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QT n. 5, 8 marzo 2003 Servizi

Fiemme ‘91: la cattiva memoria di Mario Malossini

Il giorno dell’inaugurazione il Trentino ospitava in prima pagina un intervento di Mario Malossini, un insieme sperticato di lodi verso la valle, verso se stesso e quanto realizzato dodici anni prima, nella prima edizione dei campionati. Ho provato a rispondere, immediatamente. Alle 10 di lunedì 17 febbraio il giornale aveva la replica, e ottenevo promesse, poi ripetute, della pubblicazione del pezzo. Ma nulla è avvenuto: nemmeno un sibilo di voce diversa è stato permesso. Malossini è probabilmente un intoccabile.

Questo era il contenuto dell’intervento spedito al giornale:

Mario Malossini.

L’ex presidente della giunta provinciale Mario Malossini ci ha offerto una sua lettura dei due appuntamenti mondiali ospitati dalla valle di Fiemme, quelli del 1991 e gli attuali, una lettura ovviamente parziale. E’ opportuno aggiungere anche altri aspetti ricordando come tutti noi siamo coinvolti dalla passione verso la sport pulito, tutti noi auspichiamo la costruzione di un turismo solido in valle. Ma i percorsi che portano ad un tale passaggio possono essere molto diverse.

Malossini sposa ancora la logica dei numeri ("Fra pochi anni nel mondo ci saranno un miliardo di turisti"; "Si deve fare marketing, si deve bucare la pubblicità") ed elogia la viabilità pesante e veloce.

Ma sono innumerevoli le omissioni di Malossini riguardo l’appuntamento mondiale del 1991. Non ricorda le tangenti di Mondialfiemme, gli appalti di lavori assegnati alle ditte per decine di miliardi di lire in assenza di asta pubblica. Grazie a questo escamotage, i costi delle opere erano lievitati da un preventivo complessivo di 30 miliardi di lire ad oltre 220.

Oggi abbiamo i trampolini costruiti fin nell’alveo del torrente Avisio e da lì si sono poi spianati i parcheggi per gli impianti del Latemar. C’è il Centro Stampa di Cavalese che ha cancellato mezzo parco pubblico, la strada di fondovalle che ha sconvolto la naturalità del torrente Avisio senza risolvere i problemi di traffico di Cavalese e Tesero.

Certo, non abbiamo più il traffico di transito verso Fassa, ma con spese simili era doveroso risolvere anche le crisi della viabilità e l’inquinamento da traffico fra paesi, traffico che ricade completamente sugli abitati dei due centri. Le auto dominano ancora ogni piazza storica dei nostri centri e risulta impossibile per il pedone ogni attimo di serenità o contemplazione. Le proposte alternative degli ambientalisti erano state irrise, nemmeno valutate: la giunta Malossini, i sindaci e il comitato dei mondiali avevano impedito ogni confronto alternativo.

Già allora gli ambientalisti della valle denunciavano come i mondiali offrissero risposte parziali alla collettività: i vantaggi dell’appuntamento ricadevano unicamente sui poteri forti. Nessuna risposta veniva data ai problemi sociali ( abitazioni ai bisognosi, prevenzione sanitaria e sanità nel territorio, qualità e continuità della formazione scolastica, qualità del lavoro, diritti sociali, asili nido). Quelli di allora, 1991, erano stati i mondiali degli scandali e delle occasioni perdute.

Oggi era possibile invertire la rotta, offrire altro, offrire qualità complessiva. Ed invece, come ben dimostra l’intervento dell’esperto Malossini, l’unico tema-obiettivo guarda all’economia turistica. Si è inventata una scatola demagogica con la certificazione ambientale; ma non si sono offerte risposte alle debolezze sociali della valle, oggi molto più acute di quelle presenti un decennio fa e non si è costruita maturità culturale attorno all’offerta turistica. Nel fondovalle sono proliferati osceni capannoni artigianali, si sono costruiti offensivi parcheggi in pieno alveo dell’ Avisio per servire le piste del Cermis, si inventano gare di velocità per auto lungo il percorso della Marcialonga. Il graffio arrogante degli artigli dell’economia dei forti si è abbattuto anche in questa occasione, grazie alla presenza della strada di fondovalle, una strada che - è opportuno ricordare - ha stracciato uno degli ambiti naturalistici più pregiati che il Trentino possedeva.

Anche quelli iniziati oggi sono quindi i mondiali delle occasioni perdute: non era difficile inserire percorsi diversi. Era sufficiente coinvolgere anche le voci associative che raccolgono esigenze e bisogni veri delle nostre popolazioni. Penso all’associazionismo ambientalista, penso al volontariato sociale, penso alle organizzazioni sindacali. Ma ancora una volta i poteri forti hanno imposto veti pesanti. Ed i sindaci della valle davanti alla loro voce hanno chinato il capo.

Passati i mondiali, avremo certo strutture più consolidate, ma anche debiti maggiori nella loro gestione. Avremo più immagine, ma assenza di risposte sul traffico, sulla qualità urbanistica, sulla qualità del lavoro. La voce dei deboli, di chi sta lavorando 12-14 ore al giorno nella più totale precarietà, la voce di chi chiede lavoro diversificato e di alta professionalità, sarà costretta a rimanere un’altra volta muta o ad allontanarsi dalla valle. Avremo così consolidato un’economia immatura, grazie anche ai due appuntamenti mondiali, grazie anche alla scellerata impresa di Mondialfiemme 1991.