa candidatura sono state sufficenti per sconfiggere la massa cartacea di 300 roboanti e retorici fogli presentati da Cortina-Venezia.

A decisione assunta, il Veneto ha evitato l'autocritica e politici ed industriali non hanno fatto altro che ripetere gli schemi di difesa sopra descritti.

E' evidente come il progetto Piemonte avesse maggiore razionalità, anche se sommava costi maggiori ed interventi che potranno sollevare perplessità sul fronte della difesa ambientale. Ma in Piemonte gli organizzatori della candidatura si erano preoccupati di dare risposta a tutte le 22 richieste del CONI, compreso il parere favorevole delle associazioni ambientaliste.

Il Veneto invece non ha nemmeno cercato gli ambientalisti: solo Cacciali si era preoccupato di inserire con forza il blocco definitivo della A 27 (Autostrada dell'Alemagna). Altri avevano accennato al blocco della autostrada Pedemontana (la traccia stradale parallela alla autostrada Trieste-Milano che inciderebbe, se realizzata, in modo determinante per concludere anche la Pirubi) e avevano sostenuto la necessità del potenziamento della linea ferroviaria Belluno-Calalzo con l'aggiunta del ramale verso Cortina e Dobbiaco. Ma leggendo nelle dichiarazioni di alcuni industriali veneti sostenitori del progetto olimpico (Del Vecchio, Emma Marcegaglia, Matteo Marzotto, Giuliano Tabacchi) che costoro invocavano questa occasione per sostenere lo sviluppo della terra Veneta tramite il

miglioramento dei servizi e dei collegamenti senza sostanziali costi ambientali e paesaggistici, risultava evidente la scarsa credibilità di simili affermazioni.

L'accattivante fantasia veneta è insomma apparsa scombinata e confusa. Erano inoltre presenti errori cartografici inconcepibili, come il termine della A 27, fissato a Vittorio Veneto anziché a Pian della Vedoia, in prossimità di Longarone.

La scomposta reazione veneta risulta chiara in una dichiarazione del leghista Fabrizio Comencini, vicepresidente del consiglio regionale: "Dopo la rottamazione, per gli Agnelli si profila la possibilità di rimettere a lustro Sestriere ". E ancora: "La grande impresa ha grandi ragioni, grandi amici pronti a tutto; i Veneti devono pensare solo a lavorare, pagare le tasse e stare zitti".

Come sempre gli esponenti di questo gruppo risultano oltremodo efficaci nel riassumere le tante banalità diffuse in mesi di scontri.

Mentre il Veneto ancora bisticcia, Torino e Sestriere devono pensare a convincere i loro cittadini che le Olimpiadi saranno un buon affare e che i costi ambientali saranno veramente minimi: devono infatti indire un referendum consultivo, come richiede esplicitamente il C.I.O.

Solo nell'aprile 1999 l'organismo internazionale si pronuncerà sulla scelta della candidatura definitiva per le Olimpiadi del 2006 e le avversarie hanno molta credibilità. La città di Sion in Svizzera è la candidatura di maggior spicco per l'offerta tecnica, ma forti sono anche Helsinki (Finlandia) e per motivi di politica internazionale la scelta austriaca-slovena di Kraninska Gora-Klagenfurt.

Accanto a queste, troviamo la polacca Kakopane, la slovacca Poprad Latri, la cinese Changebon e la neozelandese Christchurch.

Vedremo come la corazzata Ulivo-Agnelli-Fiat si organizzerà per l'appuntamento - per rimanere nel lessico veneto...