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QT n. 3, marzo 2009 Servizi

Rifiuti da ridurre: si può fare di più

L’assessore all’Ambiente Pacher conferma l’impegno della Provincia per ridurre i rifiuti. Ma si è fatto poco. E l’inceneritore continua ad esser proposto come soluzione finale

Obiettivo riduzione dei rifiuti: cosa fa la nuova Giunta? Siamo ormai a marzo, e Alberto Pacher siede da tre mesi sulla poltrona di assessore all’Ambiente. Un tempo sufficiente per prendere coscienza dell’entità del compito che gli spetta, quello di fare della Provincia di Trento un territorio all’avanguardia rispetto alla gestione dei rifiuti, e dunque anche rispetto alla loro riduzione.

Pacher sottolinea l’influenza delle modalità di consumo della popolazione sulla quantità di rifiuti prodotti. L’obiettivo stabilito dal Terzo Aggiornamento del Piano Provinciale in materia è quello di mantenere entro la soglia dei 175 kg la quantità pro-capite di rifiuto indifferenziato prodotto annualmente, "ma - ci dice l’assessore – nelle aree dove si pratica il porta a porta il dato è già molto inferiore. Il massimo sarebbe uniformare le modalità di raccolta su tutto il territorio provinciale, in modo da rendere uniforme anche la tipologia di rifiuti prodotti. Bisogna mettere ovviamente in conto le diverse peculiarità dei vari territori, dato che la Val di Fiemme è senz’altro diversa dalla città, ma ci diamo comunque l’obiettivo di una tendenziale uniformità".

A questo punto, una domanda ci viene da fare: come mai, se si vuole ridurre i rifiuti e modificare le abitudini dei consumatori, non si è ancora adeguatamente sostenuta la diffusione delle abitudini "virtuose" in questo ambito, come per esempio quella dei vuoti a rendere? E perché non si provvede seriamente a favorire la diminuzione degli imballaggi, che incidono grandemente sulla quantità di rifiuti prodotta?

Dentro gli uffici provinciali – fa notare Pacher – stanno provando a dare il buon esempio. La Provincia ha deciso da tempo di ridurre al suo interno l’uso di carta, cercando di evitare anche quella riciclata, che ha comunque un impatto ambientale. Rassegne stampa e buste paga online sono ormai la norma, come le direttive e informazioni di servizio fatte circolare via e-mail. Ma gli uffici provinciali, che comunque hanno ancora molta strada da fare (v. box in fondo sugli Acquisti Pubblici Verdi), da soli non bastano affatto.

Quali sono le iniziative concrete avviate dalla Provincia per diffondere le abitudini virtuose tra la popolazione?

"Ci sono parecchie iniziative autonome da parte dei Sait e delle cooperative, come ad esempio i distributori di detersivi alla spina. La Provincia, da parte sua, intende assicurare il sostegno a tutte le attività come questa, che puntano a ridurre gli imballaggi e l’inquinamento".

Finora qualcosa è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. La Provincia ha promosso con una campagna pubblicitaria il consumo di acqua del rubinetto e ha incentivato la pratica delle Giornate del Ri-uso, oggi piuttosto diffuse. E’ poi stato realizzato un protocollo per l’assegnazione del marchio "Eco-feste", un progetto che spinge gli organizzatori di eventi ad utilizzare, per catering e servizi, stoviglie e posate biodegradabili. Poco efficace è stata invece la promozione sul territorio provinciale degli eco-acquisti, così come nessuna traccia ha lasciato il proposito di incentivare il vuoto a rendere. Maggiore incentivazione, poi, andrebbe data ai prodotti locali a chilometri zero, sui quali vale la pena puntare anche dal punto di vista economico e turistico: frutta, verdura e cibi del territorio hanno un valore aggiunto, in quanto promuovono la tradizione trentina fra i turisti e legano la vacanza, magari in agriturismo, alla sensibilizzazione verso le tematiche ambientali.

"Si tratta di un lavoro lungo ed è ancora presto, mi sono insediato da poco in assessorato. Ma entro la primavera, insieme alle necessarie modifiche al Piano Provinciale sull’Ambiente, speriamo di poter discutere di punti precisi".

Però c’è una cosa che alla fine non ci torna, ed è la volontà di costruire l’inceneritore. Poiché la Provincia vuole impegnarsi per ridurre i rifiuti alla fonte, cioè influenzando i consumi della gente, cosa fare dell’inceneritore se un domani, come ci si augura, non ce ne fosse più bisogno?

"Per quanto si riduca la produzione di rifiuti l’inceneritore resta al momento necessario. Altrimenti dovremmo portare i nostri rifiuti fuori provincia, ma preferiamo non farlo, perché se ogni regione o provincia ragionasse così sarebbe la fine".

Ma l’impianto, per funzionare, avrà bisogno di bruciare un quantitativo annuo minimo di rifiuti, cosa che rischia di bloccare il processo di riduzione della loro produzione…

"Sarà un impianto tecnologicamente avanzato e modulare. Riducendo la quantità di rifiuto da smaltire si ridurrà anche l’attività dell’inceneritore".

Già, ma se l’impegno per la riduzione dei rifiuti provinciali fosse stato maggiore, forse oggi l’inopportunità dell’inceneritore sarebbe evidente anche a chi, come l’assessore Pacher, continua a ritenerlo necessario nonostante il quantitativo di rifiuti indifferenziati prodotti in Trentino diminuisca di anno in anno, e possa calare ancora. I pur modesti risultati ottenuti finora nella riduzione dei rifiuti alla fonte dimostrano che basterebbe volerlo con maggior convinzione.

Il ruolo degli Acquisti Pubblici Verdi

Anche gli Enti Pubblici producono rifiuti. E non pochi. La cosa si lega al gran numero di acquisti effettuati dalle amministrazioni. In Trentino, i 263 enti pubblici che operano sul territorio hanno realizzato nel 2006 acquisti di beni e servizi per un 1 miliardo e 174 milioni di euro. E il dato è in costante crescita. La Provincia di Trento, che spende da sola circa un decimo della cifra, è passata dai 74 milioni del 2003 agli 84 del 2006. Per i 223 Comuni, che della cifra complessiva spendono un quarto, il passaggio è stato da 244 milioni a 277. Una crescita media annua del 4,3%, solo in parte attribuibile all’inflazione, che nello stesso periodo è salita del 2,3% (fonte dei dati: Annuario Statistico Provinciale).

Anche gli Enti Pubblici possono acquistare in modo sostenibile e contribuire, fra le altre cose, alla riduzione dei rifiuti. Alla scelta i tecnici hanno dato un nome preciso: "Green Public Procurement", in sigla GPP: "Acquisti Pubblici Verdi". Realizzati dagli Enti Pubblici tenendo conto anche degli impatti ambientali che il prodotto o servizio ha durante l’intero ciclo di vita, dalle materie prime allo smaltimento, passando per la produzione, il trasporto e l’utilizzo (www.dsa.minambiente.it/gpp).

In Trentino a che punto siamo? Non troppo avanti, a dire il vero. Dalle 68 risposte a un questionario conoscitivo, inviato alla fine del 2007 a tutti gli Enti Pubblici trentini dall’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente, è emerso che, per quanto due Enti su tre abbiano già realizzato acquisti verdi, mai questo è avvenuto per più del 50% degli acquisti complessivi, ed anzi per metà degli Enti la cosa è accaduta solo per un acquisto su dieci (www.appa.provincia.tn.it).

Le due maggiori Pubbliche Amministrazioni trentine, la Provincia e il Comune di Trento, realizzano oggi acquisti verdi in maniera sporadica, per quanto crescente. Nel caso della Provincia, si ricorda la sottoscrizione degli accordi che l’impegnano all’acquisto di prodotti in www.gbcitalia.org). Nel caso del Comune di Trento, segnaliamo l’impegno a sostituire tutte le autovetture di piccole dimensioni e cilindrata con mezzi a basso impatto ambientale. Entrambi gli Enti hanno in progetto la diffusione sistematica del GPP al proprio interno. Staremo a vedere gli sviluppi. m. n.