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QT n. 6, 25 marzo 2006 Cover story

Elezioni: i nostri faccia a faccia

A confronto Giuseppe Detomas (Unione) e Giacomo Santini (Forza Italia), che si affrontano nel solo collegio senatoriale veramente in bilico, quello della Valsugana.

Abbiamo deciso di trattare queste elezioni senza inseguire le sguaiatezze nazionali (che peraltro non si sono fortunatamente riprodotte in sede locale), ma di favorire dei ragionamenti. Abbiamo sviluppato due interviste. La prima è un faccia a faccia nell’unico collegio senatoriale veramente in bilico, quello della Valsugana, fra il candidato dell’Unione Beppe Detomas (deputato uscente) e quello di Forza Italia Giacomo Santini (già parlamentare europeo); in cui peraltro si registra la presenza di un terzo incomodo, il senatore Renzo Gubert, entrato in conflitto con la Casa della Libertà, non ricandidato e che ora corre da solo (vedi una nostra intervista nel numero scorso, Candidati a destra: si gioca per perdere?).

Giacomo Santini (a sinistra) e Giuseppe Detomas.

Durante il vertice di Confindustria a Vicenza, l’acceso intervento del presidente del Consiglio ha denunciato una sinergia tra la sinistra ed i cosiddetti poteri forti, e sollecitato (magari con l’uso di apposita claque paracadutata sul posto) una spaccatura tra il mondo della grande e quello della piccola impresa.
Che senso avrebbe questa collusione tra le grandi forze economiche ed il "comunismo"? Come mai c’è una certa divaricazione tra grande e piccola impresa?

Santini: In effetti c’è un collegamento tra una certa parte di imprenditori di grosso calibro, a iniziare dalla Fiat, e gli apparati politici di ogni tipo. Questo è un fenomeno largamente denunciato a livello nazionale: basti vedere come esistano due tipi di cooperative, quelle bianche e quelle rosse, e nelle regioni dove è al governo la sinistra chiaramente i grandi imprenditori tendono a prendere accordi con le coop rosse. Questi fatti risultano abbastanza evidenti, sono sotto gli occhi di tutti, a cominciare dal notissimo scandalo Unipol.

Per quanto riguarda la divisione tra gli imprenditori a Vicenza, è apparso chiaro (senza tenere troppo conto dei pochi esagitati che applaudivano, che francamente dubito siano in grado di condizionare buona parte dell’imprenditoria presente all’incontro) come siano rimasti isolati Montezemolo, Della Valle, Tronchetti Provera e qualcun altro del vertice nei confronti di una base che già in precedenza aveva delle perplessità nell’abbracciare una svolta a sinistra e che, dopo l’intervento di Berlusconi, ha avuto modo di confermare che questa svolta non è una cosa possibile e di fatto non c’è.

Detomas: A mio avviso i fatti di Vicenza denotano una spaccatura fra l’imprenditoria veneta ed i vertici di Confindustria. Berlusconi ha tentato di infilare un cuneo tra i piccoli ed i grandi imprenditori, una mossa politica da "ultima carta". Il tentativo di spaccare chi non è allineato è una sua costante: ad esempio, già in passato Berlusconi mise in discussione il sistema della concertazione, mettendo da una parte la Cgil e dall’altra la Cisl e la Uil, tentando di dividere i sindacati, con lo scopo di far perdere la loro naturale funzione. 

Io trovo che non sia opportuno che i sindacati come le associazioni di categoria si appiattiscano su una coalizione specifica; devono invece rimanere indipendenti, altrimenti il dialogo con le parti politiche con le quali non sono allineati finisce per inasprirsi. C’è anche da dire che quella di Berlusconi è una mossa imprudente, in quanto un’associazione economica o sociale divisa, spaccata, non è più un interlocutore credibile, non ha il controllo della sua base, e quando poi si governa si rischia di non ascoltare delle proposte univoche e di stipulare accordi non riconosciuti da quella parte di società.

Durantegli incontri sia con la Cgil che con Confindustria, Prodi si è trovato concorde con entrambe le parti in questione: il centrodestra dà di questo una valutazione negativa, il centrosinistra, all’opposto, una estremamente positiva. Cosa ne pensate?

Santini: Andare al vertice Cgil e dire "il vostro programma sarà il mio programma" e fare lo stesso con Confindustria rientra in quelli che vengono comunemente chiamati "spot preelettorali". Io non penso che Prodi stesso creda realmente a ciò che ha detto, ma a prescindere da ciò, personalmente, preferisco il contrario, cioè un leader che va da un’associazione, presenta il suo programma e cerca di rivederlo in base alle richieste che l’associazione in questione gli propone. Chiaramente Berlusconi tende a essere maggiormente in sintonia con Confindustria; se dovesse andare dalla Cgil con un atteggiamento interlocutorio, non verrebbe preso sul serio da nessuno di loro. Comunque io sono convinto che in tutte le realtà sociali ci sia una parte di buono da prendere; il problema vero è la difficoltà di dialogo; ma nonostante ciò in molti casi (ad esempio la legge Biagi) molte idee sono state prese proprio dai sindacati.

Detomas:Prodi non ha cercato gli applausi, ha fatto un discorso e su questo ragionamento ha trovato dei consensi - non entusiastici, ma significativi - sia di qua che di là. Credo sia nell’interesse di tutti ciò che ha fatto Prodi, in quanto è fondamentale il dialogo con tutte le parti sociali ed economiche, perché non credo che la volontà degli italiani sia quella di avere un Paese diviso, e Prodi ha appunto aperto un importantissimo dialogo con entrambe le parti interessate. Ha presentato un programma: ad esempio, al vertice confindustriale ha precisato che l’Irap non può essere eliminata.

Romano Prodi a Trento per la campagna elettorale.

Passiamo ad un discorso più regionale: quale sviluppo per il Trentino e cosa ritenete possa fare in proposito la vostra elezione a Roma?

Santini: Il Trentino ha già un suo modello di sviluppo più che buono e non credo debba aspettarsi molto da Roma: se lo devono aspettare piuttosto altre regioni dove non vi è ancora il federalismo e che sono in netta difficoltà. A mio avviso, il Trentino deve modificare il suo atteggiamento verso Roma e verso Bruxelles. C’è un atteggiamento di diffidenza, l’idea che sia l’Europa che il governo centrale tentino di attaccare l’Autonomia, ma non è così; si deve integrare la legislazione europea senza pensare di vivere un conflitto, integrazioni e adattamenti non sono degli attacchi. Sembra quasi che tutto quello che è diverso dall’Autonomia sia contro l’Autonomia: non è vero. Bruxelles non tiene conto delle autonomie: se vara un provvedimento esso viene esteso a tutta Europa, regioni autonome incluse.

Anche qui in Italia nessuno vuole attaccare l’autonomia e benché Galan e Formigoni (presidenti delle regioni Veneto e Lombardia, entrambi di Forza Italia, n.d.r.) l’abbiano pubblicamente attaccata, risulta chiaro che si tratta di pareri personali, smentiti da Forza Italia stessa, ed hanno altri scopi: richiedere al governo centrale il nostro stesso tipo di autonomia, ed agitare un mezzo propagandistico per consolidare il consenso della propria popolazione.

Detomas: A me è piaciuto molto quando Prodi ha detto: "Ho bisogno di voi, che la vostra Autonomia torni ad essere modello su altre questioni come era un tempo, oltre a quella puramente etnica; ho bisogno che sperimentiate un nuovo modello di istruzione professionale, come pure l’interazione con la ricerca, una realtà all’avanguardia in Italia". In questo modo ha ridato al Trentino una missione che in questa legislatura era scomparsa. Infatti con il centrodestra l’atteggiamento culturale del governo centrale è risultato mortificante per le autonomie, frutto di una cultura che non apprezza le diversità, anche istituzionali. Galan e Formigoni ad esempio, anche se parlano a titolo personale, sono presidenti delle regioni più ricche d’Italia, candidati con Forza Italia, non mi risulta che a Roma qualcuno abbia detto che questi parlano a titolo personale.

E il Trentino, come deve orientare il suo sviluppo?

Santini: Come già detto, io sottolineo la necessità di essere più aperti nei confronti delle leggi europee. Per fare un esempio pratico, in passato vi era una contrapposizione tra mondo agricolo e mondo turistico, che oggi è stata superata in Europa con una nuova legislazione, che non dà più aiuti ai proprietari agricoli in base alla quantità di produzione, ma alla qualità: ossia rispetto dell’ambiente, della salute, dell’ecologia. Ecco, a mio avviso queste innovazioni europee dovrebbero essere applicate con maggiore convinzione.

Detomas: Il Trentino in questo momento è, a livello nazionale, una piccola isola felice; gli investimenti vanno però migliorati, va promosso un turismo di qualità, e più in generale, come vabbiamo visto prima, può essere teatro di sperimentazioni fondamentali per la regione ed il Paese tutto.

Un ultimo punto specifico: la PiRuBi. Lo studio commissionato dallo stesso assessore Grisenti (notoriamente favorevole) ha evidenziato che il traffico vero è pendolare, interno alla provincia; a sud di Borgo c’è un traffico marginale (Le tabelle di Grisenti). E allora, che c’entra con questo la Valdastico?

E ancora, con tutto quello che si dovrà spendere per il tunnel e l’alta capacità sul Brennero, non è meglio dirottare i Tir su rotaia invece che spendere altri soldi per tenerli sull’autostrada?

Santini e Detomas (hanno la stessa posizione, n.d.r.): La Valsugana è il crocevia tra Europa ed Italia, soprattutto da un punto di vista commerciale. E’ di gran lunga preferibile lo spostamento su rotaie, ma prima che venga costruita la ferrovia ad alta velocità, passeranno almeno 25 anni. In questi 25 anni è opportuno trovare un sistema alternativo. Costruendo la Valdastico si andrebbero a creare due vie possibili per passare dal Trentino all’Europa ed il traffico verrebbe dimezzato del 50%.

Ma le tabelle di Grisenti dicono che il traffico è locale...

Santini e Detomas: Non sono dati attendibili: la realtà ci parla di un traffico pesante internazionale che opprime la Valsugana, per questo l’attuazione dell’autostrada si impone.