Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 2, 27 gennaio 2001 Monitor

Con Cochi e Renato a lezione di cabaret

"Nonostantelastagione" ultimo spettacolo dei due vecchi ragazzi.

Emozionante. Vedendo "Nonostantelastagione" ci è sembrato di tornare a quando "Bene, bravo, 7+" faceva scuola, sostenuto da artisti e intellettuali come Dario Fo e Giorgio Gaber. La coppia era il pane quotidiano dell’italiano medio, ma a volte le loro battute divertivano senza essere del tutto comprese dal pubblico. La loro, infatti, era una lingua sperimentale, "metropolitana", raccolta dalla strada. I critici parlarono d’un tributo al dadaismo. Oggi, i nonsense e i doppi sensi sono stati trasportati alle cronache dei nostri giorni; si rinnova il contenuto, com’è ovvio, ma lo stile è sempre quello.

Cochi Ponzoni, in un'immagine all'inizio della carriera.

Pensare a una presa di posizione sarebbe fuorviante: i due vecchi ragazzi vogliono intrattenerci, farci riflettere, non insegnarci come si fa o non si fa teatro. Eppure, la loro è una lezione di vita, un profondo rispetto per il pubblico.

Renato, durante le prove, s’è preoccupato di riposizionare luci e sedia (unici oggetti mobili della scena) dicendo: "Mi sembra assurdo condannare 10 o 15 persone a non vedere una parte dello spettacolo". Eh sì, perché il teatro Zandonai, pur coreografico e armonioso, non è altrettanto funzionale in fatto di palchi.

Renato Pozzetto, ai tempi degli esordi.

"Nonostantelastagione" è nato dal progetto "Nebbia in Val Padana", ma non gli appartiene. Le canzoni sono le stesse di 25 anni fa e sorprende la notevole unità stilistica dell’insieme. Il segreto è forse nel saper improvvisare, modificare una sceneggiatura tutt’altro che "di ferro" e più simile ad un canovaccio. E’ questo, in fondo, il vero cabaret. Alcuni tagli, relativi a un’insistente omosessualità, sembravano nascondere l’intenzione di non allertare la Curia locale, dubbio subito sfatato dalla gag in cui Cochi dice messa, tra il blasfemo e il profano.

Cochi e Renato sparano a zero su tutti, col sorriso sulle labbra. Il tempo sembra fermarsi, ma la società si trasforma insieme al teatro che la rappresenta.

Le scene di Benedetta Ponzoni, figlia di Cochi, raffigurano il mondo di oggi e di ieri su una strada; in fondo, l’orchestra in smoking, a tratti visibile come dietro un bicchiere. Davvero Cochi e Renato sono qui "nonostante la stagione", come dicono in "A me mi piace il mare"? Davvero "quello che è stato non può più tornar"? Noi crediamo di no.

Parole chiave:

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.