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Associazioni dei consumatori: non è tutt’oro...

Alberto Filippi

Ie maggiori associazioni di consumatori sembrano non preoccuparsi dei cambiamenti in corso nella società, nell’economia, nell’ambiente.

L’attività della maggior parte di esse si limita ad una visione immediata, è rivolta al presente, perseguendo la soluzioni di problematiche del giorno, senza preoccuparsi delle conseguenze e senza soprattutto svolgere un’analisi complessiva circa la complessità delle singole situazioni.

Prendiamo l’ultimo esempio che ha occupato le pagine dei giornali: la maxi richiesta di risarcimento danni sponsorizzata dal Codacons in seguito alla pubblicazione on line dei redditi 2005.
Chiaramente questa associazione si preoccupa molto di più di procurarsi notorietà attraverso i proclami sui media, piuttosto di affrontare le problematiche vere che oggi sembrano sfiorare i consumatori, ma che domani probabilmente rischieranno di travolgerli. Tanto più che la maggior parte della gente e quindi dei consumatori ha approvato l’iniziativa. In fin dei conti, i giornali hanno sempre pubblicato i nomi dei paperoni pubblici e privati. La questione, a mio avviso, non meritava tanto clamore, soprattutto da parte delle associazioni di consumatori.
Ben altre dovrebbero essere le tematiche da prendere a cuore. Visto, per esempio, che la salute dei consumatori e la qualità della loro vita presente e futura non sono mai state tanto minacciate.

Personalmente non me ne importa nulla nemmeno della presunta necessità di nuovi centri commerciali, che invece vengono sollecitati da tante associazioni. Anzi, ritengo che alla fine questi megastore si riveleranno più dannosi che utili, se non altro in quanto si porteranno via una bella fetta del tempo libero dei consumatori, dando loro in cambio più inquinamento e molti prodotti di dubbia qualità che acquisteranno nella presunzione di convenienza per pentirsene poi nel breve periodo.

La convenienza non esisterà mai, perché nel momento in cui si crede di acquistare qualcosa a prezzo d’affare, si finisce per comprare qualcos’altro di inutile o che non sarà mai usato. Mi riferisco alla politica degli specchietti per le allodole in uso nella grande distribuzione.

Come sostenevo all’inizio, le associazioni dei consumatori guardano all’immediato prendendo certamente esempio dalla politica. Sono favorevoli ai centri commerciali nella speranza di prezzi più contenuti per i consumatori.

Sono favorevoli alle liberalizzazioni più selvagge sempre nella speranza di ottenere prezzi più bassi. In certi casi addirittura sostengono le privatizzazioni dei servizi pubblici nella speranza di tariffe inferiori.

Non fanno il minimo sforzo di guardare al di là del proprio naso. Vale a dire di pensare a quali saranno le conseguenze delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni indiscriminate, i cui immensi costi di certo peseranno sui consumatori, mentre i futuri benefici saranno tutti da verificare.

Non ci si rende conto che aumentare la dipendenza dei consumatori dal mercato, in maniera indiscriminata, fino al punto d’identificare il consumatore attraverso quello che consuma, è un pessimo servizio.

I pericoli non esistono solo nell’acquisto di prodotti finanziari, ma anche negli acquisti di merci e servizi, se si pensa che nemmeno il 4% dei prodotti subisce un controllo di qualità. In particolar modo nel settore alimentare la facilità dell’acquisto in base alla sola convenienza del prezzo può mettere in serio pericolo la salute dei consumatori.

E’ soprattutto l’emergenza ambientale che dovrebbe spingere le associazioni dei consumatori a modificare la loro linea di azione.

Non è affatto vero che la crescita dei giri d’affari crei ricchezza. La ricchezza finisce quasi interamente nelle tasche di quelli che non ne hanno bisogno, mentre i costi che si sostengono per far aumentare questa ricchezza vengono pagati dall’intera comunità. Le terme di Merano e altre fallimentari iniziative edilizie e di distruzione del territorio che si stanno portando avanti sono esempi lampanti della stupidità economica dei politici che ci rappresentano.

Le associazioni dei consumatori farebbero meglio ad interessarsi dei comitati d’affari sponsorizzati dagli aiutini e aiutoni di Provincia e comuni che stanno cementificando e distruggendo il nostro territorio, facendo sorgere il legittimo sospetto di conflitti d’interesse.

Far avanzare il brutto nel territorio per aumentare il turismo è un pessimo affare, giustificato solo se si pensa ad arraffare più che si può subito, fregandosene del futuro.

E’ su questi temi che dovrebbero esserci maggiori iniziative da parte delle associazione dei consumatori, in soccorso alle associazioni ambientali che già si adoperano in tal senso.

Quello che più mi preoccupa sono i contributi pubblici che le associazioni ricevono e che finiscono per pesare quando la tutela dei consumatori si scontra con gli interessi di settori produttivi che stanno particolarmente a cuore alle istituzioni locali, provincia e comuni, i principali finanziatori delle attività delle stesse associazioni consumatori.

Da parte nostra abbiamo deciso di rinunciare ad ogni sorta di contributo. Non chiediamo a nessuno di seguire il nostro esempio, ma di non farsi condizionare troppo, quello sì che lo chiediamo.

Alberto Filippi, Associazione Asterisco/Asterisk, Bolzano

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