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QT n. 4, 23 febbraio 2002 L’editoriale

La rivincita di Tangentopoli

Oggi su Mani Pulite la verità storica viene bellamente ribaltata. Vediamo di ricordare...

Antonio di Pietro e Gherardo Colombo ai tempi di "Mani Pulite".

Mani Pulite - si dice - è stata una rivoluzione. Addirittura una "guerra civile" mediante la quale una minoranza di magistrati complottardi ha abbattuto un intero ceto politico per favorire l’avvento al potere dei comunisti. Tale è, a dieci anni di distanza, la tesi sostenuta dalla maggioranza oggi al potere ed accreditata, come se fosse una verità acquisita, da molti commentatori che vanno per la maggiore. Credo sia difficile trovare un caso come questo in cui il rovesciamento della verità è stato così abile e martellante da farlo diventare quasi senso comune. Soltanto nelle grandi campagne di propaganda di guerra tipiche del secolo ventesimo è successo qualcosa di simile.

Si è cominciato col denunciare la magistratura di avere perseguito una "supplenza" della politica. Ed è vero che dal ’92 in poi l’autorità giudiziaria inquirente ha dilagato nel mondo politico investendo personaggi e partiti che occupavano il potere. Ma ciò fu fatto nel doveroso esercizio delle funzioni proprie che la Costituzione attribuisce all’ordine giudiziario. Crollato il muro di Berlino e scomparsa la paura del comunismo, si sciolsero come d’incanto le briglie che fino ad allora avevano frenato il potere giudiziario, ed affiorò in tutto il suo squallore un intreccio di affari loschi fra economia e politica che aveva sistematicamente inquinato Stato e Mercato. Era Tangentopoli, appunto. Un così degenerato costume era noto ed accettato. Craxi lo confessò pubblicamente in Parlamento. Io ricordo di averlo denunciato, assieme a pochi altri, ancora nel 1981 e di essere stato, per questo, espulso dal PSI, senza trovare solidarietà nemmeno nella cosiddetta società civile. Un presidente della nostra Provincia strinse un patto di corruzione scritto con l’assistenza di un avvocato, tale era la convinzione di essere impuniti. Quasi che il negozio corruttivo, a cagione del prolungato e diffuso utilizzo, fosse divenuto legittimo per una sorta di abnorme usucapione. Per colpirlo, infine, i magistrati hanno svolto soltanto la loro propria funzione, non usurpando alcun altro potere, ingerendosi per necessità nella sfera politica, ma non arrogandosi alcuna supplenza.

Le attività di indagine apparvero caratterizzate da un marcato accanimento. In realtà furono proporzionate alla vastità e gravità del fenomeno contro cui erano dirette. Ad ogni azione corrisponde una reazione eguale e contraria, non solo in fisica. E vi furono anche eccessi ed errori, ma non più, anzi certamente meno, degli eccessi ed errori che i magistrati, che non sono infallibili, commettono nella loro ordinaria attività.

Non maggiori, forse minori, degli errori che commettono i politici ed i giornalisti nelle loro proprie attività.

Si trattava di indagini difficili. Trovare le prove contro un balordo è facile. Provare gli astuti intrighi di un colletto bianco è spesso un’impresa impossibile.

Si aggiunse l’enfasi dei media, che conferirono spettacolarità al dramma. Che divenne tragedia in taluni casi. E ciò perché la stessa sanzione non è egualmente afflittiva per tutti. Una settimana di carcere per un barbone è un sollievo. Per un manager o un potente non è solo la perdita della libertà per un tempo breve, è la fine di una esistenza, della reputazione sociale, del potere.

Furono indagini a senso unico, si dice, e risparmiarono il PCI. Ma anche questo è falso. Burlando conobbe il carcere, Greganti fu tenuto in custodia cautelare credendo che avesse chissà quali segreti da custodire, a Milano furono indagati e condannati anche comunisti, Nordio ha esplorato l’intero universo del movimento cooperativo. La verità è che il PCI -PDS fu meno contagiato dal sistema corruttivo perché aveva meno potere. Il suo finanziamento per decenni veniva anche dall’URSS, ciò che non costituiva un reato ma solo una debolezza politica, ed i suoi dirigenti e militanti erano poco inclini al profitto privato, a differenza di ciò che invece accadde in altre formazioni politiche.

Su questi aspetti i Ferrara, gli Sgarbi ed altri meno faziosi si scagliano per screditare Mani Pulite e rovesciare i fatti nel loro contrario. Oggi Craxi è presentato come un esule perseguitato, ed i giudici come dei congiurati.

La verità è che Mani Pulite non fu una rivoluzione. Semmai fu il tentativo di restaurazione della legalità.

Oggi si prospettano riforme tali che, se approvate, ridurranno la magistratura ad un docile strumento del potere politico. Per la prima volta nella storia è accaduto che un gruppo di indagati potenti, valendosi del controllo del quarto potere, si sia impadronito del primo e del secondo potere e con essi tenta di ammansire il terzo.

E’ la rivincita di Tangentopoli.