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QT n. 7, 6 aprile 2007 Monitor

Accardo: il concerto e l’intervista

La musica classica e i giovani, l'audience, la Tv, le donne nelle orchestre: intervista a latere di un'esecuzione eccelsa.

Con una disposizione insolita (rimosse le prime file di poltroncine, tutta la sezione archi era alla stessa altezza degli spettatori) che ha causato non pochi sommovimenti fra violini primi e viole, forse posizionati troppo vicini, l’orchestra ha iniziato a suonare il Concerto n. 61 per violino e orchestra di Beethoven. Il suono sembrava in effetti guadagnare dalla nuova sistemazione dei maestri dell’orchestra. Sia il concerto di Beethoven che la sinfonia di Brahms sono stati suonati in maniera eccelsa ed il (finalmente!) numeroso pubblico ha goduto di un’esperienza unica. Che suono è mai quello che possono produrre quattro dita e un archetto, quando sembra di ascoltare due strumenti insieme invece di uno solo? Accardo è un talento difficilmente spiegabile a parole e non solo: è una persona di raffinata intelligenza che abbiamo avuto la fortuna di poter incontrare nell’intervallo, dopo che aveva regalato, come bis, lo stesso brano suonato in una recente apparizione televisiva.

Sono rimasta molto colpita dalla sua intervista con Fazio a "Che tempo che fa". Ho notato che muoveva la gamba, quasi tamburellando con il piede. Era nervosismo?

"No, un vizio che ho ereditato da mia madre. Mia madre si muoveva sempre un po’".

Cosa pensa del rapporto della tv con la musica classica? Non si vedono spesso personaggi di quel mondo intervenire a trasmissioni Tv, come mai? Non si tratterà anche di un po’ di snobismo da parte dei musicisti?

"Non c’è alcun rapporto fra televisione e musica classica, visto che non si fa mai musica, con la scusa che non c’è audience. Gli artisti di classica non vanno in televisione solo per apparire e poi non poter fare nulla. Del resto se non c’è coraggio, se la musica viene mandata in onda solo alle otto del mattino o all’una di notte, è normale che non faccia audience. Alla base comunque c’è il problema della mancanza di cultura musicale. Non c’è un’educazione vera e propria. Non si può capire la musica senza una base culturale. Non credo che sia snobismo. Penso che la qualità delle trasmissioni non aiuti. Spesso si è frenati dal timore di finire in mezzo a situazioni sgradevoli, avere appena il tempo di dire buongiorno e buonasera. D’altra parte,però, forse bisognerebbe farsi vedere un po’ di più. In questo senso la trasmissione di Fazio è un unicum, uno spazio in cui si arriva a dire qualche cosa".

Come mai la classica non ha successo fra i giovani?

"Vede, torniamo di nuovo al problema dell’educazione musicale. Non bisogna credere che i giovani non siano in grado di apprezzare la musica classica, i giovani sono delle spugne, ma se non gli si permette di ascoltarla, ovviamente, non potranno formare il loro gusto. La scuola dovrebbe intervenire anche in questo ambito".

Ci sono alcuni compositori ed esecutori di musica classica, però, che riescono a vendere e a crearsi un pubblico: penso a Ludovico Einaudi, il giovane fenomeno Giovanni Allevi e a Sollima. Cosa pensa di questi colleghi?

"Conosco solo Sollima, bravissimo sia come compositore che come violoncellista. Non so però quanto venda. So che c’è Pollini, che è veramente un artista eccezionale. Perché, per esempio, non dare più spazio a Pollini? Se si facessero ascoltare Abbado, Muti, Pollini, sono sicuro che i giovani apprezzerebbero. Io ho visto dei giovanissimi emozionarsi fino alle lacrime per Verklärte Nacht, alle prove aperte durante un festival a Vicenza. Erano ragazzi delle elementari e medie. Io pensavo fosse un po’ difficile, invece erano estasiati".

A Londra ci sono i Prom, e in Italia?

"Non c’è niente di simile. I Prom sono di grande impatto, di grande emozione ma anche molto "alla mano", con tutte quelle persone sedute in terra proprio davanti al palco. Ho suonato molte volte lì: è un’esperienza meravigliosa".

Veniamo allo spettacolo di stasera. C’è qualche personaggio famoso che le viene in mente quando esegue il concerto di Beethoven?

"Oistrakh, sicuramente. La prima volta che ho ascoltato questo concerto dal vivo lo suonava David Oistrakh. Fu una folgorazione".

C’è mai un po’ di invidia quando si ascolta un altro violinista?

"No. Se ci fosse invidia sarebbe terribile. C’è molta ammirazione".

Lei è impegnato in molte cause: la lotta contro i tumori, da Fazio ha parlato del concerto per l’Africa... Eppure nella classica non accade come nel mondo del rock di vedere un gruppo di artisti che, insieme, collaborano a favore di una causa nobile. Come mai?

"La situazione è diversa. Noi, Pollini, Abbado, Nono e io, abbiamo combattuto delle battaglie importanti: andavamo a suonare nelle fabbriche. Ma non è facile, le idee sono diverse: c’è chi è molto individualista, c’è chi pensa soprattutto ai giovani. Quella è la battaglia più importante per me".

Esistono delle caratteristiche specificatamente femminili o maschili nell’eseguire musica classica?

"Ne parlavo di recente con Bruno Giuranna, un violista eccezionale che insegna come me all’Accademia Stauffer. Ci sono molte più donne adesso nei nostri corsi e le donne hanno più grinta dei maschi. Anche nelle orchestre, si vedono sempre più donne. Se lei pensa che solo vent’anni fa ci fu uno scandalo quando von Karajan volle una clarinettista in orchestra! Ora, a Berlino, il 30% sono donne. Negli USA, in molte orchestre si arriva anche al 50%: nell’orchestra di Los Angeles ci sono due uomini su 40 elementi. Trovo che le donne sono dei talenti straordinari".

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