Brachetti: un attore da poco, ma con tanto di cappello
Brachetti è attore e mago dilettante, bravo trasformista e straordinario teatrante di strada. E il suo spettacolo è molto leggero, se ne esce con il sorriso sulle labbra.
Arturo Brachetti deve gran parte della propria popolarità a qualche spettacolare comparsata alla televisione che ogni giorno perde di qualità ma che mantiene inalterato il proprio potere pubblicitario e propagandistico. Questo il motivo per cui la gente ha fatto la coda per accaparrarsi un biglietto per il suo spettacolo "L’uomo dai mille volti" e il Centro Santa Chiara ha dovuto aggiunte due ulteriori date al suo spettacolo.
![](/2007/18/anton1.jpg)
Spettacolo leggero, leggerissimo il suo, da cui si esce con un lieve sorriso sulle labbra. Eppure il buon Brachetti non sa recitare (in alcuni momenti è addirittura di un dilettantismo imbarazzante), non sa cantare, i numeri di magia sono elementari e il suo spettacolo non è supportato da buona sceneggiatura. La sindrome-Benigni cioè dell’attore con velleità d’autore continua dunque a fare vittime. Ma Brachetti è "un artista trasformista, l’unico al mondo che è capace di coniugare la magia del teatro con l’arte del trasformismo" . Cosi recita la pomposa guida alla stagione del Centro S.Chiara.
In realtà cosa è Brachetti? Un attore dilettante, un mago scarso, un bravo trasformista (supportato da una sfarzosa scenografia e da oscuri ma bravissimi tecnici dietro le quinte ) e un ottimo teatrante di strada.
La trama dello spettacolo è semplicemente un pretesto, una cornice per mostrare al pubblico tutta l’abilità dell’uomo dai mille volti: Arturo ormai adulto ritorna nella soffitta della propria infanzia e lì ritrova oggetti e ricordi e personaggi che hanno popolato la sua infanzia e adolescenza, compresa una fastidiosa borsetta-madre parlante. E partono le trasformazioni mirabolanti nel corso delle quali il nostro si trasforma in cow-boy, principessa, Barbie e, nella seconda parte dello spettacolo, in King Kong, Liza Minelli, Judy Garland, Humphrey Bogart, Federico Fellini, eccetera.
![](/2007/18/anton3.jpg)
Va detto che dopo un po’ il vortice del trasformismo, così fine a se stesso, annoia tutti (esclusi, naturalmente, i sempiternamente entusiastici giornalisti dei quotidiani L’Adige e Trentino). Brachetti invece si diverte un mondo, soprattutto quando il travestimento è al femminile (complimenti per le gran belle gambe da donna!).
Lo spettacolo raggiunge i momenti migliori quando il trasformista Arturo, manipolando un semplice pezzo di stoffa che dovrebbe essere un cappello, riesce ad assumere le sembianze di ben 25 personaggi: un cardinale, un pirata, un samurai, un laureato, Arlecchino Capitan Uncino, Carlo d’Inghilterra, ecc… O quando riesce a ricreare con straordinaria maestria il misterioso mondo delle ombre cinesi.
Insomma il bravo Brachetti è quello che usa e sa usare con grandissima abilità un banale cappello e le mani. Come ogni tanto si vede fare negli angoli delle piazze e per la strada.