Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Lettera al sindaco di Canal S. Bovo

Alessandra Lea Pinto, Gino Taufer

Siamo due cittadini che hanno a cuore le sorti del territorio del Comune di Canale e quindi le scriviamo. Le scriviamo in seguito alla riunione frazionale che avete tenuto a Caoria domenica 12 marzo, nel corso della quale avete presentato i vostri programmi di governo per il futuro. Purtroppo non abbiamo potuto partecipare alla riunione, altrimenti avremmo espresso la nostra opinione subito. Sarebbero due, a quanto pare, i grandi progetti per l’abitato di Caoria:

- costruzione di una nuova centrale idroelettrica con sfruttamento delle acque del torrente Valcia, nel tratto da Refavaie a loc. Volpi;

- completa dismissione della segheria demaniale di Caoria con riconversione dello stabile a lavanderia industriale.

Per comprendere a fondo la realtà odierna e le tematiche gestionali che ne derivano, bisogna necessariamente fare un passo indietro e rivolgere l’attenzione a ciò che per secoli ha costituito la ricchezza e la vocazione economica della nostra Valle: selve, acque, pascoli e miniere. L’interesse dei potenti si è da sempre concentrato su queste risorse che per gli abitanti locali sono state storicamente anche paura e fatica; paura delle acque (le bòe e le brentàne che porta via tùt), fatica nei boschi e nei prati. L’economia di sussistenza ha sfamato i nostri avi e ha permesso loro di vivere in questi luoghi difficili, permettendo a noi oggi agi e comodità. La loro era una battaglia quotidiana per sopravvivere, prendendo coi mezzi che era loro concessi, ciò che l’ambiente offriva ed offre in abbondanza (legname, pascoli ed acqua). E’ fondamentale riconoscere l’intima attitudine di un territorio, perché questa e questa solo, ne determina le vere potenzialità di sviluppo. In altri termini, se si presume di poter snaturare la fondamentale struttura di un sistema territoriale, si incorre in un errore fatale quanto grossolano, nell’inquadramento delle possibili direttive di fruizione. Dunque per assumere un adeguato comportamento organizzativo è necessario rilevare le risorse a cui attingere e di conseguenza formulare piani consoni al loro potenziamento. Ciò significa che, se com’è evidente, la Valle del Vanoi possiede un patrimonio ambientale ancora abbastanza intatto e se, come si è fatto negli scorsi anni, si decide di puntare su investimenti "leggeri" a scopo turistico (Ecomuseo, Cuore Verde del Trentino ecc), allora bisogna attenersi a queste scelte, per altro condivise dalla popolazione, e di conseguenza non affiancarvi iniziative industriali che di tale patrimonio ambientale costituiscono la naturale minaccia. E’ una questione di coerenza progettuale che, se viene a mancare, inficia qualsivoglia sforzo programmatico.

Tornando alla storicità delle risorse, lo sfruttamento delle stesse, seppur periodicamente intensivo, si è sempre misurato nei secoli con una sostanziale economia di sussistenza che permise ai nostri avi di vivere in questi luoghi aspri, ma al contempo di preservare il territorio in modo da tramandarne il patrimonio. Il rapporto dei nostri predecessori con l’ambiente era certo molto severo ma a differenza del nostro si direbbe soprattutto bidirezionale; si prelevava lo stretto necessario con il risultato di stabilire con il contesto ambientale un equilibrio dinamico e biunivoco, fatto di rispetto e integrazione in modo da non ledere la complessa rete di ecosistemi che ne costituiscono l’essenza. Purtroppo ora non è più così. E non si tratta di fare dietrologia, né di assumere un atteggiamento nostalgico del passato. Si tratta di impegnarsi nuovamente, così come si è fatto per secoli, nel tutelare il nostro territorio, che non solo è il bene dell’intera comunità, ma nel contempo è il patrimonio su cui investire in modo che possa garantirci eque condizioni di vita compatibili con la necessità di dover lasciare ai nostri figli un mondo vivibile. Il nostro presente è frutto del passato altrui, così come il futuro di chi verrà è determinato oggi dalle nostre azioni. Se continueremo a ritenerci tanto al di sopra delle parti da poter promuovere con arroganza la distruzione delle risorse a nostra disposizione, non solo non miglioreremo le nostre attuali condizioni di vita, ma non ne garantiremo al prossimo e al futuro. Tutti noi sappiamo che le risorse non sono infinite e che questo eccessivo prelievo da parte dell’uomo sta rovinando equilibri stabiliti dagli ecosistemi nel corso di milioni di anni.

E’ purtroppo facile osservare quante dinamiche ambientali sono state alterate nel corso di poche decine di anni, da quando poche vacche nella stalla e molte conoscenze pratiche di sopravvivenza rappresentavano il vero capitale, ad oggi che il capitale è rappresentato dalla macchinona mossa da un propulsore di potenza pari a 3-400 uomini e che però porta a spasso una sola persona. Quindi, cari amministratori, tornando alla questione della centrale idroelettrica, credete veramente che i cittadini di Caoria abbiano bisogno di una moderna centrale che produca corrente e idrogeno, sacrificando un ultimo pezzetto di capitale ambientale che veramente conta? O il fatto di non avere coscienza dell’importanza di un corso d’acqua libero, naturale, che ha trovato un suo equilibrio dinamico nel corso dei millenni, giustifica un ulteriore sfruttamento sbandierato sotto l’egida di "ecologico e pulito"? Certo è meno impattante che una centrale a carbone, ma non basta. Questo torrente vale infinitamentedi più così com’è, non intubato, non costretto, non prosciugato per il poco nobile scopo di portare denaro nelle tasche solo di alcuni e neppure bisognosi.

Lo sapete che i 15 più grandi fiumi del mondo non conferiscono più la loro acqua al mare perché vengono completamente prosciugati prima da bacini e derivazioni? Lo sapete che l’acqua diventerà in assoluto il bene più prezioso (molto più del petrolio che volge la sua curva di disponibilità già verso il basso) e che la vita non è possibile senza l’acqua? E sapete che non abbiamo il diritto di sprecarla solo perché ne abbiamo tanta? Lo sapete che in questi giorni San Martino di Castrozza viene rifornita con le autocisterne dei pompieri perché sembra abbia le vasche degli acquedotti vuote (ma nessuno ne parla)? Avete mai sentito dire che "el temp no l’e pì quel de na vòlta" e che i dati scientifici, purtroppo lo confermano terribilmente?

E ora veniamo alla questione della segheria. Alla fine dell’Ottocento in Valle si facevano discussioni accalorate sulla possibilità di costruire nuove segherie, perché le varie frazioni facevano a gara per ottenerne una. Allora come adesso il legname rappresentava una risorsa importantissima e il segato dava (e darebbe), valore aggiunto al prodotto. Questo a dimostrare che trasformare la segheria demaniale chiusa da tempo in una lavanderia industriale è ancora una volta un errore "storico". Purtroppo nessuno paga di tasca propria gli errori "storici" fatti sui beni collettivi. Certo, la segheria era sovradimensionata e quindi non produttiva da un punto di vista di bilancio costi/benefici. Ma produceva. La soluzione per la sua inefficienza è stata chiuderla: altro errore. Forse con maggiore convinzione sarebbe stato possibile ridimensionarla e farle produrre un volume di segato commisurato alla produzione di legname locale. Perché, come ormai viene universalmente riconosciuto, il futuro degli sviluppi locali sta nei microprogetti. Ora si vuole dismetterla per farne una lavanderia industriale; ma per lavare le mutande dei caurioti ci vuole uno stabilimento? Ed è razionale e conveniente situare uno stabilimento in un posto tanto isolato? Siete coscienti di quanti inquinanti produce una lavanderia industriale e di quanta acqua spreca? La segheria invece, anche se chiusa, esiste ancora come struttura, e potrebbe esere riaperta, senza buttare via l’ingente investimento fatto in passato coi soldi dei contribuenti. Una volta riadattata si potrebbe riutilizzare, con un investimento sicuramente minore rispetto a quello necessario per farne una nuova. Riusciamo a renderci conto che prima o poi non sarà più conveniente comprare il legname segato dalla Russia, perché l’energia necessaria per portarlo fino a qui costerà troppo? Siamo consci del fatto che questo momento non è più molto lontano? E allora il legname prodotto e trattato nel Vanoi tornerà ad avere il valore che merita e che virtualmente non ha mai perso. Cambierà il mercato e darà ragione a chi è pronto. Il patrimonio e i mezzi ci sono, si tratta di usarli nel modo corretto.

Non si tratta di professare un immobilismo imprenditoriale, ma al contrario di dare ulteriore incentivazione a misure strategiche di sviluppo congrue alla struttura territoriale. Molte nazioni europee che pure hanno una forte tradizione industriale, stanno spostando i propri investimenti verso la cura del patrimonio ambientale per potersi permettere di accedere a quella che è stata definita l’alternativa del terzo settore, ovvero il turismo e le attività di ricezione in genere. Noi che viviamo in Italia in una zona che da questo punto di vista si dimostra naturalmente ricca, vorremmo stravolgerne la natura incuneandoci in un progetto industriale di dubbio valore. Questo non significa rispondere alle esigenze di chi vive sul territorio; muovendosi in questa direzione si rischia di sperperare i capitali dei contribuenti tanto in denaro quanto in risorse. E di questo davvero non abbiamo bisogno. Siamo travolti dal superfluo, dall’inutile, dal dannoso. I nostri antenati ci hanno insegnato ad affrontare l’inverno con la legnaia e la dispensa piena e a risparmiare; loro sì avevano capito che i beni (acqua, bosco, prati) sono limitati e noi con la nostra arroganza siamo stati capaci soltanto di predare e riempirci le tasche, molto più di quanto ci era necessario. E’ tempo di cambiare signori. E’ tempo che ascoltiate la voce delle vostre coscienze e pensiate al futuro dei vostri figli.

Articoli attinenti

In altri numeri:
Una valle imbalsamata

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.