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QT n. 14, 8 luglio 2000 Scheda

Rio Bo alla prima

Una città riservata e dai gusti modesti come Trento, dove una reale upper class non esiste, la mondanità è praticamente inesistente. Ed ecco quindi che il teatro Sociale che riapre i battenti dopo quindici anni di restauro non è solo notizia che, pur se in un trafiletto, compare su giornali a tiratura nazionale come La Stampa, ma diventa anche l’evento mondano dell’anno, o del decennio.

Comunque, giunto il grande giorno, l’atmosfera in sala è piacevolmente rilassante, così da dimostrare non peregrina la scelta della serata ad invito, esclusiva e - tutto considerato - snob.

Anche lo spettacolo non è dei più facili. L’Atelier Lyrique de Tourcoing presenta "La cantata del caffé", uno spettacolo raffinato, anche troppo, che a tratti sembra lezioso, soprattutto nel lungo pezzo danzato, uno pseudo-minuetto con incroci di coppie.

Nella seconda cantata invece, si presenta un balletto garbato, molto in punta di piedi, quasi carillonesco nelle movenze, un turbinare di ballerini vestiti da bricco del caffé, zuccheriera e bricco del latte, che con la mimica e le movenze a scatti divertono talmente il pubblico da farlo scoppiare in un fragoroso applauso fuori tempo. Evidentemente il "selezionato e colto" pubblico della prima non rifugge alteramente da subitanei entusiasmi.

Ma il momento di intensità maggiore lo regala Anna Proclemer, che con auto-ironia da diva, tiene un discorso sciolto; e poi, con tutta l’arte e furbizia della grande attrice, si affida ai commoventi versi danteschi dell’episodio di Paolo e Francesca, che non possono agli astanti non "intenerire il core". E dopo passa a un’altra trovata, altrettanto furba e questa volta ironica, la poesia di Palazzeschi Rio Bo: "Rio Bo, tre casettine..."

Di fronte a tanta confidenza con il palco, l’approccio fantozziano del sindaco Pacher fa quasi tenerezza. Entra in scena con la mano protesa verso l’attrice, e sempre con la mano protesa attraversa a lunghi passi tutto il palco, neanche fosse Benigni, ma non è per far ridere, è che non sa come fare, e confuso si mette a leggere i due foglietti due preparati per l’occasione.

Chissà forse con un po’ di pratica, migliorerà il sindaco? Chissà se ce l’ha una grande città la stellina che Palazzeschi mette a vegliare il suo Rio Bo? E chissà se ce l’ha un grande pubblico questo nuovo bel Teatro Sociale?

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