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QT n. 8, 21 aprile 2001 Monitor

Al pubblico, quand’era bambino

"Il piccolo principe" di Italo dell'Orto: magico spettacolo per i bambini di oggi e di tanto tempo fa.

A sei anni domandiamo tutto: il mondo è un mistero da scoprire, un immenso "perché?". I grandi ci provano, dicono "sì", "no", "non so", a volte non rispondono affatto. Sono convinti che certe cose i bambini non le possono, non le devono capire; mentre loro, i grandi, sanno tutto quel che c’è da sapere. Mah! "Il piccolo principe", con la sua semplicità, ci insegna il contrario e proprio per questo è molto difficile rappresentarlo a teatro. La magia nasce dall’immaginazione; se il regista mostra tutto, a noi cosa resta? Basta un nulla per evocare il resto; i dettagli uccidono l’illusione. Italo Dall’Orto, invece, è riuscito nel miracolo. Non solo ha diretto lo spettacolo, l’ha anche interpretato, adattato e tradotto con un tocco che sa parlare al cuore dei bambini di oggi e di tanto tempo fa. Scene e costumi, di Armando e Elena Mannini, incantevoli, artigianali come nelle recite di fine anno. Una sfera, un igloo, e il gioco è fatto. Ecco il re, il vanesio, l’ubriacone, il lampionaio, il geografo, l’uomo d’affari… sullo schermo un sole rosso che tramonta sul deserto, le rose, i disegni del pilota.

Gesti parole danze, anche i menestrelli mima vano le fiabe. Un portento Luisa Guicciardi ni! Prima è il Serpente, striscia, sibila, si contorce; poi la Rosa, leggiadra e maliziosa, tutta intenta a farsi bella. Fastidioso però il pezzo che accompagna il suo balletto di schermaglie. Irene Grandi è adatta, per una rosa civettuola ci vuole una "voce" che lo sia altrettanto; ma "Non esitare più", composta per l’occasione, ha un ritmato soft che quasi la muta in un "fiore da discoteca". Di la dà questo le musiche sono perfette. Opera di Gionni Dall’orto, figlio di Italo, hanno un che di astrale, con strizzate d’occhio all’afro, persino al Nô giapponese, dove i passi si fondono alla mimica del corpo e del viso, in movimenti al rallentatore. Geniale poi la scelta de "La gazza ladra" di Rossini, il cui comico accelerando nell’episodio del lampionaio ricorda l’effetto in "Arancia meccanica".

Tenero il pilota di Dall’Orto, sperduto nel mondo dei grandi quanto il Piccolo Principe. Stupisce, riguardo a quest’ultimo, la bravura di Giulio Crappelli, come se solo i bambini sapessero raccontare le storie. Una ventata di fresco la Volpe di Erika Giansanti, affettuosa, quasi un cucciolo, ma custode di un grande segreto: "L’essenziale è invisibile agli occhi". Con lei e tutti gli altri abbiamo viaggiato nell’infanzia, quando le emozioni erano la vita, le cose avevano un senso, un centro solo per noi. Forse anche il Piccolo Principe, ogni tanto, è stato sorpreso a cantare "Il guanto" di De Gregori: "E chissà se si può capire che milioni di rose non profumano mica se non sono i tuoi fiori a fiorire".

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